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Le meraviglie del PNRR
Il nuovo patto di stabilità e crescita varato nello scorso febbraio da Consiglio e Parlamento UE, stabilisce che le soglie di riferimento non cambiano, ovvero rimangono i limiti del 3% per il rapporto deficit/Prodotto Interno Lordo e del 60% per il rapporto debito/PIL, in quanto considerati dei "pilastri intoccabili" nei trattati sul funzionamento dell'UE, premiando la rigidezza sul tema della Germania. Comunque, ai fini del consolidamento di bilancio, gli Stati con un rapporto debito/PIL tra il 60% e il 90% debbono ridurre quest'ultimo dello 0,5% l'anno, mentre chi ha un rapporto deficit/Pil superiore al 90% deve tagliarlo dell'1% l'anno (come nel caso di Italia, Belgio, Francia, Grecia, Portogallo e Spagna). Da notare che nel 2023 il rapporto debito/PIL italiano si è attestato al 137,3%, pertanto, questo significherebbe utopisticamente un rientro nel margine del 60% in un arco temporale di ben 107 anni! La deroga di più tempo per ridurre il debito è comunque condizionata a un piano di riforme e investimenti atti a migliorare il potenziale di crescita e la capacità di resistenza nei campi della transizione verde e digitale, della sicurezza energetica, del rafforzamento della competitività e persino dello sviluppo di capacità di difesa. Inoltre l'Italia, come gli altri, deve ridurre anche il deficit, in base alla clausola di salvaguardia sui margini di spesa preventivi, pertanto, anche chi non sfori il tetto del 3% annuo deficit/PIL lo deve comunque ridurre, lasciando un margine dell'1,5%, da utilizzare in caso di eventuali improvvise emergenze.
Vanno considerati ora gli effetti sul deficit del "Recovery and Resilience Facility" (RRF), principale dispositivo europeo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede 68,9 miliardi di euro di contributi a fondo perduto e 122,6 miliardi di prestiti a tasso cosiddetto "agevolato", per un totale di 191,5 miliardi di euro. Ma, secondo il DFP n. 4 del settembre 2022, l'aumento del deficit va calcolato al netto delle spese già previste prima del Piano, ovvero 51,4 miliardi per progetti in essere e 15,6 miliardi per progetti inclusi nel Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), per un totale di 67 miliardi di euro, e delle entrate costituite dalle sovvenzioni a fondo perduto, pertanto, ne consegue un peggioramento dell'indebitamento netto di: 191,5-67-68,9=55,6 GEuro.
Vanno stimate, però, anche le spese per interessi e oneri finanziari sui prestiti, nonché i costi di gestione amministrativi e finanziari, applicati dalla Commissione UE. Su quest'ultimo argomento non c'è molta chiarezza in quanto, sebbene i prestiti andranno restiuiti in circa vent'anni, ad esempio per la 1ª rata di aprile 2022 da maggio 2033 entro maggio 2052, i relativi interessi vanno pagati, a partire dal 2023, entro il 13 aprile di ogni anno, per la prima rata, ed entro il 13 dicembre di ogni anno, per la seconda, con condizioni e tasso variabile che, a novembre 2022, era del 2,82% quando il tasso BCE era del 2%; a settembre 2023 il tasso BCE si è attestato al 4,5%, pertanto gli interessi sui debiti stabiliti dalla Commissione UE possono essere attualmente stimati in non meno del 5,3%, oltre ovviamente alle commissioni. La spesa su un prestito complessivo di 26,3 miliardi di euro nel solo anno 2023 ammonta, compresi i costi di gestione amministrativi e finanziari, a circa 1,5 miliardi, senza contare che finora sono stati erogati all'Italia 60,9 miliardi di prestiti per costi totali annui di circa 3,4 miliardi di euro.
Considerando un PIL nominale nel 2023 di 2.085 miliardi e che nello stesso periodo il rapporto deficit-Pil si è attestato al 7,2%, il deficit italiano nel 2023 è risultato di circa 150 miliardi, lievitato anche grazie alla follia irresponsabile del superbonus, mentre l'effetto del PNRR sul deficit annuo è stimabile per ora in circa 1 miliardo di soli costi per interessi e commissioni sui prestiti, oltre al crescente indebitamento dovuto ai medesimi, pesi suscettibili, è ovvio, di aumentare progressivamente nel tempo con i prestiti futuri come sopra detto; da notare che il Consiglio UE si appresta ad aprire una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia, situazione destinata certamente a peggiorare per effetto del PNRR, oltretutto già viatico di immancabili truffe per opere e servizi mai eseguiti o forniti.
Va sottolineato anche che i contributi a fondo perduto provengono dal bilancio UE alimentato dai Paesi membri tramite Risorse Proprie Tradizionali (RPT), quelle basate sull'IVA, nonché quelle basate sul Reddito Nazionale Lordo (RNL) di ciascuno Stato, ovverro non sono gratuiti. In definitiva i tanti lacci e vincoli posti dalla UE germanocentrica ai suoi menbri fanno pensare a un preciso disegno di progressiva dismissione delle sovranità nazionali (quella monetaria non c'è più da tempo per la maggioranza dei paesi), tramite un sempre maggiore indebitamento, quindi all'entrata in un circolo vizioso dal quale risulta quasi impossibile uscirne. Nei confronti del Bel Paese, in particolare, c'è invidia per l'enome patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale che, oltre alle sue fiorenti attività produttive, risulta appetibile a molti in Europa e nel Mondo, salvo poi isolare e lasciare sola l'Italia nell'emergenza immigrazione o per quella da Covid-19. Ma UE, USA e suoi alleati sembrano non voler tener conto del vento che sta cambiando in più parti del globo.
Roma, 8 aprile 2024 (Roberto Bevilacqua)

Ciao Mario
Lo scorso 29 Ottobre 2023 alle ore 11,30 il combattente della RSI, nel raggruppamento Cacciatori degli Appennini, granatiere Mario Coen Belinfanti è andato oltre per riabbracciare i suoi parenti e camerati. Fino all'ultimo ha dato coerentemente testimonianza, fiero delle sue scelte, di non aver mai tradito e di aver amato l'Italia, nonostante le complicate vicissitudini personali nel corso della sua giovinezza. Da sempre nel MSI, dopo la sciagurata abjura di Fiuggi nel 1995, fu tra i fondatori del Movimento Sociale Fiamma tricolore. Ci lascia un una persona gentile, sempre disponibile, un vero galantuomo oltreché un sincero amico. I funerali si terranno domani 31-10-2023 a Roma, alle ore 15,00 nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina in Via di Porta Latina 17.
Roma, 30 ottobre 2023 (Roberto Bevilacqua)

Le derive dell'Occidente
Da oltre un anno, in seguito all'invasione del Donbass e delle regioni limitrofe, si sente ripetere la solita litania, targata USA e suoi alleati "occidentali", della deliberata e brutale aggressione all'Ucraina da parte della Federazione Russa. A parte il fatto che si dimentica volutamente di ricordare cosa sia successo in quelle regioni ma anche a Odessa a partire dal 2014, con discriminazioni e attacchi ucraini ai danni dei filorussi ivi residenti, occorre considerre la posizione in merito di altre nazioni oltre alla Russia, quali Cina, India, Pakistan, Iran, Siria, Eritrea, e altri paesi arabi, chc rappresentano, insieme, oltre la metà dell'intera popolazione mondiale; ovvero, quella che si vuole far apparire come una quasi unanime opinione a livello globale, è in realtà una posizione di minoranza, anche se rappresentata da nazioni economicamente e militarmente consistenti.
Altra posizione discutibile da parte dell'Occidente, come sopra definito, è quella sull'ideologia "gender" e correlati presunti diritti umani, nonché la sua diffusione nelle scuole, dimenticando i diritti dei minori e all'educazione dei propri figli da parte di ciascuna famiglia. Contenuti sull'identità di genere sono anche diffusi dalle principali reti televisive, non tenendo conto delle fascie cosiddette "protette". A tal proposito, la Commissione Europea ha persino intrapreso un'azione legale nei confronti dell'Ungheria per "violazione dei diritti umani", poiché lo Stato magiaro ha approvato la legge voluta da Orban nel 2021 che censura la rappresentazione dell'omosessualità o del cambio di sesso nei libri scolastici, nei film e nei programmi televisivi per i minori di 18 anni. Questa procedura ha visto l'adesione di Francia, Germania Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Malta, Austria, Finlandia, Svezia, Slovenia e Grecia, mentre non sono in tale elenco i Paesi di Visegrad, ovvero la stessa Ungheria, la Polonia, la Cechia e la Slovacchia, insieme all?Italia, subito tacciati di omofobia dalla sinistra nostrana, solo per essersi schierati a favore dell'unione tra un'uomo e una donna, della famiglia tradizionale e dei bambini, scopo e frutto della medesima.
Tutto ciò mentre l'invasione di centinaia di migliaia di immigrati disperati, provenenti dall'Africa e dall'Asia, cui l'Italia deve far fronte da sola, sostanzialmente inascoltata del resto della UE, sta assumendo consistenza e numeri da vera e propria, altrove pianificata, sostituzione etnica e religiosa. Si è arrivati anche al punto che che la maestra Marisa Francescangeli di Oristano è stata sospesa, peraltro molto tardivamente, dall'insegnamento per venti giorni, poiché rea di aver fatto recitare preghiere in classe e realizzare ai bambini un rosario, in occasione dell'imminente Natale, come se il Cristianesimo non fosse più la religione maggiormente diffusa in Italia e in tutta Europa.
Queata Unione Europea ha sostanzialmente abdicato alle tradizioni, cultura e civiltà del vecchio continente, nonché pure alle prassi di accoglienza e rispetto degli usi e costumi altrui, cancellando tre millenni di storia, considerata anche l'adesione all'azione legale di cui sopra dell'Austria, ultimo baluardo del Sacro Romano Impero, ma ora per lo più vassallo germanico.
Ma USA e UE debbono ancora fare i conti con un vento che sta cambiando, i cui segnali si avvertono in diverse parti del globo, oltre che nella stessa Europa, come ad esempio la rinuncia all'uso del dollaro USD come moneta di scambio commerciale da parte di paesi come Cina, Arabia Saudita, Brasile e altri, sostituita nelle transazioni dalle valute nazionali: non tutti sono "allineati".
Roma, 15 aprile 2023 (Roberto Bevilacqua)

COP 27: parole al vento
La riunione COP 27, ovverto 27ª Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in corso a Sharm el Sheikh in Egitto, che vede la partecipazione dei rappresentanti di circa 200 nazioni del mondo, si sta rivelando, com'era nelle aspettative delle persone di buon senso, a parte la preziosa vetrina per la il paese nord-africano che certamente non brilla in quanto a diritti umani, il solito nulla di fatto come concretezza, in perfetta continuità alle "azioni concrete" dell'Accordo di Parigi del 2015. Le tante enunciazioni di principio, frasi fatte e scontate, insomma aria fritta, mettono in evidenza come il virus di un certo "gretinismo" abbia contagiato le menti di chi dovrebbe decidere le sorti della Terra.
Va notata, inoltre, la scarsa considerazione, quale responsabile dei cambiamenti climatici, comportamenti umani a parte, dell'attività ciclica del Sole, con periodi lunghi in media 11 anni, misurata in base al numero di macchie solari che compaiono in maniera più o meno intensa sulla sua superficie ed evidenziata dalla comunità scientifica internazionale. Certo, la responsabilità del riscaldamento globale è anche di natura antropica, ma solo in piccola parte, circa il 5%; semmai certi comportamenti e cattive abitudini andrebbero evitati e corretti allo scopo di non avvelenare ulteriormente il pianeta, riducendo l'inquinamento atmosferico, idrico e del terreno.
Allora si cominci, ad esempio, con il bandire l'uso di contenitori e imballaggi in materiali polimerici o altri non facilmente riciclabili, sostituendoli con quelli in carta o con vuoti a rendere, perché la sola raccolta differenziata non basta ma occorre, piuttosto, risolvere il problema alle sue radici, con lo spegnere le tante inutili luminarie serali e notturne presenti nelle nostre città su edifici pubblici o privati, introducendo, al contempo, pesanti sanzioni per chi non si adegui, ma anche con la riduzione degli spostamenti superflui, comportanti ingenti costi economici ed energetici, come in occasione dei tanti convegni sotto l'egida dell'ONU o della FAO, concludentesi spesso con niente di concreto.
Con una popolazione mondiale che si avvicina celermente al traguardo degli 8 miliardi di esseri umani nei prossimi mesi, la questione del risparmio e razionalizzazione dello sfruttamento delle fonti energetiche, le quali infinite non sono, accanto a quella di un'equilibrata diversificazione delle medesime, note da almeno mezzo secolo e che il conflitto russo-ucraino ha ora semplicemente amplificato, nonché la necessità dello smaltimento di rifiuti sempre più numerosi, complessi e inquinanti, sono ormai di allarmante urgenza e necessitano di concreti immediati provvedimenti, anziché di inutili parole al vento.
Roma, 8 novembre 2022 (Roberto Bevilacqua)

Storia indelebile e prospettive future
Il caso ha voluto che, pochi giorni dopo l'insediamento del nuovo Governo di centro-destra, cada il prossimo 28 ottobre il centenario dell'inizio della Rivoluzione Fascista, passato alle cronache come "Marcia su Roma". Comunque e da qualsiasi angolazione si voglia ricordare tale data, l'evento in questione appartiene indelebilmente alla Storia d'Italia e del Mondo intero. Forse di nessun altro uomo politico come di Benito Mussolini si è scritto, e si continua a scrivere, tanto, anche se spesso con toni e giudizi negativi, magari in maniera malignamente distorta e denigratoria: tale circostanza vorrà pur dire qualcosa, probabilmente non solo per gli errori, ma piuttosto per le tante invidiate riforme in campo sociale ed economico, nonché per le tante opere pubbliche portate a compimento in un solo ventennio.
Va subito chiarito che il nuovo esecutivo italico targato Meloni nulla ha a che fare con l'esperienza governativa di cento anni fa, anche se va riscontrata concretezza e velocità inedita nella formazione della compagine di Palazzo Chigi, nonché, almeno negli intenti, un pò di orgoglio nazionale. Infatti, non a caso, ad esempio, il Ministero "dello Sviluppo Economico" è diventato "delle Imprese e del Made in Italy" (immancabile, purtroppo, l'inglesismo che poteva enunciarsi "dei Prodotti Italiani"), mentre a quello dell'Agricoltura è stato aggiunto il suffisso "della Sovranità Alimentare", e inoltre è stato istituito il nuovo Ministro della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità.
Sia ben inteso che, dopo oltre due anni e mezzo di pandemia da Covid-19, chiusure, restrizioni, sperpero di denaro pubblico e un pressoché inutile lasciapassare verde, con la subentrante crisi energetica aggravata dal conflitto Russo-Ucraino, non sarà un compito per niente facile risollevare l'economia nazionale e far quadrare i conti con l'incombente Legge di Bilancio. Oltre all'oculatezza e all'esperienza dei Ministri "tecnici", all'inevitabile sensibilità politica, occorrerà chiarire molti punti dei rapporti esistenti fra l'Italia, la Nato e la UE, a partire dal PNRR, che rischia di far ingigantire il debito pubblico fino al punto di non ritorno verso la definitiva abdicazione della Sovranità Nazionale, e dalla sciagurata incostituzionale fornitura di armi all'Ucraina. Va infatti sottolineato che, in base all'articolo 11 della Costituzione Italiana "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Pertanto, l'Italia non consente, per dettato costituzionale, la partecipazione di soggetti, diversi dalle proprie forze armate, in conflitti armati nel territorio di un altro Stato, (Convenzione delle Nazioni Unite del 1989, ratificata con legge 12 maggio 1995, n. 210): il nuovo Capo del Governo dovrà tenerne conto per non fornire armamenti a una delle parti belligeranti e non tollerare più il reclutamento di mercenari e volontari presso i Consolati in Italia.
Sulla questione energetica, inoltre, sarà necessario, per assicurare un'equilibrata diversificazione delle fonti, accanto a quelle rinnovabili fotovoltaiche ed eoliche, considerare il ricorso alla fissione nucleare di ultima generazione, nonché la partecipazione ai progetti europei di fusione nucleare, vera alternativa futura, programmando la realizzazione dei relativi impianti di produzione anche nel Bel Paese, oltre a varare in termini immediati provvedimenti atti a porre rimedio al caro bollette. Tutto ciò senza perdere di vista gli obiettivi di sostenibilità e compatibilità ambientale, oltre a mettere urgentemente in cantiere gli indispensabili interventi di risanamento per mitigare il dissesto idrogeologico che provoca vittime e ingenti danni al verificarsi dei sempre più frequenti eventi atmosferici estremi. Infine non vanno dimenticati i ritardi e la situazione disastrosa in cui versano le infrastrutture dei trasporti, dai ponti alle strade e autostrade, dalle ferrovie ai porti, soprattutto nel sud Italia.
Queste sono solo alcune delle urgenze di cui la neo-Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe occuparsi, anziché affrettarsi a riverire e appoggiare Zelenski, quale mero strumento degli USA per scavare il fossato dell'odio fra l'UE e la Russia al fine di mantenere il proprio domino sul nano politico europeo, ferma restando l'intollerabilità dei bombardamenti sui centri abitati (di cui però gli stessi USA sono stati maestri in tutto il mondo), o continuare ad abiurare reiteratamente il vituperato "Regime Fascista", nel quale, volente o nolente, affondava le radici quel Movimento Sociale Italiano da cui lei stessa proviene. La Storia potrà anche essere scritta e distorta dai vincitori ma non può essere cancellata.
Roma, 25 ottobre 2022 (Roberto Bevilacqua)

Il Drago alla guerra
Dopo oltre due anni di pandemia da Covid-19, alchimie con chiusure, restrizioni, sperpero di denaro pubblico e un pressoché inutile lasciapassare verde (o green pass), dopo il teatrino della ri-elezione del Capo dello Stato, ecco un'altra occasione per lavare il cervello, condizionare e dividere gli italiani con le assurde posizioni assunte dai nostri governanti sul conflitto Russo-Ucraino.
In primo luogo, non esiste una guerra senza massacri e vittime civili come non esiste un debito "buono": le guerre sono tutte brutte e terribili per chi ci si trova coinvolto e il torto, come la ragione, non stanno mai da una parte sola. Oltretutto, in base all'articolo 11 della Costituzione Italiana "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". In base a tale dettato, inoltre, l'Italia non consente la partecipazione di soggetti, diversi dalle proprie forze armate, a conflitti armati nel territorio di un altro Stato, (Convenzione delle Nazioni Unite del 1989, ratificata con legge 12 maggio 1995, n. 210): come si concilia questo con la volontà sbandierata pubblicamente dal Capo del Governo di fornire armi a una delle parti belligeranti o di tollerare il reclutamento di mercenari e volontari presso i Consolati Ucraini in Italia?
Al di là dei necessari accertamenti sulle responsabilità di tanti orribili episodi, che in verità si susseguono da una parte e dall?altra da ben otto anni, gettare benzina sul fuoco della guerra non serve a risolverla ma semplicemente a prolungare il conflitto, in cui ci sono pochi o per niente prigionieri, e il già lunghissimo elenco di vittime e profughi, a creare ferite non rimarginabili e a scavare sempre più in profondità il fossato dell'odio.
In secondo luogo, rinunciare al commercio, ma soprattutto al gas russo come forma punitiva verso Mosca, nuocerebbe poco o niente a questa ma tantissimo ai paesi europei come il nostro che hanno una marcata dipendenza energetica da tale fonte. Non si tratterebbe solo di spegnere i condizionatori d'estate, di rinunciare all'acqua calda e al riscaldamento invernale ma, piuttosto, di costringere alla chiusura e al fallimento migliaia di attività produttive, già provate dalle restrizioni pandemiche, con gravissime ricadute occupazionali e sull'indotto.
Tutto ciò per aderire ai desiderata dello Zio Sam e del Grande Fratello d'oltre oceano che problemi energetici e di profughi alle porte di casa non ne hanno, ma premono sul comico-marionetta di Kiev (che gli stessi ucraini non ringrazieranno) per consolidare la propria egemonia geopolitica e anche per vendere a prezzi triplicati il proprio gas liquefatto ai paesi dell'UE, che dimostra ancora una volta di essere un nano politico, senza una comune politica estera.
Roma, 15 aprile 2022 (Roberto Bevilacqua)

Ecologia, clima ed energie alternative
L'esponenziale sviluppo delle conoscenze scientifiche e delle applicazioni tecnologiche, nonché l'aumento demografico incontrollato in molti paesi del terzo mondo, pongono pesanti interrogativi sul futuro del mondo intero: quello dell'amplificazione delle esigenze energetiche e quello dei rifiuti (solidi, liquidi e gassosi), indissolubilmente vincolati fra loro. Siccità, carenze idriche, crisi energetica, rifiuti: ogni anno è sempre peggio e i rimedi, meglio dire palliativi, sono sempre insufficienti. In realtà ciò è solo la punta dell'"iceberg" di un contesto ben più grave: si può innanzitutto osservare che negli ultimi 60 anni la civiltà del libero mercato e dei consumi, capitalizzando al massimo le importanti scoperte scientifiche e le conseguenti innovazioni tecnologiche, ha volatilizzato risorse energetiche e prodotto rifiuti in quantità forse superiori a quanto l'uomo aveva fatto fin dalla sua comparsa su questa terra. Dall'inizio del secolo scorso le scoperte e le conseguenti innovazioni, quali ad esempio l'impiego sempre più diffuso dell'elettricità come forma flessibile e trasportabile di energia o delle onde hertziane, dalle prime radio a galena, fino al radar e alla televisione, sono state tantissime, ma fra queste l'aereo, il computer, le reti telematiche, e i telefoni cellulari, sempre più potenti e simili a computer portali, sono state di portata a dir poco devastante: basti pensare a quante attività criminose si servono di tali mezzi con indubbi profitti. Questa società industriale è insomma un mostro che, per tanti aspetti, si ritorce su se stesso.
Responsabili di tali consumi e accumulo di scorie sono poi circa un miliardo e mezzo di persone, quindi meno di un quarto dell?intera popolazione mondiale stimata intorno ai 7 miliardi. Cosa accadrebbe (o, meglio, accadrà) se i restanti tre quarti di abitanti del pianeta, viventi in condizioni tribali o al più organizzati in villaggi, dovessero accorgersi (o, meglio, quando si accorgeranno), facilitati dagli enormi progressi nelle comunicazioni, delle opportunità, delle comodità offerte dalla vita "moderna" e poi pretenderle anche loro? Ne sono già un esempio i flussi migratori degli ultimi vent'anni dall'Africa e dal Sud-Est asiatico verso l'Europa, e l'Occidente in generale, che già stanno raggiungendo una consistenza massiccia e inimmaginabile.
Quanto ai cambiamenti climatici (si pensi che già 40 anni fa un'area fortemente urbanizzata come quella di Manhattan produceva 7 volte più calore di quello ricevuto per irraggiamento solare), il recente convegno COP26 di Glasgow si è concluso con i brodini caldi della limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale e della progressiva riduzione dell'impiego del carbone per la produzione energetica, al di là delle sterili proteste circa i "blà-blà-blà" da parte di personaggi costruiti artificiosamente che nulla hanno da proporre in concreto. Da quando si è cominciato ad affrontate il problema delle ingenti quantità di gas serra emessi nell'atmosfera, primo fra tutti il CO2, delle piogge acide e di come e dove smaltire le scorie nocive, tossiche, radioattive prodotte da questa civiltà industrializzata, in varie conferenze intergovernative, come quella ove è stato redatto il famoso "Protocollo di Kyoto" o quella di Parigi, si è concluso poco o nulla, se non il baratto tra la compensazione con la produzione di energia verde o l'acquisto di certificati per le emissioni di CO2.
Eppure già nel lontano 2003, in una conferenza svoltasi a Civitavecchia sulla riconversione a carbone delle locali centrali termoelettriche di Torre Valdaliga, previste dal PEN e magnificate dall?allora Presidente Ciampi in occasione del blackout del 28 settembre dello stesso anno, come MSFT rimarcammo la follia di un tale passo indietro, nonostante i filtri per il particolato, i denitrificatori e i desolforatori, considerando anche i problemi di approvvigionamento, trasporto, frammentazione e preparazione di tale combustibile. Bensì il ricorso alle tecnologie dell'idrogeno e della fusione dell'atomo, pressoché esente dal problema delle scorie radioattive a differenza della fissione e per la quale sono in atto diversi progetti, come quello internazionale ITER cui partecipa anche l'Italia, può rappresentare, a fianco dell'idrico, delle maree e delle altre aleatorie energie rinnovabili, quali sole e vento, la soluzione in un futuro non tanto remoto.
A breve scadenza i rimedi a tutto ciò, sono rappresentati sicuramente da una drastica e non estemporanea riduzione dei consumi e degli sprechi, non solo di energia e di acqua, a dispetto degli stereotipi liberal-capitalistici ed edonistici, che potrebbero essere la ricetta più immediata ed efficiente, ma da sola non basterebbe, oltretutto andandosi a scontrare con enormi interessi economici e produttivi, propri dell'attuale modello di sviluppo dell'odierna civiltà dominata dal mercato globale.
Peraltro, la dipendenza energetica dall'estero del Bel Paese evidenzia le responsabilità dell'intera classe politica e dirigente italiana nel non saper cogliere l'opportunità e la necessità di una forte diversificazione delle fonti di energia, privilegiando e incentivando la ricerca, l'innovazione tecnologica in tal senso, nonché le iniziative imprenditoriali tese a una diffusa capillarizzazione di piccoli impianti di auto-produzione basati su energie rinnovabili o da recupero, sfruttando i fondi strutturati messi a disposizioni dalla UE a fronte di progetti concreti e che, sfruttati o no, paghiamo comunque di tasca nostra.
Roma, 14 novembre 2021 (Roberto Bevilacqua)

Come controllare le masse
Dopo le proteste per le ripetute chiusure e restrizioni, svoltesi fra l'estate e l'autunno dello scorso anno, ora le scene si ripetono avendo come obiettivo la contestazione del lasciapassare verde per Covid-19 (o green pass). Certamente la diffusione pandemica a livello mondiale è stata, ed è tutt'ora, un'ottima occasione per saggiare sistemi di controllo e limitazione delle libertà personali.
Ancor prima dell'aumento esponenziale dei contagi da Coronavirus, a tener banco su giornali e televisioni erano stati i cambiamenti climatici e annesse manifestazioni giovanili, quasi a voler distogliere l'attenzione del grande pubblico da altri problemi, quali l'invasione migratoria dell'Europa, la disoccupazione dilagante, il lavoro interinale (o "in affitto"), la dismissione delle attività produttive, il sistematico saccheggio straniero delle ricchezze del Bel Paese (complici le alte sfere di potere italiche), il dissesto del territorio e delle infrastrutture, nonché tutte le altre conseguenze dell'evoluzione tecnologica e comunicativa negli ultimi trent'anni.
Ma il tema del clima non poteva non esser condiviso a tutto campo, se non per qualche fastidio arrecato alle mire globaliste economiche delle grandi multinazionali, controllate a loro volta dai filantropi della finanza apolide e internazionale. Ecco allora l'occasione per distrarre l'opinione pubblica dai reali impellenti temi, un qualcosa che creasse dibattito e contrapposizione fino allo scontro, ovvero il divide et impera di millenaria memoria, fra favorevoli e contrari al vaccino anti-Covid-19 piuttosto che al lasciapassare verde. Un tema enfatizzato a dismisura dal quotidiano bombardamento mediatico, che crea comunque divisioni, indipendentemente dal parere di ogni individuo, era quello che occorreva per gestire furbescamente il potere, con una dittatura strisciante che impone subdolamente ciò che non può imporre per dettato costituzionale: gli spioni dei balconi al tempo delle chiusure, ora i vaccinati contro i no-vax.
Peraltro è stato, e lo è ancora adesso, facile e popolare parlare di "manovre poderose", sussidi economici dell'UE (dicasi prestiti camuffati da Recovery Fund o Next generation EU), riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, ma nessuno dice cosa accadrà fra qualche anno quando questa montagna di soldi andrà restituita con gli interessi, sotto la scure del ripristino del patto di stabilità interno europeo e dell'intervento della famigerata trojka UE-BCE-FMI. Già la ventilata ipotesi di revisionare gli estimi catastali (ovviamente al rialzo), come chiede Bruxelles, è un primo segnale foriero di un ulteriore salasso per le tasche degli Italiani.
Tornano ora alla ribalta delle ipocrite attenzioni politiche i cambiamenti climatici, tanto per esercitare quel buonismo di mestiere proprio dei potenti e confondere ulteriormente le idee.
Roma, 30 settembre 2021 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - S. Messa per S.E. Benito Mussolini
Il 28 sprile 2021 alle 17,30, verrà officiata una S.Messa per il Duce, S.E. Benito Mussolini, nella Basilica dei Sette Santi Fondatori in piazza Salerno a Roma.
Roma, 27 aprile 2021 (Roberto Bevilacqua)

Buon San Marco Evangelista!
Il 25 aprile del 1927, grazie alle politiche economico-finaziarie del Fascismo, venne raggiunta l'agognata "quota 90" (cambio lira/sterlina), il 25/4/36 Mussolini fonda Aprilia, il 25/4/38 Mussolini fonda Pomezia. Ieri come oggi: sovranità monetaria, economica e politica = dignità e prosperità di un Popolo.
Roma, 25 aprile 2021 (Roberto Bevilacqua)

Turchia e dintorni
In merito alle polemiche seguite all''infruttifero (e dannoso) incontro di Ankara, in cui la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen è stata umiliata e costretta a sedere in disparte per opera del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, occorre considerare cosa rappresenti quest'ultimo. Da oltre quaranta anni assistiamo a una sorta di revanscismo del mondo mussulmano, in una vasta area comprendente Asia, Medio Oriente, Africa settentrionale e non solo, anche se con i necessari distinguo (ad esempio fra sciiti e sunniti), a partire dalla rivoluzione islamica in Iran del 1979 e dalla resistenza all'invasione sovietica dell'Afganistan, con il successivo regime dei talebani, con tutto quello che è seguito nei decenni a venire, alle intifada palestinesi, ad Al -Qaeda e all'attacco delle torri gemelle, fino alle primavere arabe e alla formazione dell'Isis (o Daesh).
In tale quadro si è inserito negli ultimi anni l'operato di Erdogan che sembra voler sposare le cause dell'integralismo islamico e di un nuovo imperialismo turco (probabilmente la prima finalizzata alla seconda), in controtendenza a quanto fatto un secolo fa dal fondatore della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Ataturk, con il benestare delle cancellerie (e delle logge massoniche) europee, all'indomani della sconfitta e della dissoluzione dell'Impero Ottomano, il quale abolì il califfato, laicizzò lo stato, riconobbe la parità dei sessi e il suffragio universale, arrivando a proibire l'uso del fez, del turbante e del velo islamico per le donne.
Una riprova delle intenzioni dell'attuale Presidente turco, sono le repressioni nei confronti delle opposizioni interne e delle minoranze curde, le ingerenze militari nei problemi interni di Siria e Libia o nella guerra di occupazione del Nagorno-Karabakh, solo per fare qualche esempio. Perciò, non deve stupire più di tanto l'atteggiamento di Erdogan in tale contesto internazionale, anzi, appare coerente con i suoi desiderata, comprendenti, fra l'altro, il ripristino di tradizioni, usi e costumi di un paese che, proprio per sua intrinseca natura e cultura non può essere considerato europeo.
Quanto alla risposta alle affermazioni di Mario Draghi sulla "dittatura" di Erdogan, ammesso che si potesse definire "dittatura" quella del Fascismo al potere, appare più ridicolo che improponibile il riferimento a Benito Mussolini, poiché quest'ultimo fu uomo politico di grande spessore, amante delle novità e lungimirante, non certo qualcuno che voleva riportava indietro la sua Nazione di un secolo!
Ora l'UE avrebbe l'occasione, ammesso che ne abbia la volontà e non pensi solo agli interessi commerciali, di mostrare gli? attributi di fronte ai ricatti di Ankara sui migranti, facendo un rapido censimento dei cittadini europei presenti in Turchia e poi, in considerazione pure che le forze armate turche sono ben organizzate e strutturate, promovendo, a titolo semplicemente dissuasivo, delle esercitazioni navali congiunte davanti alle coste italiane e greche nel Mediterraneo e a quelle bulgare e rumene nel Mar Nero. Ma si dubita che questo possa accadere.
Roma, 9 aprile 2021 (Roberto Bevilacqua)

Amazon: lavoro disumano
Da diversi anni, ormai, assistiamo a una crescita esponenziale del commercio a distanza, ovvero delle vendite on-line per dirla con la lingua dei colonizzatori, di ogni genere di merce da parte delle più grosse organizzazioni in tale settore a livello planetario come Amazon di Jeff Bezos: la persistente pandemia da Covid 19 e le conseguenti chiusure non hanno fatto altro che accentuare tale tendenza.
Ma, a fronte dei guadagni stratosferici per l'uomo più ricco del mondo, troviamo condizioni di impiego da terzo mondo per i dipendenti nelle varie sedi e i corrieri incaricati delle distribuzioni, costretti a lavorare senza sosta anche oltre 9 ore al giorno e a recapitare pacchi pure nottetempo, allo scopo di rispettare il carico giornaliero di 180÷200 consegne. Questi prestatori d'opera, spesso assunti con contratti a termine o tramite cooperative e agenzie di lavoro interinale, soggetti a un vero e proprio disumano sfruttamento con scarse o assenti tutele assistenziali, previdenziali e, tantomeno, sindacali, hanno dato luogo nei giorni scorsi a uno sciopero nazionale con livelli di adesione oltre l'80% in tutte le sedi di Amazon Italia.
Tale vicenda è rappresentativa della perfetta antitesi a qualsiasi tipo di socializzazione delle imprese e a quella mediazione tra capitale e lavoro che era principio fondante di quel Movimento autenticamente rivoluzionario che prese le mosse proprio oggi 23 marzo di 102 anni fa. La ricerca del massimo profitto, dell'incentivazione ai consumi più sfrenati, spesso anche di generi non indispensabili, con pagamenti a rate per favorire l'indebitamento verso le banche, ha portato a trasformare l'uomo in una risorsa da sfruttare il più possibile e, se del caso, da sostituire con robot che non mangiano e non riposano ma, soprattutto, non pensano e non protestano.
Incondizionata solidarietà, pertanto, va ai lavoratori di Amazon, ma anche alle tantissime persone che il lavoro non lo hanno più perché la propria attività è stata costretta a chiudere i battenti, siano essi titolari o dipendenti, a causa della impari concorrenza della grande distribuzione, delle multinazionali e dell'e-commerce (scusate l'inglesismo), ancor prima delle conseguenti chiusure pandemiche. Non bastano certo i cosiddetti "ristori", che alla resa dei conti peseranno su tutti i contribuenti italiani (non certo sui migranti che continuano a sbarcare indisturbati al ritmo di migliaia al giorno), a risarcire degli ingenti danni economici le tante attività produttive, costrette prima ad adeguarsi con dispositivi e accorgimenti vari a proprie spese, poi a chiudere, perché nel Bel Paese, creativo per propria cultura e tradizione come forse nessun altro al mondo, la gente ha bisogno di lavorare, non di sussidi.
Va osservato, comunque, che i popoli europei mostrano ormai segni di insofferenza con manifestazioni in ogni angolo del vecchio continente, non solo per le restrizioni dettate dall'attuale situazione sanitaria, ma anche e soprattutto per i guasti e le conseguenze sociali delle logiche materialistiche indotte dal liberal-capitalismo più sfrenato. Anche la vicenda dei vaccini anti-Covid 19 si inserisce in tali logiche, con guerre commerciali e ricatti fra le più grandi aziende farmaceutiche, con interessi stratosferici per le medesime anziché per i cittadini, come rilevato, a ragione, dallo stesso presidente russo Vladimir Putin, in risposta alla posizione della Commissione UE di ignorare il vaccino Sputnik.
Occorre al più presto l'acquisizione di una generalizzata consapevolezza della necessità urgente di una società centrata, anziché sul denaro e la finanza, sull'uomo e i suoi valori.
Roma, 23 marzo 2021 (Roberto Bevilacqua)

Foibe: ipocrisia di Stato
Anche quest'anno, in occasione del Giorno del Ricordo stiamo assistendo alle solite ipocrite speculazioni da parte dei rappresentanti di quello stesso Stato che per quasi sessant'anni ha occultato, negato e coperto con vergognose menzogne il dramma delle Foibe carsiche. Prima la ragion di Stato, colonizzato USA-UK, non consentiva tale "Ricordo" ma, a distanza di tanti anni, passando per il Memorandum di Londra (1954) e il definitivo Trattato di Osimo (1975) con la rinuncia della sovranità italiana su Dalmazia, Fiume, Istria e gran parte della Venezia Giulia, la storiografia ufficiale ha riconosciuto l'eccidio sistematico compiuto dal regime di Tito, con la collaborazione di nostri, malgrado, connazionali, abbagliati dal paradiso comunista, fra il settembre del 1943 e la primavera del 1945, ma anche oltre. Decine di migliaia di morti e oltre 350.000 esuli attendono ancora invano una giustizia che non arriverà mai, anche perché l'anagrafe ha fatto ormai il suo corso per quasi tutti i responsabili impuniti per sempre.
Ecco perché respingo fermamente le ipocrisie di questa giornata: per me è sempre e non solo oggi 10 febbraio il Giorno del Ricordo; perché tale dolorosa vicenda è anche il simbolo della resa definitiva dell'Italia ai colonizzatori stranieri. Una resa che si conferma in questi giorni, con la certificazione del fallimento della politica che non riesce a esprimere un proprio governo all'altezza della grave situazione economico-sociale odierna, solo incentivata, si badi bene, dalla pandemia, e con il sostanziale passaggio dei poteri in mano a un commissario fidato di Bruxelles, di Francoforte, del Gruppo Bilderberg e anche d'oltre Manica e d'oltre oceano, insomma il perfetto garante dell'europeismo finanziario e degli effettivi poteri mondialisti Speriamo che gli Italiani, nel vedere alla televisione tante facce costernate, si rendano conto dell'ipocrisia di tutto ciò.
Roma, 10 febbraio 2021 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - 7 gennaio 2021 - Commemorazione dei Caduti di Acca Larentia
Giovedì 7 gennaio ricorre il 41º anniversario (1978) dell'assassinio di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni davanti alla Sezione M.S.I. di Acca Larentia al Quartiere Tuscolano. Ricordiamo i Caduti Nazional-Popolari senza retorica e speculazioni.








Calabria zona rossa
Puntuale il 4 novembre è giunta una nuova raffica di provvedimenti governativi per tentare di arginare il diffondersi della pandemia da Coronavirus nel Bel Paese, stavolta, peraltro, dividendo l'Italia in zone "gialla", "arancione" e "rossa", con inevitabili malcontenti da parte delle Regioni. Infatti accanto alle misure di respiro nazionale come obbligo di mascherina praticamente ovunque, il coprifuoco dalle 22,00 alle 5,00, la chiusura di molte attività, la didattica a distanza e il lavoro agile, ove possibile, al 100%, altre più restrittive per gli spostamenti, praticamente come a marzo, sono state varate, in base all'attuale diffusione del contagio relazionato alla situazione sanitaria nelle varie Regioni, per quelle "gialle", Puglia e Sicilia, quelle "rosse", Lombardia e Piemonte, ma anche Valle d'Aosta e Calabria, quando quest'ultime due, fino a pochi giorni fa, erano considerate aree a minor rischio.
Se la situazione sanitaria nelle varie parti dello stivale era ben nota da marzo, e anche da molti anni prima in generale, cosa è stato fatto, oltre a tante chiacchiere e DCPM approssimati e lacunosi, da parte dei (nostro malgrado) governanti in questi otto mesi trascorsi? Dove sono i posti in terapia intensiva promessi? Quali mezzi di trasporto pubblico sono stati potenziati per garantire il "distanziamento sociale"?
Si richiamavano in servizio medici in pensione, constatatane la carenza già prima della pandemia, mancavano da anni medici di base (o di famiglia) sul territorio, radiologi, infermieri e anestesisti. Per contro, si sono chiuse strutture ospedaliere in tutta Italia per contenere le spese e si mantiene tuttora il numero chiuso per l'accesso alle Facoltà di Medicina e Chirurgia, istituito per decreto nel lontano 1987, allo scopo di garantire i livelli qualitativi richiesti in ambito europeo: per l'anno accademico 2020/2021 sono 13.072 i posti messi a bando per i corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, solo 1.500 in più rispetto allo scorso anno, a fronte di una richiesta di circa 70.000 organici, tenendo conto dei pensionamenti nei prossimi anni.
E poi mancano i vaccini anti-influenzali nella maggior parte delle Regioni, anche per gli anziani e le categorie a rischio, peraltro funzionali nel distinguere una normale influenza da un caso Covid.
È paradossale veder catalogata come "zona rossa" una Regione come la Calabria quando, solo qualche mese fa, la prematuramente scomparsa Presidente Jole Santelli, constatato il numericamente contenuto contagio rispetto ad altre situazioni, sfidò il governo centrale con misure di allentamento mirate a ridare fiato a un'economia produttiva ridotta allo stremo. Non è stata considerata, inoltre, la disomogeneità e varietà territoriale di tale Regione, che comprende comunità montane accanto a località costiere?
Risulta motivata, pertanto, la volontà da parte dei Presidenti, in testa quelli di Calabria, Sicilia e Lombardia, di impugnare tali provvedimenti restrittivi che appaiono più dettati da motivazioni politiche e dal fine di lavarsi la coscienza. Non saranno certo i cosiddetti "ristori", che alla resa dei conti peseranno su tutti i contribuenti italiani (non certo sui migranti che continuano a sbarcare indisturbati al ritmo di migliaia al giorno), a risarcire degli ingenti danni economici le tante attività produttive, costrette prima ad adeguarsi con dispositivi e accorgimenti vari a proprie spese, poi a chiudere del tutto i battenti.
Non vorremmo che questo inculcare in ognuno di noi il terrore del contagio, metterci l'uno contro l'altro a spiarci dai balconi, ordinarci il "tutti dentro casa", indotto dall'incapacità e dall'incompetenza di chi ha il compito di decidere per la comunità, sia la prova generale di addomesticare un popolo già vessato, umiliato e deriso in altre parti del mondo: l'auspicio è che si percepisca in tempo una generalizzata consapevolezza di tutto ciò.
Roma, 5 novembre 2020 (Roberto Bevilacqua)

Debito pubblico e liquidità dai Mini-BOT
Mentre ancora stiamo facendo i conti con i colpi di coda della pandemia da Covid-19 (almeno in Italia), l'interrogativo è come affrontare la grave crisi economica, con la chiusura di migliaia di aziende, per lo più PMI, e la conseguente perdita di centinaia di migliaia, forse milioni, di posti di lavoro, che potrebbe portare all'ennesimo autunno caldo di scioperi e veementi proteste, da parte di tanta gente sulla soglia della miseria e della disperazione.
Il Recovery Fund, il Sure e, tantomeno, il MES non sembrano mezzi appropriati per affrontare tale crisi senza far lievitare ulteriormente il debito pubblico italiano (già ammontante a circa 2500 miliardi di euro) e cedere un'ulteriore parte della Sovranità Nazionale, considerato anche l'ostracismo di molti paesi considerati "amici" di socializzare i prestiti verso i membri UE maggiormente colpiti dalla pandemia come l'Italia.
Perché allora non fare la scelta coraggiosa di emettere una moneta parallela, a uso esclusivamente interno al Bel Paese, sotto forma di titoli di credito emessi dallo Stato e ceduti al prezzo del loro valore nominale, quindi senza nuovi interessi a gravare sul debito pubblico? Ovvero, la proposta già fatta qualche tempo fa, molto prima del dilagare pandemico, di emissione dei Mini-BOT di taglio, per esempio, 50, 100 e 200 euro?
La pubblica amministrazione deve alle imprese private, per beni e servizi di cui ha già usufruito, almeno 40 miliardi di euro (se non di più ufficiosamente), certificati e messi a bilancio; se venissero usati i Mini-BOT per pagare almeno tale quota del debito pubblico, sarebbero soltanto la attestazione di quel debito, immettendo liquidità nei mercati interni a costo zero per lo Stato, senza interessi né diritto di signoraggio, poiché non transitante per il prestito degli euro-usurocrati di Bruxelles e Francoforte. In altre parole, i Mini-BOT, sarebbero titoli infruttiferi che non costerebbero neanche un centesimo d'interessi, a differenza, ad esempio, dei BTP per i quali lo Stato italiano deve corrispondere interessi, determinati dalla speculazione globalista, per diversi anni.
Peraltro, essendo tali Mini-BOT una moneta parallela e non una valuta parallela negoziabile anche all'estero, proibita dalla normativa UE che vieta l'emissione di euro o altra moneta con corso legale anche all'estero, sarebbe lecita la loro circolazione, se limitata all'interno del paese emittente. Ma la Francia non emette ancora il Franco CFA (Comunità Finanziaria Africana), circolante nelle ex colonie africane francesi dal 1945, ma avente corso legale anche nel territorio nazionale transalpino e convertibile con l'euro?
Infatti la Banca Centrale Europea ha il monopolio dell'emissione dell'euro, ma non delle monete nazionali, tant'è che diversi paesi UE (Bulgaria, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria) non l'hanno adottato; pertanto, nulla vieta che si possano emettere una moneta aggiuntiva o, a maggior ragione, titoli di credito, con i limiti circolatori di cui sopra.
Certamente gli eurocrati e i mercati finanziari non né sarebbero molto contenti, poiché verrebbe incrinato il loro domino di tirannia monetaria, basato sul prestito della valuta dietro interessi, finalizzato all'indebitamento e all'incetta delle ricchezze altrui, mobiliari e immobiliari.
Questo è solo un esempio di come lo Stato italiano potrebbe pagare qualcosa (in questo caso i debiti della PA verso le imprese) senza corrispondere interessi; ma, se la cosa prendesse il verso giusto, in seguito tale metodo di pagamento potrebbe esser impiegato anche per il potenziamento delle strutture sanitarie, la messa in sicurezza delle scuole, per le opere contro il dissesto idrogeologico, per la manutenzione di strade, ponti e ferrovie (sempre nel rispetto delle soglie comunitarie per gare di forniture beni e servizi), per arrivare alla nota dolente dei conti INPS e delle pensioni, senza veder crescere esponenzialmente il debito pubblico e far stringere ulteriormente la cinghia ai cittadini contribuenti.
Con un po' di coraggio da parte dei nostri imbelli e sottomessi governanti, immettendo liquidità senza chiedere favori a nessuno, si potrebbe provare a far ripartire l'economia nazionale e, soprattutto, l'occupazione, con la conseguente ripresa dei consumi in un circolo benefico per l'economia stessa.
Roma,12 luglio 2020 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Buon Compleanno!
Tanti auguri alla Città Eterna per il suo 2773° genetliaco, nonstante le restrizioni e le difficoltà economiche di questi tempi, perché Roma con la sua storia, la sua civiltà e le sue immense testimonianze archeologiche può essere considerata un pò il centro del mondo. Spesso questa città è maltrattata, bistrattata e, a torto, additata come causa di tutti i mali d'Italia, diciamo pure con un pizzico d'invidia, essendo da sempre la Capitale. Eppure in altri tempi, il 21 aprile, Natale di Roma, in maniera originale ed esclusiva mondiale, si celebrava la Festa del Lavoro, non casualmente.
Roma, 21 aprile 2020 (Roberto Bevilacqua, orgogliosamente Romano)

Prove generali di dittatura?
Ci siamo. Dopo aver scontato le conseguenze di decenni di sconsiderate svendite e privatizzazioni in tutti i settori strategici dello Stato, dalla sanità al sistema bancario (Banca d'Italia compresa), dai trasporti all'edilizia pubblica fino ai pubblici servizi, ci accingiamo ad assistere a un'ulteriore privazione della nostra libertà personale (quella dell'espressione di pensiero è già abbondantemente soppressa), oltreché della sovranità nazionale, sia economico-finanziaria sia politico-sociale. Abbiamo già assistito e toccato con mano cosa significhi, in questi mesi dominati dalla diffusione pandemica del Coronavirus, aver tagliato fondi al SSN, aver ridotto posti letto e terapie intensive, chiuso reparti e dismesso intere strutture ospedaliere, nonché aver mantenuto per oltre 40 anni il numero chiuso per l'accesso alle Facoltà di Medicina e Chirurgia. Abbiamo visto gli effetti della rinuncia alla sovranità monetaria, consacrata con l'adozione dell'Euro, con lievitazione di prezzi al consumo e imposte, quindi con una sostanziale riduzione del potere d'acquisto, nonché quelli tragici della privatizzazione dei trasporti ex-pubblici, abbiamo constatato un aumento esponenziale della carenza abitativa e, infine, un generalizzato rialzo delle bollette per le forniture di pubblici servizi, solo per fare alcuni esempi.
Ma non è finita qui, perché fra qualche giorno non ci sarà più bisogno di posti di blocco, esercito, motovedette, elicotteri e droni per controllare i nostri spostamenti, in quanto una nuova "app immuni" da installare sui telefonini sarà necessaria, anche se ufficialmente "volontaria", per recarsi al lavoro o uscire semplicemente di casa, secondo quanto stabilito dal Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, previa stipula di un contratto "gratuito" di licenza d'uso del software "contact tracing" con la PMI innovativa Bending Spoons S.p.A. di Milano, fondata 5 anni fa da cinque fra brillanti ingegneri e designer nel campo informatico. Tale società ha fra i suoi obiettivi "to ignite a cultural and economic revolution in Italy" (accendere/avviare una rivoluzione culturale ed economica in Italia) e ancora "Conquer the world, one app at a time" (Conquistare il mondo, un'app alla volta): più chiaro di così... Pertanto, gli spostamenti verranno tracciati tramite sistemi di posizionamento satellitari GNSS (GPS, GLONASS, Galileo o altri), mentre i contatti ravvicinati, anche involontari, con soggetti Covid-positivi, saranno rilevati e registrati tramite funzionalità Bluetooth.
Con il pretesto della tutela della salute e tramite un vero proprio bombardamento mediatico mirato a condizionarli con terrorismo psicologico, i nostri connazionali, dopo essere stati messi nella condizione di sospettare l'uno dell'altro, saranno in gran parte disposti ad accettare tali privazioni delle proprie libertà e riservatezza: c'è da scommettere che il sistema di tracciamento piacerà a tal punto da mantenerlo in vigore anche dopo la fine di questa emergenza epidemica.
Tutto questo accade mentre il Parlamento Europeo discute le misure economico-finanziarie da intraprendere per fronteggiare la crisi: il voto contrario all'emendamento sull'adozione degli Euro bond (o Corona Bond) da parte di Lega e FI è stato un brutto segnale, foriero di ciò che è accaduto il giorno dopo, con l'approvazione della risoluzione contenente, fra l'altro, il tortuoso e vincolante percorso del MES, grazie anche al voto favorevole di PD, FI e IV, come da copione già scritto. Ora gli Italiani hanno la conferma che Zingaretti, Berlusconi, Renzi e loro sodali sono responsabili della cessione di un ulteriore pezzo di sovranità nazionale italica, mentre al Governo Conte-bis spetterà il compito di scegliere fra il meno peggiore degli strumenti finanziari disponibili per affrontare l'emergenza sanitarie e la ripresa economica che, nel migliore dei casi, produrrà ulteriore debito pubblico pagato con ingenti interessi a gravare ulteriormente sui contribuenti italiani.
È l'ennesima pessima figura prodotta da una classe dirigente di incompetenti, con il concorso dei partner UE, a tutto vantaggio dei poteri forti gongolanti nella prospettiva di realizzazione di una dittatura strisciante a tutti i livelli pubblici e privati, da far impallidire il ricordo di quelle tanto deprecate del XX secolo. Stavolta, però, la posta in palio è alta e i Popoli Europei potrebbero far saltare lor signori camerieri di usurai e mercanti non solo dalle poltrone ma anche dalle finestre.
Roma, 17 aprile 2020 (Roberto Bevilacqua)

L'Italia e gli altri
In questo difficile periodo dominato dalla diffusione a livello intercontinentale del Coronavirus, si sono evidenziati alcuni aspetti che da sempre hanno caratterizzato i rapporti del Bel Paese con il resto del mondo. Occorre premettere che l'Italia detiene circa il 70% del patrimonio archeologico e artistico dell'intero pianeta, nonché un indiscusso primato culturale e di civiltà, circostanze che hanno sempre ingenerato negli "altri" sentimenti misti di invidia, ammirazione e imitazione. D'altronde è risaputo che i veri amici si distinguono nei momenti problematici, insieme, va detto, a sottintesi interessi che si fanno scudo di tali criticità: in quest'ottica vanno considerati i diversi atteggiamenti delle altre nazioni.
La Cina, che per prima ha offerto i suoi aiuti in termini di materiali e personale sanitario, ha sempre mostrato curiosità e voglia di apprendere la nostra cultura, oltre, ovviamente, ad interessi economici e di mercato. Questo impulso ha comportato, di conseguenza, analoghe iniziative da parte degli altri giganti mondiali, della Russia prima, che ha continuamente guardato con interesse all'Italia, e poi degli USA, costretti quasi a non estraniarsi da questa gara di solidarietà, nonostante la grave situazione interna. Va comunque sottolineato l'innato sentimento di ammirazione e imitazione delle radici culturali italiche da parte di chi, come gli americani, radici profonde non né ha: basti vedere come fu edificata la Washington istituzionale o, più recentemente, certi hotels di Las Vegas, o ancora la colonna romana celebrativa del trasvolatore atlantico Italo Balbo a Chicago. È anche da notare e apprezzare la collaborazione di Albania e Romania, benché alle prese con problemi di varia natura sul loro territorio, come segno di riconoscenza per i trascorsi decenni di migrazioni verso lo stivale.
Grande assente, almeno in questa prima fase dell'emergenza pandemica, è l'Unione Europea, che potrebbe intervenire con l'emissione degli "Eurobond" anziché con l?applicazione delle regole capestro del MES, a causa dell'ostinazione della Germania, seguita da Austria, Olanda e Svezia: spiace rilevare che una grande nazione, o almeno i suoi attuali governanti dalla Merkel ad Altmeier come la Von der Leyen, non comprenda (o fa finta di non comprendere) appieno la gravità della situazione endemica che riguarda ormai tutti i paesi del mondo e che questa potrebbe essere veramente l'ultima chiamata per la UE. Spiace perché la Germania, insieme all'Austria, ha rappresentato, per almeno undici secoli fino a poco più di cent'anni fa, il cuore pulsante di quello che fu il Sacro Romano Impero, custode della civiltà, della cultura, delle tradizioni, degli usi e dei costumi del vecchio continente, ma forse non riesce a mettere da parte quel pizzico di invidia per l'Italia, la sua genialità, il suo patrimonio artistico e culturale.
Tanti sono quindi i motivi a causa dei quali la UE, per sopravvivere, non può fare a meno del Bel Paese, ma deve fare presto, altrimenti quest'ultimo sarà costretto a guardare verso est, piuttosto che cedere ulteriormente, grazie al MES, la sua sovranità economica, fiscale e finanziaria a Bruxelles e Francoforte. Comunque vada, nel migliore dei casi con gli "Eurobond" o altri prestiti, l'Italia si indebiterà a tal punto da imporre misure draconiane (se non addirittura Dragoniane, come voci sempre più insistenti sussurrano l'imprimatur all'ex Presidente BCE nonché ex vice in Goldman & Sachs) ai contribuenti fra qualche mese. Nell'attesa di vedere cosa combineranno Conte & compagni e cosa succederà fra qualche giorno, auspicando un ravvedimento della Germania e degli altri paesi nordici, nonché, se del caso, di Mario Draghi sull'irreversibilità dell'euro, è chiaro ormai che il mare in tempesta non si può fermare e prima o poi questa UE di usurai e mercanti dovrà cambiare radicalmente rotta, per lasciare spazio all'Europa dei Popoli.
Roma, 5 aprile 2020 (Roberto Bevilacqua)

Coronavirus: Lezione insufficiente
Ora che, drammatici dati numerici alla mano, ci si interroga su quando sarà raggiunto e superato il fatidico "picco" della pandemia originata dalla diffusione del virus Covid-19, per cominciare a intravedere la luce in fondo al tunnel, anche se, va detto, con tempi e modalità assai diverse nelle varie parti del mondo, sembra tuttavia che difetti e vizi cronici della società malandata in cui viviamo non abbiano lasciato spazio al buon senso e alla responsabilità. Questa invisibile terza guerra mondiale dovrebbe essere di lezione a tutti, a qualsiasi livello politico e sociale, invece sembra ancora non bastare, non essere sufficiente a capire che la società, così come l'abbiamo vissuta negli ultimi decenni, non può più sopravvivere ma deve cambiare radicalmente registro.
La globalizzazione e il libero mercato senza freni né regola sono implosi su se stessi, senza la necessità di alcuna guerra convenzionale (almeno per il momento, si spera), dimostrando che in un mondo con un aumento demografico esponenziale, come mai accaduto nei secoli scorsi, non possono farla da padroni gli interessi economici e la ricerca del massimo profitto da parte di poche centinaia di persone, a scapito della sopravvivenza di 7,5 miliardi di esseri umani. Eppure persistono gli egoismi finanziari e i disegni egemoni di talune nazioni: ad esempio la Germania, che da Carlo Magno in poi non hai mai perso il vizietto del suo predominio in Europa, come pure in diverse forme Francia e Gran Bretagna, riposta per ovvi motivi l'opzione militare, adotta quella economico-finanziaria per i suoi disegni coloniali, basata su un modello simile a quello degli USA, essendo, non a caso, suo preferenziale partner strategico di questi ultimi nel vecchio continente. Questo spiega l'opposizione a guida teutonica dei paesi nordici contro l'emissione dei cosiddetti "eurobond" o, nella fattispecie dei "coronabond", in favore dell'adozione del MES strangola-stati, per accaparrarsi le ricchezze di chi è in difficoltà come avvenuto in Grecia. La UE è adesso sostanzialmente spaccata in due, area mediterranea e qualcun altro da una parte, Germania e i suoi satelliti dall'altra: non si illudano Merkel e il suo ministro economico Altmaier, Michel, Von der Leyen e Lagarde di portare a termine i loro criminali progetti perché, al di là delle pesanti conseguenze e ricadute sociali, questa Europa degli usurai e dei mercanti è giunta al capolinea.
Hanno etichettato gli Italiani come appestati, chiudendo i confini e boicottando gli aiuti sanitari destinati al Bel Paese, dolosamente o, nella migliore delle ipotesi, non capendo che questo nemico invisibile già ce lo hanno in casa pure loro. Accettiamo, quindi, gli aiuti provenenti dalla Cina e dalla Russia, ben sapendo che sono in cambio di qualcosa, ma non ci sono alternative: non si può rifiutare la mano di chiunque sia se stai cadendo nel baratro.
D'altra parte anche le continue richieste di denaro da parte delle più svariate organizzazioni, le guerre commerciali fra case farmaceutiche, le speculazioni sugli acquisti dei materiali sanitari, le connivenze ai più alti livelli della politica e i soldi regalati inopportunamente, ad esempio, prima alla Turchia e ora alla Tunisia, stanno a dimostrare che questa società senza più etica né morale non ha imparato ancora la dura lezione di questi giorni. Gli accenni di rivolta degli strati più poveri delle popolazioni ridotti alla fame, benché in parte fomentati da un potere ombra illegale lì dove lo stato è assente o ha voluto chiudere colpevolmente gli occhi per almeno 70 anni, come nel sud dell'Italia, sono segnali preoccupanti da non sottovalutare.
Svegliati Europa dei Popoli contro gli usurai e i mercanti!
Roma, 29 marzo 2020 (Roberto Bevilacqua)

ITALIA 2020 - Esempio al mondo
Al di là degli effetti prodotti dalla diffusione globale e rapida del Coronavirus, questo non è il momento di inutili allarmismi e polemiche. Anche se questo Governo ha commesso errori, se abbiamo assistito a inopportune esternazioni, se non ci piace affatto, è il momento di seguirne le regole e le indicazioni, affinché ci sia un "dopo" quando faremo i dovuti conti con gli attuali governanti. Chiudere le attività produttive non indispensabili è una scelta dolorosa ma indispensabile per rallentare il contagio, limitando la vicinanza fisica degli operatori, ancor più della restrizione alle nostre libertà di circolazione.
L'uomo si è sempre distinto dagli altri animali per le sue capacità di socializzare e comunicare, ma proprio adesso deve mettere a frutto i suoi indiscutibili primati. Viviamo in un paese, l'Italia, di cui comunque dobbiamo andare fieri: Roma ha istituito la res publica 5 secoli prima di Gesù Cristo; da Cicerone a Giulio Cesare fino al grande Impero Romano, ha esportato nel mondo il suo diritto e la sua cultura, rispettando usi, costumi, lingua e religione altrui. E ancora, da Dante Alighieri a Leonardo Da Vinci a Raffaello e a Galileo, fino ai grandi inventori e scopritori dell'era moderna, il Bel Paese ha dimostrato una vitalità cerebrale e una genialità uniche. Lo stivale è stato attraversato per secoli da scorribande barbare che hanno portato miseria, carestie, pestilenze e drastiche decimazioni, ma si è sempre rialzato e recitato il suo ruolo di faro di civiltà nel mondo. Anche molto tempo dopo il vituperato ventennio di Mussolini, quando l'Italia era una Nazione ammirata, stimata e rispettata ovunque per le sue conquiste sociali e istituzioni statuali, le popolazioni delle ex colonie avevano un buon ricordo di noi per il nostro stile e le opere realizzate. Per tali ragioni il resto d'Europa, non lo nascondiamo, ha sempre avuto un pizzico di invidia per l'Italia, la sua genialità, il suo patrimonio artistico e culturale. Cos'hanno fatto in giro per il mondo Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e USA, oltre a depredare le ricchezze altrui? Ora bloccano i materiali sanitari negli aeroporti di transito e l'UE non ci vuole aiutare? Pazienza, accettiamo gli aiuti provenenti dalla Cina e dalla Russia, non ci sono alternative, poi faremo i conti anche con l'Europa degli usurai e dei mercanti.
Sicuramente, prima o poi l'Italia uscirà dall'attacco di questa pandemia, e si rialzerà, come ha sempre fatto, essendo d'esempio in un mondo che allora sarà cambiato, ma farebbe bene a incominciare già da adesso a interrogarsi per i suoi imperdonabili errori, dal servilismo dei politici nei confronti dei poteri forti, all'espansione incontrollata del libero mercato, alla globalizzazione senza regole, fino al dominio del "dio" denaro sul primato dell'uomo. Ora, però, è il momento dell'unità, esponendo con orgoglio il tricolore sui balconi e sulle finestre, ma, soprattutto di fare ognuno la propria parte nel suo piccolo e nelle sue possibilità, con buon senso e responsabilità, senza egoismi e sterili polemiche.
Roma, 22 marzo 2020 (Roberto Bevilacqua)

ITALIA 2020 - L'inverno più lungo
Se, come e quando usciremo dall'aggressione di questa pandemia, che non è dato sapere, nulla sarà come prima, poiché il Mondo così come l'abbiamo vissuto negli ultimi trent'anni non esiste più. Farebbe sorridere, se non fosse vera e propria rabbia, il reiterarsi di certi comportamenti come se nulla fosse accaduto, nell'illusione di un celere ritorno alla normalità di prima. Mi riferisco alle persistenti speculazioni, dalle pubblicità, ai rincari ingiustificati di certi beni, alle richieste di denaro per questa o altra petizione, fino ai comportamenti criminali, cosa ben più grave, dei vertici UE, BCE, FMI, Cristine Lagarde in testa, della quale Capi di Governo europei con pò di sale in zucca avrebbero dovuto chiedere le dimissioni immediate, per manifesta incapacità di affrontare i risvolti economici della crisi indotta dal Coronavirus. Infatti la Presidente BCE ha dimostrato, come se ce ne fosse stato ancora bisogno, di curare gli interessi di pochi speculatori della grande finanza e dei poteri forti, offrendo, a scapito dell'aumento del debito degli stati membri, poche briciole rispetto alle reali necessità e lasciando le popolazioni d'Europa morire di malattia, stenti e disperazione. Incombe ora, peraltro, la firma del Governo Italiano da apporre sul nuovo trattato del Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), quale arma di ricatto per aiuti finanziari da concedere gentilmente con ulteriore conseguente indebitamento statale.
Questa guerra invisibile che ha messo l'uno contro l'altro, a livello di individui e di stati, coinvolge non solo la Cina e l'Italia con le loro migliaia di morti, ma oramai il Mondo intero, e non può essere minimizzata né, tanto meno, ignorata continuando a coltivare il proprio orticello. La UE, così com'è concepita e funzionante, con l'unico organismo eletto dal popolo, il Parlamento Europeo, che non ha alcun potere propositivo o decisionale ma può solo "ratificare" (con buona pace di David Sassoli) ciò che è stato deciso dai nominati del Consiglio e della Commissione Europea, non ha alcun senso: da Ursula Von Der Leyen, oltre alle parole di solidarietà, si attenderebbero fatti concreti, finora non pervenuti.
Le nostre città sono avvolte in una desolazione che non si avvertiva nemmeno durante l'ultimo conflitto mondiale: sembra essere tornati indietro di 80 anni, perché questa società ha tirato troppo la corda, ha preteso di superare ogni limite ammissibile di convivenza. Dove non erano riuscite le lotte armate, le guerre in mezzo mondo, Al Qaeda, l'Isis, i cambiamenti climatici, è riuscita questa pandemia, uscita fuori non si sa da dove (forse da qualche laboratorio di Wuhan?). Sebbene fuori delle finestre la primavera fa già capolino con la sua luce e suoi profumi, avvertiamo la sensazione di un inverno che durerà ancora a lungo, semmai iniziato almeno 30 anni fa, grazie alle scellerate scelte utilitaristiche dei veri padroni del vapore di cui i vari Governi sono solo i camerieri. La peste del 1630, morbo ben più grave del Covid-19, specie se rapportato alle cure esistenti allora, è stata meno endemica poiché circoscritta ad alcune Regioni; l'attuale globalizzazione, il libero mercato senza regole né freni, l'espansionismo e la colonizzazione economica finalizzata al massimo profitto hanno dato i loro nefasti frutti, complice un'evoluzione tecnologica nelle comunicazioni e nei trasporti applicata con logiche lontane da una convivenza possibile e a misura d'uomo. Fa sorridere adesso persino parlare di "sostenibilità ambientale": di fronte a quella che ieri era un'auspicabile urgenza nell'arco di poche decine di anni, ora si ha un'emergenza nello spazio temporale di pochi giorni.
Comunque vada a finire, le ricadute sociali ed economiche saranno comunque enormi: molte attività di piccole e medie imprese chiuderanno definitivamente, lasciando un'enorme sacca di disoccupazione e disperazione, nonché conseguente compressione dei consumi. Chi può e deve decidere dovrà cambiare radicalmente rotta, altrimenti la consapevolezza della gente comune, ammesso che ci sia veramente, non basterà: occorrono nuove proposte per modelli di sviluppo a dimensione vivibile che riportino l'uomo al centro del Mondo, piuttosto che l'economia e la finanza.
Roma, 15 marzo 2020 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 28 ottobre 2019 - XCVII Annniversario della Marcia su Roma
Nel giorno del 97° annniversario della Rivoluzione Fascista, destinata a lasciare una traccia indelebile nel mondo intero, si svolgerà il tradizionale incontro conviviale alle ore 20,00, presso il ristorante Rinaldo all'Acquedotto, sito sulla Via Appia Nuova altezza svincolo G.R.A. (prezzo cena 25 Euro).
28 ottobre 2019 (Roberto Bevilacqua)

MANTOVA - Antonio CARAMASCHI è andato oltre
Lo scorso 1° marzo, in seguito a una breve ma crudele malattia, si è spento Antonio CARAMASCHI, raggiungendo lassù i tanti sostenitori della Socializzazione e delle altre battaglie ideali che lo hanno preceduto. Storico Segretario della Federazione di Mantova del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, si è battuto strenuamente per l'attuazione dell' art. 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, parte del più ampio programma sulla Socializzazione, in ogni piazza e davanti ogni fabbrica possibile. Ora riposa in pace. Si esprime vicinanza e solidarietà ai suoi familiari.
9 marzo 2019 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Ciao PAPA'
Ci ha lasciato due gioni fa: era una bella giornata di sole, poi è arrivata quella telefonata che chiunque spera non arrivi mai, nonostante l'età e le condizioni. Di mio padre Alessandro voglio serbare il ricordo di una persona onesta, sincera, generosa e prodiga di consigli per tutti; lo dimostrano anche le molte persone che lo hanno voluto ricordare nell'ultimo saluto. Mi dispiace per le incomprensioni passate, che sempre ci sono con un figlio, ma ora avrei desiderato da Lui solo le ultime parole, l'ultimo consiglio. Ciao Papà, un giorno ci rivedremo lassù e ci parleremo ancora.

18 gennaio 2019

(Roberto Bevilacqua)







ROMA - 2 NO alla privatizzazione dei trasporti pubblici
Può essere considerata semplicemente una posizione ideologica da parte di chi si è sempre opposto alla privatizzazione dei servizi pubblici. Ma i fatti, dai disservizi, ai disastri e alle tragedie, anche recenti, stanno a dimostrare motivazioni di opportunità e buon senso. Vadano migliorati, pertanto, questi servizi, con incentivi sulle tariffe e investimenti, ma restino sotto il controllo pubblico, votando 2 decisi NO alla privatizzazione dei trasporti pubblici nella Capitale (in particolare di ATAC S.p.A.), nel Referendum consultivo di domenica 11 novembre.
11 novembre 2018 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Antonio ALIBRANDI è andato oltre
Lo scorso 14 settembre si è spento serenamente il Dott. Antonio ALIBRANDI, raggiungendo lassù l'indimenticabile figlio Alessandro "Alì" e la moglie, scomparsa poco tempo fa. Si ricordano la sua dignità di uomo dalla vita spesso travagliata e le sue solitarie battaglie all'interno di una magistratura permeata di antifascismo e sinistrume vario, esprimendo affetto e vicinanza ai figli Lorenzo e Cristina per la grave perdita. Le esequie funebri si celebreranno lunedì 17 settembre 2018 alle ore 15,00 presso la Chiesa della Parrocchietta in Via del Casaletto a Roma.
15 settembre 2018 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 27-5-18 - Due figuracce dell'Italia di fronte al mondo
Prima le buche e i cantieri (anche al Colosseo) sul tracciato del Giro d'Italia, poi, a pochi metri di distanza, nel Quirinale, il commissariamento della volontà popolare da parte del "cassamortaro". Adesso l'Italia vanta anche il primato di due pessime figure in un solo pomeriggio in cui i riflettori di tutto il mondo erano puntati sul Bel Paese. Nel primo caso, considerando come a Parigi l'epilogo del Tour de France si svolga nel salotto buono cittadino degli Champs-Elyses, il paragone è stato improponibile e vergognoso per Roma. Pertanto, si poteva evitare tale deleteria vetrina, rimandando a una successiva edizione la passerella finale del Giro ciclistico, una volta terminati i lavori della Metropolitana, o almeno rimosse le barriere dei cantieri, ma soprattutto ripristinato in condizioni decenti il manto stradale e non con semplici posticce "toppe" di asfalto. Si sa però che, in occasione di tali eventi sportivi come altri di grande risonanza, comandano gli sponsors e i media televisivi; oltretutto la Sindaca Raggi non voleva perdere l'occasione di mettersi in (brutta) evidenza, facendo sapere al resto del mondo come i romani rischiano di rompersi l'osso del collo tutti i giorni. Nel secondo avvenimento domenicale, più serio (e più grave), lungi da simpatie verso M55 e certe posizioni leghiste, considerato che Giuseppe Conte non sia certo un santo (vedi curriculum vitae gonfiato) e come Paolo Savona non sia propriamente su posizioni Nazional-Popolari, si è avuta la più macroscopica dimostrazione di democrazia a senso unico e di servilismo ai poteri forti della colonia italica. Il solo sospetto che il governo nominando potesse muovere critiche alla UE come è e come funziona (male) adesso ha indotto il Presidente Mattarella a mettere alla porta l'incaricato dell'arduo compito di formare il nuovo esecutivo. Forse altri nomi alternativi a Savona come Ministro dell'Economia sono stati proposti e rifiutati, ma il Quirinale nega che ciò sia accaduto. Sta di fatto che tale ostinazione nel non approvare la lista dei Ministri ha portato proprio in quella situazione di atmosfera pre-elezioni anticipate che il "cassamortaro" avrebbe voluto evitare: sembra quasi esser caduto nella trappola che gioverebbe, piuttosto che a Di Maio, sicuramente di più a Salvini, che si potrà presentare alle prossime imminenti consultazioni forte dell'aureola di vittima sacrificale del sistema, avendo tentato in tutti i modi di assicurare un governo al paese. Anche per questo, non solo per la sussidiarietà  dimostrata nei confronti della trojka BCE-FMI-UE, l'attuale Capo dello Stato appare inadeguato a un ruolo che è stato prevaricato in più occasioni, lungi da neutralità e imparzialità, portando a una situazione unica nella storia di questa Repubblica. Il conferimento dell'incarico a Carlo Cottarelli, tecnocrate del Fondo Monetario Internazionale, con il quale la sovranità popolare è stata ancora un volta calpestata e violata, né è l'ennesima prova, se ancora ce né fosse stato bisogno: un governo "tecnico" che porti a nuove elezioni politiche a inizio 2019 o, in mancanza (probabile) di fiducia, addirittura nei prossimi luglio o settembre, non risolverà di certo i problemi dei cittadini, ma gestirà la cosa pubblica con l'oculatezza dell'esattore delle tasse che non deve chiedere il suo voto (come già dichiarato). Intanto la borsa di Milano cede fra il 2 il 3 % al giorno, volatilizzando decine di miliardi di euro di investimenti, mentre il divario fra BTP decennali e Bund tedeschi supera quota 300: altro che tutela dei risparmi degli italiani! Quanto costeranno, inoltre, le nuove elezioni pochi mesi dopo e chi le paga? La retribuzione lorda annua per Cottarelli, nominato a suo tempo da Enrico Letta quale Commissario Straordinario per la Revisione della Spesa Pubblica, fu di circa un quarto di milione di euro l'anno, allo scopo di tirar fuori una ricetta di lacrime e sangue: il biglietto di presentazione non è dei migliori, ammesso che riesca a formare un governo fantoccio.
29 maggio 2018 (Roberto Bevilacqua)

CIVITAVECCHIA (RM) - Antonio Pedrini è andato oltre
La scorsa notte notte il cuore di Antonio Pedrini ha cessato di battere: se ne è andato a 93 anni da combattente della R.S.I., come lo è sempre stato fino all'ultimo giorno. Lo ricordiamo da instancabile militante del MSI e poi del MS-Fiamma Tricolore, fra la gente, tutti i giorni in sezione o ad attaccare manifesti. Che gli Dei lo accompagnino. Né danno notizia il figlio Gabriele e gli altri familiari, cui la Federazione Romana del MSFT si sente vicina per la grave perdita. Le esequie funebri si svolgeranno martedì 10 aprile alle ore 11 nella Chiesa del Sacro Cuore in Via Rodi a Civitavecchia.
8 aprile 2018 (Roberto Bevilacqua)

ELEZIONI POLITICHE 2018 - Tutte le candidature di ITALIA AGLI ITALIANI

Programma Elettorale 2018 Italia agli Italiani
Candidature in quota M.S.-Fiamma Tricolore
Camera Plurinominali Camera Uninominali
Senato Plurinominali Senato Uninominali











VITERBO - Ci ha lasciato il professor Bordoni
Si è spento improvvisamente, all'età di 94 anni, il professor ingegner Alessandro Bordoni, per decenni presidente dell'Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana di Viterbo e promotore della tradizionale cena sociale nella ricorrenza del 28 ottobre. "Siamo convinti - aveva detto Bordoni nell'ultima occasione - che l'unione di tutti i cittadini italiani servirà a superare le divergenze e gli interessi di parte per operare, uniti e coesi, in difesa della nostra identità, della nostra cultura e delle nostre millenarie tradizioni. I combattenti della RSI, oggi come ieri, sono al servizio dell'Italia." Nato il 1 luglio 1923 a Bassano del Grappa (Vicenza), figlio di un decorato della prima guerra mondiale, Alessandro l'8 settembre del 1943 non accettò l'ignobile armistizio e aderì immediatamente alla Repubblica Sociale Italiana. Arruolato nella Guardia Nazionale Repubblicana fu inviato a frequentare il corso da Ufficiale ad Orvieto. Rientrò a Viterbo con il grado di caporal maggiore allievo ufficiale e prestò servizio agli ordini del Console Ennio Cavina. Nel dopoguerra aderì al Movimento Sociale Italiano di cui fu consigliere comunale e insegnò matematica e fisica a più generazioni di viterbesi. Attualmente era Presidente Onorario del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, nonché candidato alla Camera nel collegio di Viterbo per le prossime elezioni politiche. L'intero Movimento si sente vicino ai familiari per la grave perdita. L'ultimo saluto si è tenuto mercoledì mattina, 31 gennaio 2018, alle ore 10,30, nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, in via del Paradiso a Viterbo. Era presente una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore con un omaggio floreale. 30 gennaio 2018 (Roberto Bevilacqua)

ELEZIONI POLITICHE 2018 - MODULISTICA

Accettazioni Candidature: Camera Plurinominale - Camera Uninominale - Senato Plurinominale - Senato Uninominale
* * * * * * * * * * * * * * * Camera dichiarazione non incandidabilità - Senato dichiarazione non incandidabilità

Sottoscrizioni: (stampare sulle 4 faccie di un foglio A3) Camera atto separato - Camera atto unico - Senato atto separato - Senato atto unico
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * Camera dichiarazione rappresentanti di lista - Senato dichiarazione rappresentanti di lista

Normativa: Istruzioni Min. Interno - Sintesi Legge 165/17 - Testo Legge 165/17 - All. 1 Legge 165/17 - D.Lgs. 12 dicembre 2017, n. 189
* * * * * * * Collegi Plurinominali Camera - Collegi Plurinominali Senato - Ripartizione Collegi Camera - Ripartizione Collegi Senato
* * * * * * * Mappa Collegi Camera dei Deputati - Mappa Collegi Senato della Repubblica

Regole principali Legge 3 novembre 2017, n. 165

* Collegi plurinominali costituiti dall'aggregazione del territorio di collegi uninominali contigui e tali che a ciascuno di essi sia assegnato un numero di seggi non inferiore a 3 (tre) e non superiore a 8 (otto)
* Numero dei candidati non inferiore alla metà, con arrotondamento all'unità superiore, dei seggi assegnati al collegio plurinominale e non superiore al limite massimo di seggi assegnati al collegio plurinominale; in ogni caso, il numero dei candidati non può essere inferiore a due né superiore a quattro (sentenza della Corte Costituzionale)
* Candidature in almeno due terzi dei collegi plurinominali della Circoscrizione di appartenenza
* Ciascuna lista è tenuta a presentare candidati in tutti i collegi uninominali del collegio plurinominale
* Nel complesso delle candidature presentate da ogni lista o coalizione di liste nei collegi uninominali a livello nazionale, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento, con arrotondamento all'unità più prossima
* Nel complesso delle liste nei collegi plurinominali presentate da ciascuna lista a livello nazionale, con alternanza di genere, nessuno dei due generi può essere rappresentato nella posizione di capolista in misura superiore al 60%, con arrotondamento all'unità più prossima
* Nessun candidato può essere incluso in liste con lo stesso contrassegno in più di 5 (cinque) collegi plurinominali
* Nessuno può essere candidato in più di un collegio uninominale
* Il candidato in un collegio uninominale può essere candidato, con il medesimo contrassegno, in collegi plurinominali, fino a un massimo di 5 (cinque)
* Il candidato nella circoscrizione Estero non può essere candidato in alcun collegio plurinominale o uninominale del territorio nazionale
* Nessun candidato può accettare la candidatura contestuale alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica
* Sottoscrizione di almeno 1.500 (375*) e da non più di 2.000 (500*) elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale
(* disposizione nella Legge di Bilancio 27-12-17, n. 205, art. 1, c. 1123)

ROMA 7 gennaio 2018 - Commemorazione dei Caduti di Acca Larentia
Domenica 7 gennaio ricorre il 40º anniversario (1978) dell'assassinio di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni davanti alla Sezione M.S.I. di Acca Larentia al Quartiere Tuscolano. Alle ore 18,00 si è tenuto il Presente ai Caduti, al quale ha partecipato, senza bandiere o simboli, una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore con un omaggio floreale.




ROMA 28 dicembre 2017 - In memoria di un Militante: commemorazione di Angelo Pistolesi
Giovedì 28 dicembre ricorre il 40º anniversario della uccisione (1977) del giovane Angelo Pistolesi. Dirigente della sezione romana del MSI-DN dei quartieri Magliana e Portuense, stimato lavoratore dell'ENEL, trentenne e padre di familia, era un entusiasta della lotta politica per la affermazione dei Suoi ideali e aveva interessi culturali sul corporativismo e la socializzazione delle imprese. Angelo veniva vigliaccamente assassinato con armi da fuoco mentre si recava al lavoro. Alle ore 10,00 una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore lo ha ricordato con un omaggio floreale sul luogo dell'agguato, in Via Vincenzo Statella al Portuense.

ROMA - La piaga delle delocalizzazioni
A proposito di perdita dei posti di lavoro, qualche giorno fa ho assistito alla solita scontata esternazione televisiva sui mali indotti dai prodotti, alimentari e non, importati dall’estero anziché prodotti in casa nostra, nell’ambito delle ricadute sull’ecologia e sulla “sostenibilità globale” oggi tanto in voga. Il noto opinionista sostiene che più lontano si acquista e più carburanti si bruciano nel trasporto con il relativo inquinamento: come scoprire l’acqua calda! Sono decenni che sosteniamo l’importanza di consumare prodotti italiani, che abbiamo in abbondanza, di mantenere le attività produttive nel Bel Paese, per quello e tanti altri motivi, non ultima la questione dei livelli occupazionali. All’indomani dell’anniversario del 28 ottobre, tale riflessione è anche un doveroso riconoscimento a Chi, quasi un secolo fa, aveva già intuito la rilevanza di tali argomenti per la sopravvivenza stessa della Nazione Italia, al contempo mettendo al centro della società l’uomo e la sua dignità. Ma oggi c’è l’Unione Europea che stipula accordi con paesi africani e del Medio Oriente, mortificando la produzione agricola dell’Europa mediterranea, ci sono le multinazionali con l’unico obiettivo di incrementare gli utili, c’è il buonismo immigrazionista, c’è la globalizzazione e la moda delle delocalizzazioni nella prospettiva di ridurre il costo del lavoro, magari sfruttando i poveri malcapitati senza tutele e garanzie sociali dall’altra parte del mondo. Il risultato è quello di portare la produzione e il lavoro all’estero, lasciando agli immigrati quel che rimane della richiesta di mano d’opera nostrana, mentre gli Italiani, dai giovani laureati ai pensionati, sono costretti a cercare fortuna e condizioni di vivibilità altrove. Poco importa poi se, fra gli effetti “collaterali” delle importazioni ci siano l’inquinamento e il riscaldamento globale. I nostri governanti, del resto, in forza anche del “diktat” del 1947 imposto dai “vincitori” e di tutti i provvedimenti o trattati consequenziali, sono da allora impegnati a ottemperare i desiderata dei padroni del vapore, cedendo il suolo italico per le basi Nato e lo sfruttamento di acque territoriali (come accaduto in Sardegna a favore della Francia), nonché rinunciando alla sovranità nazionale a favore della triade BCE-UE-FMI. Ora, infine, anziché spendere tempo, energie e risorse in leggi e provvedimenti inutili o dannosi, come la proposta di divieto della “propaganda fascista” o quella sullo “jus soli”, chi può, ma soprattutto deve, legiferare, si preoccupi di come riportare e mantenere in Italia le attività produttive, promovendo incentivi e contemporanei deterrenti per le importazioni, anziché rincorrere i fantasmi del passato o pericolose utopie. Si può anche trarre insegnamento da ciò che di buono fu fatto in passato, rinunciando con un po’ di umiltà a invidia e presunzione, senza paura di riproposizioni impossibili in un contesto storico-culturale completamente cambiato e in continuo mutamento, ma nel quale la forza lavoro è sempre più sostituita da macchine e automazione, con la dignità umana spesso calpestata e umiliata da un divario inaccettabile fra ricchezza e povertà, a dispetto delle conquiste di civiltà tanto celebrate.
29 ottobre 2017 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 24 Settembre 2017 - Visita alla Tomba dei Caduti di Rovetta al Verano
Ore 9,30 - Incontro all’ingresso secondario del Cimitero del Verano nel Piazzale delle Crociate (poco prima della Tangenziale)
Ore 10,00 - Visita alla Tomba dei Caduti di Rovetta e Cerimonia commemorativa; breve saluto di un rappresentante dell'Ass. Reduci della Legione Tagliamento e del Comitato Onoranze Caduti di Rovetta; brevi interventi di Reduci e parenti dei Caduti
Ore 10,30 - Appello dei 43 giovanissimi Martiri vigliaccamente assassinati; lettura della “Preghiera del Legionario”
Ore 11,30 - Messaggi dell'Associazione Reduci Tagliamento e Saluto di commiato della 13^ Visita romana
Ha partecipato una delegazione del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

ROMA - Posti di lavoro H3G a rischio
Ancora una volta si parla di perdita di posti di lavoro, questa volta da parte della telefonica Wind-Tre, come conseguenza della nota fusione, nel numero di circa 900 unità ex H3G operanti nelle sedi di Roma, Palermo, Genova e Cagliari; infatti la volontà di esternalizzare il servizio dei “call-center”, tramite cessione del ramo d’azienda è, come in altri casi similari, l’anticamera dei licenziamenti. E di nuovo si ritorna sul tema della regolamentazione mancante in tale settore, per meglio tutelare i lavoratori. Come ci si deve chiedere perché tante società hanno optato per il ricorso a terzi, ovvero ad aziende di lavoro interinale o in appalto, nello svolgimento di attività varie, come quella telefonica di cui trattasi, anziché servirsi dei propri dipendenti. E’ ovvio che, quando l’obiettivo è di incrementare gli utili, fa gola la prospettiva della riduzione del costo del lavoro, appaltandolo all’esterno a soggetti senza scrupoli nello sfruttare i poveri malcapitati senza tutele e garanzie sociali, magari anche dall’altra parte del mondo. Se poi la delocalizzazione all’estero va a finire ove lo sfruttamento, in termini di orario di lavoro e retribuzione, è tacita regola, c’è l’ulteriore vantaggio di essere fuori della giurisdizione italiana, anche in caso di contestazioni e reclami da parte degli utenti. C’erano una volta i “produttori” e i “prestatori d'opera”, oggi, grazie alle privatizzazioni, al libero mercato e alla ricerca del massimo profitto, ci sono le multinazionali e i grandi finanzieri i quali, piuttosto che a produrre un bene o un servizio, mirano a muovere azioni e soldi, considerando l’”uomo lavoratore” come un numero senza proprie dignità e intelletto, o come un “robot” che deve semplicemente eseguire alla lettera gli ordini impartiti. Sembra quasi che per tante grandi aziende e multinazionali (senza generalizzare perché ci sono anche imprenditori con un minimo di sensibilità sociale e buon senso) i prestatori d'opera siano un fastidioso accessorio per i loro scopi. Sono evidenti anche le responsabilità e le collusioni dei sindacati che hanno accettato, o meglio come si dice adesso “concertato”, le proposte di una sinistra sempre più liberal-capitalista, in barba ai miopi elettori di quest’ultima che tardivamente abolisce i voucher, dopo l’uso distorto e truffaldino dei medesimi prevedibile anche a priori. Ma non si può lasciare al buon senso e alla sensibilità degli imprenditori la volontà di trovare forme di partecipazione dei propri dipendenti alla gestione e agli utili delle aziende in cui lavorano, anziché licenziare e delocalizzare: migliaia di famiglie che si trovano senza reddito da un giorno all’altro non spendono (e non telefonano) più come prima, comprimendo i consumi e di conseguenza la produzione di beni e servizi, come cercare di sollevare un secchio avendoci i piedi dentro. Pertanto, incondizionata solidarietà ai lavoratori ex H3G, ma soprattutto sarebbe opportuno l’obbligo per le imprese, previa l’introduzione d’incentivi fiscali e sgravi contributivi, di assumere personale da destinare a quelle attività che attualmente sono o saranno “esternalizzate”, come appunto i “call-center” ma non solo, oltre all’introduzione di un generalizzata e più equa regolamentazione del mercato del lavoro, anche con l’applicazione delle forme di partecipazione previste dell’art. 46 della Costituzione. La fine di questo attuale sistema è segnata dalle piaghe dell’economia di mercato senza alcun controllo, ma anche delle assunzioni e degli appalti clientelari, con il risultato di distorcere la piazza del lavoro, annichilendo la meritocrazia e le professionalità. I rimedi per un’inversione di tendenza ci sono: l’uomo e la sua dignità vanno messi al centro della società, non emarginati, calpestati e umiliati da un divario inaccettabile fra ricchezza e povertà, a evitare una degenerazione irreversibile di tensioni e drammi sociali che minerebbero la sopravvivenza stessa di una civiltà millenaria.
27 maggio 2017 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 10 giugno 2017 - S.Messa per i Caduti e Dispersi nella Campagna di Russia
Sabato 10 giugno, alle ore 11 nella Chiesa di San Roberto Bellarmino in Piazza Ungheria, si è celebrata una Santa Messa in suffragio dei Caduti e Reduci nella Campagna di Russia dell'ultimo conflitto mondiale. Ha partecipato una delegazione del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

ROMA 28 maggio 2017 - Un doveroso omaggio alla gloriosa Folgore

M.O. - Missili USA sulla Siria di Assad, l'ISIS: grazie Trump...
C'era da aspettarselo. Dopo i veti, i muri e le espulsioni per gli immigrati, i dazi sulle importazioni, Donald Trump il dazio doveva pagarlo alle multinazionali del petrolio, degli OGM e degli armamenti, nonché ai poteri forti del mondialismo e delle globalizzazione, cui ogni presidente statunitense prima o poi deve sottomettersi. Allora quale occasione migliore, con il pretesto falsamente umanitario di prevenire altri attacchi con armi chimiche (non provati) da parte del legittimo potere di Bashar Al-Assad, per riguadagnare la fiducia dei padroni del vapore? Detto e fatto, con 59 missili lanciati verso una base aerea siriana e l’effetto “collaterale” di alcune decine di vittime, fra cui molti civili, come rappresaglia per altrettanti morti a causa, sembra, dell’esplosione di un deposito di armi chimiche dell’ISIS, colpito dall’aviazione siriana qualche giorno prima. Sull’intera vicenda, va detto, ci sono molte ombre e punti oscuri, ma rimangono l’irresponsabilità, la gravità e la criminalità del gesto in un’area geografica con equilibri già ampiamente compromessi, con il coinvolgimento indiretto della Russia, sola grande potenza a contrastare fattivamente l’ISIS e che certamente non resterà a guardare. Alcuni media occidentali sona arrivati a concludere che l’attentato nella metropolitana di San Pietroburgo sia stato architettato dai servizi segreti russi: quanta malafede e faziosità! Di certo, esattamente da un secolo quest’anno, dai tempi del “democratico” guerrafondaio Thomas Woodrow Wilson, che l’Italia ringrazia per i territori negatigli nel 1918, gli USA interferiscono negli affari interni e sulla sovranità degli Stati in tutto il mondo, anche intervenendo militarmente, in barba all’ONU e al diritto internazionale. Dall’altra parte del globo, il dittatore nord coreano Kim Jong-un giustifica l’uso delle armi atomiche in caso di attacco USA; non c’è da stare tanto tranquilli, anche se i rudimentali missili di cui dispone la Nord-Corea prima o poi finiranno per esplodergli sulla rampa di lancio e poi la Cina, che la protegge, gli consiglia saggiamente di abbaiare senza mordere. E i cinesi tutto sono fuorché stupidi, forti anche del possesso di poco meno di un quinto del debito pubblico statunitense.
8 aprile 2017 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 28 febbraio 2017 - Commemorazione di Mikis Mantakas
Martedì 28 febbraio, alle ore 18,00 in Piazza Risorgimento (< Via Ottaviano), in occasione del 42° anniversario, la Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha deposto un omaggio floreale presso il luogo del sacrificio di Mikis Mantakas, vittima della barbarie antifascista.






ROMA - Solidarietà ai tassisti
Solidarietà incondizionata ai tassisti in agitazione per i loro giusti diritti, per evitare che le loro licenze diventino carta straccia
Il copione è sempre lo stesso: botte e denunce per i lavoratori che reclamano i loro diritti, fra cui quello a una vita dignitosa per le loro famiglie (già è successo tante volte, come ad esempio con i minatori del Sulcis), governo sordo e cieco, che addirittura ha posto la questione di fiducia sul Decreto Milleproroghe: la promessa di un nuovo decreto entro 30 giorni sono solo panni caldi. Se protestano gli immigrati, viene evitato lo scontro fisico con le FF.OO., vengono concessi alberghi, vitto, alloggio, lavoro e ricongiungimenti familiari, con tanto di pensioni sociali. Vengono concessi finanziamenti a lobbies gay, che utilizzano i soldi pubblici per organizzare locali di incontri omosessuali a pagamento. Se la UE e la BCE ci chiedono una manovra finanziaria aggiuntiva (per coprire nuovi interessi su un enorme debito pubblico già gravato da precedenti interessi), se le maledette banche chiedono di essere salvate dai disastri da loro stesse causati, a pagare sono sempre i contribuenti Italiani Veri, che poi finiscono per perdere la casa e dormire in strada. Altro che accuse di razzismo e populismo, altro che buonismo peloso e ipocrita: qui il razzismo è al contrario! Sveglia Italia, svegliamoci Italiani, prima che sia troppo tardi.
24 febbraio 2017 (Roberto Bevilacqua)

CANICATTI' (AG) - Ciao Peppe
Purtroppo oggi pomeriggio ci ha lasciato prematuramente Giuseppe CAMMALLERI, personaggio di spicco del MSI prima e tuttora del MS-Fiamma Tricolore, di cui era Vice Segretario Nazionale, oltreché mio personale grande amico. Lo ricordiamo per l'onestà, la lealtà, la coerenza a quelle Idee che mossero il mondo, il senso della giustizia, ma anche per la dedizione al lavoro e alla famiglia: senza alcuna retorica, un esempio di vita per tutti, anche per altri ambienti politicamente distanti. Un male crudele e incurabile lo ha strappato a questa vita terrena. Esprimo vicinanza alla moglie, alla figlia e agli altri familiari per la grave inconsolabile pedita.
6 febbraio 2017 (Roberto Bevilacqua)



ABRUZZO - Tragedia in montagna: non è l'ora delle polemiche
Fra terremoto e bufera di neve senza precedenti, il centro Italia non ha tregua: il disastro di Rigopiano è solo l'apice di tale emergenza, ma centinaia di centri abitati sono isolati e senza elettricità. Non è adesso il momento delle polemiche su incuria, ritardi e omissioni, ma piuttosto quello dei soccorsi immediati. Solidarietà ai familiari delle vittime, plauso e incoraggiamento ai 12 soccorritori della Guardia di Finanza che hanno raggiunto l'albergo con gli sci dopo oltre 8 ore nella tormenta, ma anche ai volontari della Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e ai Carabinieri: in Italia c'è ancora chi opera bene con altruismo e sprezzo del pericolo, nonostante le carenze organizzative e dei vertici. Vergogna invece per l'ennesima inopportuna vignetta di Charlie Hebdo: mai più solidarietà a quei deficienti.
21 gennaio 2017 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Prestatori d'opera o robot?
La vicenda dei 1.666 licenziamenti di Almaviva Roma mette prepotentemente in risalto tette le criticità e le emergenze legate alla precarietà del lavoro. Riprendendo il brillante articolo pubblicato lo scorso 3 gennaio su ProntoProfessionista.it, in cui Giuliano Marchetti cita la proposta legislativa del M5-S (a firma Cominardi-Lombardi) sui “call-center”, si condivide il parere che la medesima sia insufficiente a regolamentare tutto il relativo settore e meglio tutelare i lavoratori. Infatti, indipendentemente, dalla richiesta di un’opportuna revisione contabile amministrativa dei bilanci societari di Almaviva Contact, al fine di verificare la sussistenza dell’effettiva crisi della medesima azienda, il male, in questo come in altri casi similari, va aggredito alle sue radici. Perché tante società hanno optato per il ricorso a terzi, ovvero ad aziende di lavoro interinale o in appalto, nello svolgimento di attività varie, come quella telefonica di cui trattasi, anziché servirsi dei propri dipendenti? E’ ovvio che, quando l’obiettivo è quello di incrementare gli utili, fa gola la prospettiva della riduzione del costo del lavoro, appaltandolo all’esterno a soggetti senza scrupoli nello sfruttare poveri malcapitati senza tutele e garanzie sociali, magari anche dall’altra parte del mondo. C’erano una volta i “produttori” e i “prestatori d'opera”, oggi, grazie alle privatizzazioni, al libero mercato e alla ricerca del massimo profitto, ci sono le multinazionali e i grandi finanzieri i quali, piuttosto che a produrre un bene o un servizio, mirano a muovere azioni e soldi, considerando l’”uomo lavoratore” come un numero senza proprie dignità e intelletto, o come un “robot” che deve semplicemente eseguire alla lettera gli ordini impartiti. Sono evidenti anche le responsabilità e le collusioni dei sindacati che hanno accettato, o meglio come si dice adesso “concertato”, la segmentazione dei processi produttivi e l’esagerata specializzazione delle mansioni lavorative. Pertanto, sarebbe opportuno l’obbligo per le imprese, previa l’introduzione d’incentivi fiscali e sgravi contributivi, di assumere personale da destinare a quelle attività che attualmente sono “esternalizzate”, come appunto i “call-center” ma non solo. Questo sistema, oltre che dall’economia di mercato senza alcun controllo, è drogato dalle assunzioni e dagli appalti clientelari, con il risultato di distorcere la piazza del lavoro (vedi anche licenziamenti in massa), annichilire la meritocrazia e le professionalità. I valori e i principi umani fondamentali vanno messi al centro della società, non emarginati e calpestati: un’inversione di tendenza in tal senso è più che mai necessaria e urgente, per evitare la degenerazione irreversibile delle tensioni e dei drammi sociali cui già si assiste.
14 gennaio 2017 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 22 gennaio 2017 - Cerimonia per i Caduti di Nikolajewka
Domenica 22 gennaio, alle ore 9,30 in Via Cassia 951 (Tomba di Nerone), si svolgerà un corteo con cerimonia conclusiva al civico 737 nel Giardino dei Caduti e Reduci di Russia, per ricordare i Caduti nella battaglia di Nikolajewka del 1943.

ROMA 11 gennaio 2017 - Commemorazione dei Caduti di Mogadiscio
Mercoledì 11 gennaio, alle ore 11,00 nel Tempio dei Caduti e Dispersi in Piazza Salerno, sarà celebrata una S.Messa in onore dei Caduti di Mogadiscio in Somalia, nell'anniversario dell'eccidio del 1948, in cui vennero uccisi numerosi Italiani e Somali.

ROMA 7 gennaio 2017 - Commemorazione dei Caduti di Acca Larentia
Sabato 7 gennaio ricorre il 39º anniversario (1978) dell'assassinio di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni davanti alla Sezione M.S.I. di Acca Larentia al Quartiere Tuscolano. Alle ore 18,00 si è tenuto il Presente ai Caduti, al quale ha partecipato, senza bandiere o simboli, una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore con un omaggio floreale.





ROMA 28 dicembre 2016 - In memoria di un Militante: commemorazione di Angelo Pistolesi
Mercoledì 28 dicembre ricorre il 39º anniversario della uccisione (1977) del giovane Angelo Pistolesi. Dirigente della sezione romana del MSI-DN dei quartieri Magliana e Portuense, stimato lavoratore dell’ENEL, trentenne e padre di familia, era un entusiasta della lotta política per la affermazione dei Suoi ideali e aveva interessi culturali sul corporativismo e la socializzazione delle imprese. Angelo veniva vigliaccamente assassinato con armi da fuoco mentre si recava al lavoro. Alle ore 9,30 una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore lo ha ricordato con un omaggio floreale sul luogo del’agguato, in Via Vincenzo Statella al Portuense.

REFERENDUM 4-12-2016: NO alla peggiore delle riforme
Dopo decenni di discussioni e veti incrociati la montagna ha partorito un topolino. Infatti, la proposta di riforma sull’elezione del Senato e sul Titolo V della Costituzione, presentata dal Governo Renzi l’8 aprile 2014, è talmente storpia, incompleta e sconclusionata da non poter essere stata approvata dal Parlamento. Nel merito, ad esempio, va rilevato che la riduzione del numero dei senatori e l’abolizione del CNEL comporterebbero insieme un risparmio di alcune decine di milioni di euro a fronte di una spesa pubblica di oltre 800 miliardi di euro annui, pari a circa il 50 % del PIL: come una goccia nel mare. I risparmi veri si otterrebbero riducendo non solo numero, indennità e prebende di entrambe le camere, ma anche i costi di funzionamento di tali istituzioni e loro indotto (che, si badi bene, rimarrebbero sostanzialmente invariati), abolendo benefici, stipendi e pensioni d’oro, clientelismi, consulenze inutili e appalti facili, elargiti a se stessa e ai soliti amici e parenti da un classe politica irresponsabile e incompetente. Per contro, dopo diversi Presidenti del Consiglio non eletti da nessuno, alla stessa maniera si avrebbero altri cento privilegiati scelti fra Consiglieri Regionali e Sindaci, in base peraltro a criteri dettati da una legge che ancora non esiste, comunque conferendo ulteriori incarichi e poteri a che già ne ha e sottraendone tempo agli impegni in sede locale, con buona pace di opposizioni e formazioni politiche minori, ormai sempre più penalizzate da leggi elettorali varate in disprezzo di una effettiva pluralità di rappresentanza popolare. Il sogno dei sostenitori del Sì è forse quello di accorpare poteri, amministrare e poter disporre a proprio piacimento della cosa pubblica, con un consenso ottenuto truffaldinamente da molto meno della metà del corpo elettorale. Ecco allora il ricorso al referendum confermativo (che non necessita di quorum partecipativo per la sua validità) che appare, pertanto, un disperato tentativo di aggrapparsi sugli specchi da parte di chi, obbedendo ai desiderata di Bruxelles e Francoforte, sente ora mancare letteralmente la terra sotto ai piedi, a maggior ragione dopo i chiari segnali di opposizione a questa Unione Europea dei banchieri e della grande finanza internazionale, provenienti da tutti i paesi, specialmente dell’Est-Europa, da buona parte della Francia, dal Regno Unito con la Brexit e anche da oltre oceano con l’elezione, non tanto sorprendente, di Donald Trump alla presidenza USA. Stiano sereni, se ci riescono, gli ipocriti alla Juncker, alla Schulz e alla Tusk, tanto il vento comincia a cambiare direzione anche nel vecchio Continente e il referendum del prossimo 4 dicembre sarà un ulteriore, ma non ultimo, scossone a un sistema iniquo, ingiusto e corrotto. La vera riforma costituzionale dovrebbe semmai riguardare le cosiddette “disposizioni transitorie” ancora vigenti, imposte oltre 70 anni fa dai vincitori dell’ultimo conflitto mondiale, oppure una più concreta applicazione dell’art. 46 sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, ereditata dalla Repubblica Sociale Italiana, da sempre battaglia del Movimento Sociale Italiano prima e poi del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
15 novembre 2016 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 18 Settembre 2016 - Visita alla Tomba dei Caduti di Rovetta al Cimitero del Verano
Ore 9,30 - Incontro all’ingresso secondario del Cimitero del Verano nel Piazzale delle Crociate (poco prima della Tangenziale)
Ore 10,00 - Corteo dall'Ingresso del Verano alla Tomba dei Caduti
Ore 10,30 - Visita alla Tomba dei Caduti di Rovetta e Cerimonia commemorativa; breve saluto di un rappresentante dell'Ass. Reduci della Tagliamento e dell'Ass. Campo della Memoria; brevi interventi di Reduci; commemorazione storica dei Caduti del Prof. Stelvio Dal Piaz; appello ai Caduti di Rovetta
Ore 11,30 - Santa Messa in suffragio dei Martiri officiata da Don Marco Solimena, sacerdote del Clero romano, e Benedizione della Tomba; lettura della “Preghiera del Legionario”
Ore 13,00 - Incontro conviviale presso il vicino Ristorante “Gran Sasso“ (Via Como, 10); esso sarà preceduto dalla consegna del Premio Alto Morale Edizione 2016
Ore 15,00 - Comunicazioni dell'Ass. Reduci Tagliamento e Campo della Memoria di Nettuno; commiato
Parteciperà una delegazione del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

VIGOPONZO (AL) 18 Settembre 2016 - Commemorazione dei Caduti della R.S.I.
Programma della Commemorazione
10 settembre 2016 (Roberto Bevilacqua)

CIAMPINO (RM) - ARMANDO MARAFIOTI è andato oltre
Lo scorso 7 agosto è venuto a mancare Armando Marafioti, storico militante di Ciampino del M.S.I. prima e poi del M.S.F.T. fino alla sua dipartita. Le esequie funebri si terranno mercoledì 10 agosto 2016 alle ore 15,00, nella Chiesa di Gesù Divino Operaio in Via Icaro a Ciampino (Roma). La Federazione Romana del M.S. Fiamma Tricolore è vicina ai familiari per la grave perdita.
8 agosto 2016 (Roberto Bevilacqua)

FRANCIA - Solo nel calcio i mali dell’Europa?
Ormai non ci si fa quasi più caso, tanta è l’abitudine a tali notizie. I Campionati Europei sono iniziati e proseguiti all’insegna di scontri e violenze far tifoserie opposte, come se fosse considerato pressoché normale nel calcio. Ma l’immagine che l’Europa mostra di se in questi giorni, sotto i riflettori del mondo, è pessima: migliaia di “sostenitori”, siano essi Inglesi, Russi, Francesi, Olandesi, Polacchi, Ucraini o Ungheresi, se le sono date di santa ragione, apparentemente per futili motivi. Certo non può ritenersi che gli Europei siano rappresentati solo da ubriaconi che si prendono a sprangate e coltellate prima, durante e dopo una partita di calcio, ma in tale frangente lo stereotipo che appare a livello globale è purtroppo questo, anziché quello più consono di faro di civiltà nel mondo. Qualcuno in altre parti del globo potrebbe chiedersi da quale pulpito viene la predica, nel momento in cui l’Europa condanna le atrocità che vengono commesse nel Medio Oriente, dall’Isis, nei paesi africani, asiatici e altrove, seppure con motivazioni più serie di una partita di calcio, senza qui giustificare o entrare nel merito delle varie questioni. Né può considerarsi, poiché sarebbe riduttivo, un fenomeno limitato e circoscritto alle rivalità calcistiche: i sentimenti di orgoglio nazionale, benché annichiliti da una molteplicità di tentativi a livello europeo e globale, manovrati dalla grande finanza internazionale, sono vivi più che mai, accompagnati da un malessere e un disagio diffusi, scaturiti, soprattutto nei giovani, da un generale scadimento valoriale e dall’incertezza sul futuro. Anche l’argomento delle migrazioni incontrollate e dei profughi verso l’Europa dalle zone devastate da guerre scatenate, va detto, con decisioni prese oltreoceano, ha un ruolo decisivo e fondamentale. Basti pensare all’opposizione francese e olandese, circa la Costituzione della UE, alla posizioni critiche, ad esempio, di Cechia, Polonia e Ungheria, al caso della Grecia e all’imminente possibile “Brexit”. A proposito di Regno Unito, molte ombre si addensano sull'orribile uccisione della deputata Jo Cox, impegnata nei diritti umani e considerata, poiché voce libera, una “rompiscatole” all’interno del suo stesso partito laburista: le circostanze e le modalità dell’omicidio sono state tali da non potersi osservare semplicemente come un gesto isolato di uno squilibrato, del resto non si conoscono (e probabilmente non si sapranno mai) i mandanti e le manovre oscure che si celano dietro a tale azione. Di fatto, ora i sondaggi sul referendum del prossimo 26 giugno circa la permanenza dell’UK nella UE sono ribaltati, con il fronte del 'sì' (Remain) davanti a quello del 'no' (Leave). Tornando in Italia, se il burattino Renzocchio ha tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo in occasione del referendum sulle trivellazioni (quando mai un Capo del Governo ha invitato i cittadini a non votare?) che non ha raggiunto il quorum necessario, altrettanto non potrà fare adesso dopo i deludenti risultati delle elezioni amministrative, con il PD sconfitto ovunque, umiliato a Napoli, perdendo con grande scarto la guida di Roma e Torino, al di là delle tante fesserie che ha esternato e continua a esprimere. C’è però da aspettarsi qualche altro colpo basso a sorpresa, ora che la macchina referendaria sulla riforma costituzionale al voto in ottobre è stata affidata a suon di milioni di euro allo stesso “guru” USA guidante la macchina elettorale di Barak Obama quattro anni fa. In ogni caso l’Europa e la UE dovrebbero cambiare registro e, soprattutto sganciarsi dalla sudditanza nei confronti di BCE e FMI: se non fosse possibile, la stessa UE sarebbe una millantata “Unione” senza alcun senso di esistere.
20 giugno 2016 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Onore a GERO
Il Camerata Gennaro “Gero” Gargiulo è andato oltre. Paracadutista e Combattente giovanissimo nella Repubblica Sociale Italiana, militante infaticabile e di razza del M.S.I. prima e poi del M.S.F.T.. Ricordiamolo con affetto e vicinanza ai familiari per la grave perdita. Le esequie funebri si celebreranno mercoledì 4 maggio 2016 alle ore 14,30 presso la Chiesa di Isola Farnese in Roma (Cassia).
3 maggio 2016 (Roberto Bevilacqua)





25 aprile 1945: l'Italia diventa colonia - 25 aprile 2016: nulla da festeggiare, ma Onore a chi ne ha difeso la Sovranità e l'Indipendenza

ROMA 1° e 2 aprile 2016 - Raccolta sottoscrizioni per il "Baratto Fiscale"
La Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, lo scorso venerdì 1° aprile dalle ore 16,00 alle 20,00, in Viale America < Via Cristoforo Colombo (Metro Eur Palasport), e sabato 2 aprile dalle ore 10,00 alle 18,00, in Piazzale Appio (fronte magazzini Coin), ha proposto una raccolta di firme per promuovere il "Baratto Fiscale" anche nella Capitale, in favore dei cittadini in difficoltà economiche. In pratica, i debiti pregressi verso gli Enti Locali potrebbero essere sanati con lavori socialmemte utili o di pubblica utilità di valore equivalente. L'iniziativa ha riscosso vivo interesse e adesioni da parte dei passanti.
3 aprile 2016 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 10 febbraio 2016 - Commemorazione dei Martiri delle foibe
Lo scorso 10 febbraio, alle ore 18,00 in Via Laurentina (< Via Antonio Cippico), in occasione del Giorno del Ricordo, dedicato alle migliaia di Italiani trucidati dai partigiani titini nel 1945 e al conseguente esodo di oltre 350.000 da Fiume, dall'Istria e dalla Dalmazia, la Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, congiuntamente con l'Associazione Nazionale Giuliani e Dalmati, ha deposto un omaggio floreale presso il monumento dedicato ai martiri di tale eccidio. Erano presenti tanti comuni cittadini dotati di senso civico e amor patrio.
12 febbraio 2016 (Roberto Bevilacqua)

Roma 30 gennaio 2016 - Adesione alla Giornata della Famiglia
La Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha aderito alla manifestazione per la Famiglia del 30 gennaio al Circo Massimo, senza propri simboli o bandiere per non alterare la trasversalità dell'evento, ribadendo la contrarietà all'attuale disegno di legge Cirinnà. Indipendentemente dalla fede o convinzione religiosa di ciascun essere umano e lontano da ogni tentazione omofoba, il M.S.F.T. riafferma il principio dell'unicità della famiglia tradizionale eterosessuale e del matrimonio tra un uomo e una donna, quindi tra generi biologicamente diversi. Tale famiglia è altresì la più piccola forma di aggregazione primaria su cui si fonda e da cui di sviluppa l'ìntera società umana tramite procreazione, senza la quale tale sviluppo non potrebbe avvenire. I figli, scopo primario della famiglia, hanno bisogno di un papà e di una mamma "veri", anche adottivi, ma purché di genere diverso, non dell'assurdo dualismo "genitore 1 - genitore 2".
27 gennaio 2016 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 23/24 gennaio 2016 - 73° anniversario della battaglia di Nikolajewka
Sabato 23 gennaio, ore 17,00: Sala Conferenze dell'Istituto "SS. Vergine", Via Cassia n. 735 (Tomba di Nerone) - Convegno sull'epopea dei soldati Italiani in Russia
Domenica 24 gennaio, ore 9,30: Via Cassia < Via di Grottarossa - Partenza sfilata reduci e familiari; ore 10,30: Monumento ai Caduti e Dispersi in Russia, presso l'omonimo Giardino, Via Cassia n. 737 (Tomba di Nerone) - Cerimonia di Commemorazione
Ha partecipato una delegazione del Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
21 gennaio 2016 (Roberto Bevilacqua)






ROMA 16 gennaio 2016 - Manifestazione nei pressi della Banca d'Italia: prima il Popolo, per ultime le Banche
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha svolto, lo scorso 16 gennaio, un presidio fisso in via Nazionale (< Via Milano - fronte Palazzo delle Esposizioni), in solidarietà ai risparmiatori ingannati dalla Banca Etruria e altre, denunziando l'omesso-tardivo controllo da parte degli organi preposti della Banca d'Italia, nonché i raggiri e artifizi posti in essere dalle medesime banche salvate dal fallimento, con i soldi dei contribuenti. Non è la prima volta che accadono fatti simili, basti ricordare le vicende delle azioni Parmalat, dei bond argentini o dei mutui subprime americani, quali esempi di "spazzatura" finanziaria sponsorizzata e consigliata da solerti funzionari di banca. Il M.S.F.T. è da sempre fra la gente, con il Popolo, contro la speculazione degli istituti assicurativi e bancari, contro ogni azione finalizzata al massimo profitto di pochi e a discapito della comunità e delle famiglie.
16 gennaio 2016 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 7 gennaio 2016 - Commemorazione dei Caduti di Acca Larentia
Giovedì 7 gennaio ricorre il 38º anniversario (1978) dell'assassinio di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni davanti alla Sezione M.S.I. di Acca Larentia al Quartiere Tuscolano. Alle ore 18,30 si è tenuto il Presente ai Caduti, al quale ha partecipato, senza bandiere o simboli, una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore che, poco prima, ha deposto sul luogo un omaggio floreale.




ROMA 28 dicembre 2015 - In memoria di un Militante: commemorazione di Angelo Pistolesi
Lunedì 28 dicembre ricorre il 38º anniversario della uccisione (1977) del giovane Angelo Pistolesi. Dirigente della sezione romana del MSI-DN dei quartieri Magliana e Portuense, stimato lavoratore dell’ENEL, trentenne e padre di familia, era un entusiasta della lotta política per la affermazione dei Suoi ideali e aveva interessi culturali sul corporativismo e la socializzazione delle imprese. Angelo veniva vigliaccamente assassinato con armi da fuoco mentre si recava al lavoro. Alle ore 10,00 una delegazione del M.S.-Fiamma Tricolore lo ha ricordato con un omaggio floreale sul luogo del’agguato, in Via Vincenzo Statella al Portuense.

ROMA - Dipendenti comunali in sciopero contro i tagli allo stipendio
Dopo decenni di clientelismi, sprechi, appalti facili e mazzette, quasi 24.000 dipendenti del Comune di Roma, a rischio di taglio del “salario accessorio”, pari a circa un quarto della retribuzione complessiva, minacciano lo sciopero generale. Tali conseguenze di dissesto economico nella Capitale, le dovrebbero pagare i Consiglieri, gli Assessori e i Funzionari comunali inquisiti per le inchieste sui vari scandali e ruberie, compresi quelli che ora godono di pensioni d’oro, e non le categorie più deboli che ora rischiano di perdere in media circa € 300 su di uno stipendio totale mensile di € 1200. La Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore esprime solidarietà incondizionata ai lavoratori, auspicando che tale provvedimento-mannaia dei bilanci familiari, peraltro in un periodo di gravi difficoltà, non venga applicato, ma siano piuttosto reperiti i fondi necessari al ripianamento dei debiti fra le pensioni e gli stipendi più esosi ed esagerati, elargiti ai soliti amici e parenti da un classe politica irresponsabile e incompetente.
22 dicembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 21 dicembre 2015 - Incontro di fine anno della Federazione Romana MSFT
Lunedì 21 dicembre, si è svolta una riunione della Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Con l’occasione si sono scambiati i saluti di fine anno, nonché gli auguri per un proficuo 2016. Per informazioni: cell. 3923386430 - 3468549997

ROMA 12 dicembre 2015 - Raccolta sottoscrizioni per il "Baratto Fiscale"
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, nella simbolica Piazza Fiume a due passi da Porta Pia, ha proposto una raccolta di firme per promuovere il "Baratto Fiscale" anche nella Capitale, in favore dei cittadini in difficoltà economiche. In pratica, i debiti pregressi verso gli Enti Locali potrebbero essere sanati con lavori socialmemte utili o di pubblica utilità di valore equivalente.

PARIGI - Guerra anomala: i limiti dell’Occidente
L’ondata di orrore che ha pervaso nelle ultime ore la Francia, colpita al cuore nella sua capitale, non sembra essere né il primo né l’ultimo di questi episodi di terrore scatenati dall’I.S.I.S. e suoi affiliati. Mentre Parigi piange le sue 132 vittime, delle quali purtroppo non è finita la dolorosa conta, un altro attentato suicida ha provocato altri feriti in Turchia, proprio in coincidenza del vertice G20 ad Antalya. A parte gli inopportuni buonismo e carità pelosa di gran parte dei governi della U.E., di fronte alla realtà costituita dalla marea umana di milioni fra profughi provenenti dalla Siria e migranti cosiddetti “economici” dal Nord Africa, l’Europa e l’Occidente tutto hanno enormi responsabilità, con il loro atteggiamento di vassallaggio nei confronti degli U.S.A., appoggiandone tutte le sporche guerre lontane migliaia di km dai suoi confini, scatenate dalla metà del secolo scorso in poi, con il pretesto di esportare “democrazia” ma con nemmeno tanto celate mire di espansionismo economico nonché, non ultimi, redditizi affari legati al traffico di armi e armamenti. Senza ritornare sulle tante porcate nei confronti di Stati Sovrani contrassegnati come “canaglia”, se è vero che uno dei “kamikaze” di Parigi era entrato nella U.E. dalla Grecia poco tempo fa e che in Turchia c’è un traffico occulto di passaporti falsi, è preoccupante constatare quanto l’Europa, specialmente nell’imminenza del Giubileo, sia esposta alle tragiche conseguenze di questo conflitto diverso da quelli convenzionali, terminati alla metà del secolo scorso, in cui almeno l’obiettivo dichiarato di un esercito, a parte eccessi e crimini contro l’umanità, era un altro esercito, facendo salva la popolazione civile, che invece ora è nel mirino di questa guerra indefinita. Però nemici e obiettivi dell’I.S.I.S. non sono solo gli infedeli “non islamici” ma addirittura i cugini sciiti di cui l’Iran, già Stato “canaglia” secondo gli stereotipi americani, è il principale rappresentante, nonché altri sunniti aventi il torto di opporsi ai soprusi e al terrore. In un anno terribile, che non è ancora finito, la Francia, dopo l’attacco terroristico a Charlie Hebdo avvenuto il 7 gennaio scorso, è stata ancora una volta e più duramente colpita al Bataclan e in diversi altri luoghi di svago; ma sanguinosi attentati sono avvenuti anche contro moschee sciite in tutto il mondo arabo, ad Ankara contro i Curdi e, pochi giorni fa, a Beirut contro Hezbollah, in entrambi i casi altri musulmani. L’Europa, e in misura minore gli U.S.A., ora piangono dei loro mali e dei loro errori nell’appoggiare, finanziare, addestrare e armare i ribelli contro il presunto nemico, legittimo Presidente della Siria, Bashar Al Assad, come ieri in Kosovo, in Afganistan, in Iraq, in Libia e altrove, non sapendo più come uscire fuori da questa guerra anomala più di fanatismo che di religione, combattuta su terreni e profili non comuni, fino a poco tempo fa sconosciuti. Ma in questa situazione, il nemico dell’Europa è veramente la Russia di Putin? La N.A.T.O., e con essa la Turchia, hanno il dovere di riconsiderare le proprie strategie nella vasta area del vicino Oriente, come americani e loro alleati, comprese Arabia Saudita e Qatar, hanno quello di ridimensionare i propri obiettivi imperialisti e di dominio globale dei mercati, perché altrimenti verrebbero enfatizzati tutti i limiti dell’Occidente nel contrastare un nemico invisibile, mettendo a rischio la sopravvivenza delle proprie culture, tradizioni e civiltà millenarie. Sono proprio sicuri gli U.S.A. di poter fare a meno, un domani, dell’Europa così com’è conosciuta?
15 novembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

Halloween: dalla tradizione alle idiozie, mentre il mondo trema
A proposito dei tanti genitori omologati e colonizzati che la sera del 31 ottobre hanno fatto sfilare in costume i propri bambini, si rileva come Halloween sia una festività di origini celtiche che, purtroppo, ha assunto negli Stati Uniti le attuali snaturate forme idiotamente macabre e commerciali. La simbologia caratteristica della festa, legata al mondo della morte e dell’occulto, è il tipico emblema della zucca intagliata, derivato dalla leggenda di Jack-o'-lantern, vecchio ubriacone irlandese. Secondo alcuni studiosi, le origini di Halloween, risalgono addirittura alla festa pagana dell’antica Roma dedicata a Pomona (dea dei frutti e dei semi), o alla festa dei morti chiamata Parentalia. Più comunemente però, tale festività è collegata alla festa celtica di Samhain, (originariamente scritto Samuin in gaelico); infatti, il nome della festività, mantenuto storicamente dai Gaeli e dai Celti nelle isole britanniche, deriva dall'antico irlandese e significa approssimativamente "fine dell'estate". Solo nell'840, la festa di Ognissanti fu ufficialmente istituita da papa Gregorio IV il 1º novembre, forse allo scopo di mantenere una continuità col passato, sovrapponendo la nuova festività cristiana a quella più antica pagana; ma, in precedenza, Ognissanti veniva già festeggiato in Inghilterra appunto il 1º novembre. Probabilmente i molti babbei distratti ignorano tutto ciò, grazie all’appiattimento culturale e alle distorsioni informative diffuse da televisioni e organi di stampa, ma felici semplicemente di essere omologati a qualsiasi moda made in USA. Poco importa poi, come vuole questo sistema, che passino in secondo piano i tanti problemi nostrani di corruzione, sperperi di denaro pubblico e clientelismo (si badi bene: non solo a Roma ma in tutto lo stivale, Expo e Milano compresi), o quelli preoccupanti nelle polveriere del vicino oriente, ove le ultime notizie circa l’esplosione in volo dell’Airbus 321 russo sul Sinai fa presagire scenari ancora più inquietanti. Non c’è da stupirsi allora che la mattina del 1º novembre si faccia la conta dei danni, dei feriti e dei decessi nei festeggiamenti pazzi e nelle stupidità della notte appena trascorsa: dalle tre persone uccise da un’auto pirata nel Bronx di New York, al contorno da guerriglia urbana a Londra, fino ai due morti di Brindisi a causa del solito ubriaco alla guida. Certo un bel progresso è stato fatto nei paesi simbolo della libertà e della democrazia: contenti loro…
1° novembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

FREJUS - Una volta le grandi opere, oggi solo le tangenti
Il recente scandalo, ultimo di una lunga serie, che ha coinvolto i vertici dell’ANAS, dove era stato addirittura dedicato un intero ufficio alla riscossione delle bustarelle dagli appaltatori dei lavori, in altre parole, ove dirigenti e dipendenti erano profumatamente pagati dallo Stato per depredare il medesimo, fa venire alla mente come, tanto tempo fa, quando non esistevano i mezzi di comunicazione e tecnologi odierni, l’elettricità e le ferrovie erano agli albori, venivano gestiti i lavori pubblici. Non c’è bisogno di rispolverare le opere del tanto vituperato regime Fascista, per la qualcosa si rischia di essere tacciati per “nostalgici”. Se si va un po’ più indietro, si può prendere ad esempio la realizzazione del traforo del Frejus fra il Piemonte (Bardonecchia) e la Savoia (Modane), il cui primo progetto di Medail risale al 1839, stesso anno in cui fu inaugurata, prima in Italia, la ferrovia Napoli-Portici, nel troppo spesso denigrato Regno Borbonico di Napoli. Ebbene, nonostante le iniziali diffidenze dei Savoia e dei governanti di allora su tale opera ferroviaria senza precedenti, il progetto definitivo del primo tunnel alpino della storia fu approvato dalla Camera dei Deputati il 27 giugno 1857, la relativa legge promulgata da Carlo Alberto il 15 agosto, e i lavori, affidati al Ministero LL.PP. il 29 agosto con tecnici e maestranze proprie appositamente addestrate nelle miniere del Belgio, iniziarono il 1° settembre del medesimo anno, senza appalti e a soli due mesi dall’approvazione! Fu anche il primo traforo al mondo dove vennero utilizzati in modo significativo strumenti meccanici di scavo: gli ingegneri Germain Sommeiller, Sebastiano Grandis e Severino Grattoni, che guidavano il progetto, idearono e brevettarono nel 1854, per quest'opera, la perforatrice automatica pneumatica, funzionante ad aria compressa, utilizzata non direttamente per lo scavo, bensì per realizzare i fori di mina dove collocare le cariche esplosive, oltreché un sistema di convogliamento dell’aria respirabile fino a oltre 6 km dall’apertura del tunnel, per rendere le condizioni di lavoro sopportabili dagli uomini. Inoltre, sebbene la cessione di Savoia e Nizza alla Francia da parte del Regno di Sardegna in cambio dell'aiuto militare da essa prestato nel processo di riunificazione dell'Italia, avvenuta poi nel marzo 1860, avesse messo in forse il proseguimento dell'opera a partire dal 1858, fu Cavour a farla proseguire. Infatti, i Francesi accettarono che i lavori fossero continuati dagli Italiani e s'impegnarono a versare 19 milioni di lire, a condizione che il tunnel fosse concluso entro 25 anni, più un premio per ogni anno di anticipo sulla scadenza. Ma non finisce qui: per quanto le opere fossero state rallentate proprio dalla 2ª e 3ª guerra d’indipendenza e dal conflitto Franco-Prussiano, i 12,5 km di galleria furono conclusi in soli 9 anni dall'accordo e inaugurati il 18 settembre 1871! Il costo totale, con notevole risparmio per il neo-costituito Regno d’Italia, fu di circa 70 milioni di lire. C’era una volta il Genio Italico, altro che appalti mazzettari odierni, elargiti in sub-sub-concessione a imprese di scalzacani e incompetenti che sfruttano la mano d’opera in nero! “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” (Cicerone). Un apparato e un sistema marcio vanno solo smantellati completamente per ricostruirli da capo, altrimenti continueremo a pagare tasse su tasse per vedere solo nuovi scandali Alitalia, RFI, Expo, Mose, Sanità in tutte le Regioni, Enti Pubblici e gangli vitali dello Stato.
24 ottobre 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Marino si dimette, scatta il toto-Sindaco
Fra le tante incertezze e smentite, infine il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha formalizzato le sue dimissioni dall'incarico lo scorso 12 ottobre, facendo scattare così i 20 giorni per ritirale o meno, ma annunciando, al contempo, la chiusura definitiva al traffico dal Colosseo a Piazza Venezia come se, fra le tante urgenze della città, fosse l’atto prioritario. Comunque vada, le elezioni per la corsa al Campidoglio si avvicinano e con esse tutti i meccanismi di speculazioni, arrivismi e promesse. E’ finita un’era di clientelismi, ruberie e tangenti? Roma si è liberata finalmente da un incubo? Macché! Dopo oltre mezzo secolo di malgoverno e pericolose connivenze, non basterebbero sei mesi di commissariamento per sradicare un male profondo che contagia tutta la politica e la pubblica amministrazione, non solo capitolina. Le “opposizioni”, che hanno chiesto a gran voce a Marino di mettersi da parte, già scaldano i motori per una campagna elettorale piena di veleni e di rancori, che di certo non si svolgerebbe in un clima ottimale e sereno. Si rivedrebbero i soliti opportunisti, i politici del mattone o, meglio, i “calce e martello” che, considerando le difficoltà del PD nella situazione romana, sembra facciano gola anche a Renzi, piuttosto che lasciarli attrarre dalle sirene del centrodestra, ma anche i tanti carrieristi politici, dai fratellini ai grillini, di certo non garanzia di vera svolta, osservando le loro alleanze e aderenze passate o presenti. L’area di cosiddetta ispirazione nazionale e popolare si presenta, peraltro, quanto mai frastagliata e piena di contraddizioni, quindi incapace, allo stato attuale, di proporre una valida e credibile alternativa in grado di privilegiare i valori etici e di salvaguardia sociale. Inoltre, la macchina elettorale si rimetterebbe in moto con il solito contorno di faccendieri, attività al limite della legalità o propriamente illegali, insomma tutto il peggio che permea e infetta la società contemporanea. Oltretutto, il Giubileo ormai prossimo comporta una serie di altri problemi e appetiti. Meglio, forse, lasciar decantare la situazione per un periodo più lungo, magari un paio di anni, in cui i cittadini romani risparmierebbero sicuramente sugli stipendi (e sulle spese) dei vari Sindaco, vice-Sindaco, assessori, consiglieri, assistenti e portaborse, nonché sui tanti appalti affidati con leggerezza imperdonabile e senza rispetto di regola alcuna. Passata l’euforia per la corsa al tesoro, i vari arrivisti e arrampicatori, probabilmente, troverebbero nel frattempo qualche altro posto o stratagemma per fare danni, ma almeno lascerebbero respirare e disintossicare la Capitale per un bel po’. Sarà dura risalire la china di una decadenza, soprattutto morale, causata dal cronico lassismo di un apparato marcio, ma almeno questo serva di lezione per il futuro che, se non cambia radicalmente il sistema, futuro non avrà luogo di esistere.
14 ottobre 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Commemorazione Caduti di Rovetta
Lo scorso 27 settembre, si è svolta al Cimitero del Verano di Roma la prevista commemorazione dei 43 Caduti di Rovetta appartenenti alla 1ª Legione CC.NN. “M” d'Assalto Tagliamento della R.S.I., vigliaccamente assassinati dai partigiani il 28 aprile 1945. Erano presenti non solo i veterani dell’omonima Associazione, ma anche tanta gente comune di tutte le età che nutre semplicemente il sentimento di fedeltà alla Patria contro ogni tradimento passato e presente. Proprio in quest’ottica si sono svolti numerosi e qualificati interventi; in particolare, il Prof. Stelvio Dal Piaz ha rimarcato come la lunga mano degli stessi americani, e dei loro alleati, sia sempre dietro ai tanti eccidi e inutili bagni di sangue in tutto il mondo, con lo scopo di distruggere la civiltà, la cultura e le tradizioni altrui, non ultimo il tentativo attuale di “sostituzione antropologica” che in questi giorni sta pervadendo l’Europa. Oggi come ieri è l’attualità della battaglia del sangue contro l’oro, della concezione spirituale della vita contro il materialismo capitalista e marxista: tertium non datur. Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore era presente con una delegazione.
28 settembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

SIRIA - Immigrazione e ipocrisia
Dopo la ventata di buonismo e carità pelosa che aveva pervaso i governi di molti Paesi della UE, dall’Austria alla Germania, dalla Croazia alla Slovenia, e, per contro, aveva fatto sì da bollare l'Ungheria e la Repubblica Ceca con il marchio della crudeltà e del razzismo, di fronte alla realtà costituita dalla marea umana di centinaia di migliaia (per ora) di profughi provenenti dalla Siria, i medesimi Stati hanno fatto precipitosamente marcia indietro chiudendo le proprie frontiere, ed anche Francia e Regno Unito frenano sull’argomento. L’Italia invece rimane il paese dei balocchi (o degli allocchi) che accoglie tutti indiscriminatamente, rifugiati (i soli che ne avrebbero veramente diritto, in quanto rischiano di essere perseguitati e ammazzati nel loro Paese d’origine, ma compatibilmente con le effettive capacità territoriali), profughi e migranti cosiddetti “economici”, con la benedizione della Presidente della Camera Boldrini. L’Europa e l’Occidente tutto si dovrebbero interrogare su quanto sia stato opportuno l’atteggiamento di vassallaggio (se non di colonizzati) nei confronti degli U.S.A., appoggiandone tutte le sporche guerre lontane migliaia di km dai suoi confini, scatenate dalla metà del secolo scorso in poi, con il pretesto di esportare “democrazia” ma con nemmeno tanto celate mire di espansionismo economico. Ecco allora che, una volta contrassegnato come “canaglia” uno Stato Sovrano che non si pieghi ai desiderata americani, cominciano i bombardamenti e i colpi di Stato: è successo in Cile, a Panama, in Vietnam, in Congo, in Serbia, in Afganistan, in Iraq, in Libia, solo per fare qualche esempio di una lista molto lunga. Adesso c’è una pericolosa situazione di stallo in Siria ove, dopo aver appoggiato e finanziato i ribelli contro Bashar Al Assad, organizzatisi poi nel sanguinario e famigerato I.S.I.S., gli U.S.A. non sanno più come uscirne fuori e, tutto sommato, è un problema che coinvolge più gli Stati confinanti e l’Europa che non il Nord-America. I problemi e i mali vanno affrontati alle radici, così come la povertà del terzo e quarto mondo va combattuta con aiuti e sostegni economici nei paesi d’origine. Cui prodest?
18 settembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Un altro schiaffo
Non era stata sufficiente l’umiliazione del funerale in stile mafioso del “padrino” dei Casamonica dello scorso 20 agosto, sfida alla legalità e alle istituzioni, i cui responsabili hanno ipocritamente fatto finta di “non sapere”. Un altro schiaffo alla cultura e alla civiltà della città eterna e dell’intera Italia è arrivato stavolta dal piccolo schermo ove, per tenere alti gli indici di ascolto della trasmissione su Rai Uno, Bruno Vespa ha avuto la bella pensata di invitare figlia e nipote del caro estinto, come se meritassero la pubblicità e la platea di “Porta a Porta”, per esporre le ragioni di tali strani “arricchimenti”, del possesso di auto di lusso e di un patrimonio immobiliare inestimabile. Ma la Commissione di Vigilanza Rai cosa ci sta a fare? Anche in questo caso “non sapeva”? Dopo essere stata più volte oltraggiata da Unni e Vandali provenenti da ogni dove, dall’Africa sub-sahariana al nord - Europa, la Capitale d’Italia (e il resto del Bel Paese) non meritava anche questo. La cosa più preoccupante, comunque, è il lassismo delle istituzioni, dal Comune alla Prefettura al Ministero dell’Interno fino ai massimi vertici nazionali, di fronte al malaffare e a una situazione di diffusa illegalità. Occorre tornare ogni volta su discorsi già fatti, perché gli errori e le omissioni non hanno insegnato nulla, se si ripetono sistematicamente. Preoccupa, oltretutto, quello che potrà succedere nelle strade e nei cieli di Roma quando alla fine dell’anno la città verrà invasa da milioni di pellegrini in occasione del “Giubileo della Misericordia”, ai quali si mescoleranno numerosi elementi con intenzioni tutt’altro che caritatevoli. Il cittadino (e contribuente) Italiano è amministrato, governato e manovrato da un’accozzaglia d’incompetenti e irresponsabili, quando non complici di malefatte di ogni tipo. E’ proprio arrivato il momento di cambiare registro.
9 settembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Rabbia e sconcerto
Rabbia e sconcerto: questa è la sensazione che si prova nel vedere la Capitale d’Italia, città eterna che, insieme alla Grecia, è stata la culla della Civiltà Europea, ridotta in condizioni pietose. Come può l’Amministrazione comunale e l’intera Roma essere in mano a consorterie di faccendieri e criminali di ogni genere? Mancavano solo le critiche del New York Times, che bene farebbe a occuparsi degli enormi e gravi problemi interni agli U.S.A., sulle condizioni dei trasporti pubblici e delle strade, dissestate, piene di buche e di sporcizia (ma qui anche i turisti fanno la loro parte…): è di domenica scorsa l’ennesimo incidente mortale sulla Via Cristoforo Colombo, causato dal classico “avvallamento” nel manto stradale. Purtroppo questa città è afflitta, da almeno cinquant’anni, dagli stessi dilemmi che l’immigrazione, la crisi economica e un generalizzato degrado dei valori etici hanno alimentato e aggravato: ogni Sindaco ha ereditato i medesimi problemi (e i debiti) del precedente e non si contano più gli scandali, le varie tangentopoli e i commissariamenti, tutte questioni che la Fiamma Tricolore non ha smesso mai di rilevare e denunciare. Sembra, peraltro, di vivere in una condizione di sostanziale anarchia, ove leggi, regolamenti o anche semplici norme di civile convivenza vengono sistematicamente disattese. Non deve stupire allora che qualche decina di sbandati prenda in ostaggio per giorni un’azienda di pubblici servizi per ottenere luce e acqua gratuita negli stabili occupati; non deve sorprendere che qualche centinaio di scalmanati mettano a ferro e fuoco il centro storico, con il pretesto di una manifestazione, magari anche con motivazioni valide ma non da giustificare tali violenze; non deve meravigliare che un drappello di extracomunitari assedi la sede comunale per rivendicare diritti, spettanti prima di loro agli Italiani, o addirittura un commissariato di polizia per ottenere il rilascio di qualche loro “eroe”; non deve sbalordire che un gruppo di tifosi utilizzi come latrina e oltraggi irreversibilmente e impunemente i nostri beni artistici, come accaduto qualche mese fa con gli olandesi alla “Barcaccia” di Piazza di Spagna; non deve stupire che si assegni uno stabile inutilizzato a degli immigrati anziché a cittadini residenti bisognosi che ne hanno fatto richiesta da tempo; in questo clima, non deve sconcertare, infine, il funerale in stile mafioso del “padrino” dei Casamonica, condito dalle ipocrisie del Vicariato di Roma che in altre occasioni ha fermamente negato altre esequie funebri…; il tutto sotto gli occhi e con il benestare del Prefetto Gabrielli. Chissà se Ignazio Marino, complice o quantomeno inadatto alla sua funzione, nelle sue prolungate vacanze americane avrà avuto il tempo di riflettere su questa situazione assurda, anziché limitarsi a plaudire al “Sindaco ombra” Gabrielli per il solo motivo di aver salvato la poltrona, facendo contento anche Renzi che, con il suo disastrato e indagato PD, teme il terremoto delle elezioni anticipate per il Campidoglio. Tuttavia il Prefetto, pur affermando che il Sindaco di Roma è solo Marino (quando tornerà dagli U.S.A….), ha fatto capire che, se questi non farà quello che dice lui, procederà a fare i passi di sua competenza per il commissariamento vero e proprio. Dalla padella nella brace: fra Marino e Gabrielli non si sa quale sia il peggiore dei due mali. Del resto, le consultazioni anticipate per il rinnovo dell’Assemblea Capitolina sarebbero l’ennesima opportunità per la corsa all’albero della cuccagna da parte dei soliti opportunisti e affaristi che non mancheranno mai: occorrono mezzi e strumenti, di là dalle distorsioni dei mass-media, per coinvolgere e motivare le persone oneste e fargli capire chi si occupa dei reali bisogni della gente.
1° settembre 2015 (Roberto Bevilacqua)

HIROSHIMA-NAGASAKI - 70 anni di imprese dei “gendarmi del mondo"
Esattamente alle 8,15 di settant’anni fa, il 6 agosto 1945, l'Aeronautica militare USA colpì la città giapponese di Hiroshima con la bomba atomica "Little Boy", sganciata dal bombardiere "Enola gay". La scontata replica e le già appurate abnormemente gravi conseguenze seguirono tre giorni dopo, il 9 agosto, con il lancio dell'ordigno "Fat Man" sulla città di Nagasaki. Il numero di vittime dirette, quasi esclusivamente civili, è stato stimato in ca. 200 000, in quanto la gravità delle devastazioni causate dagli ordigni fu tale da rendere impossibile un censimento capillare dei decessi, senza contare i danni indiretti causati dalle radiazioni, la cui "eredità" sulle nascite è giunta fino ai nostri giorni... Circa il ruolo dei bombardamenti nella resa dell'Impero nipponico, peraltro ormai prossima, prevale, per gli americani, la tesi secondo cui i bombardamenti atomici sarebbero serviti ad accorciare tale processo di resa e quindi la seconda guerra mondiale di parecchi mesi, risparmiando vite umane nei combattimenti di terra e d'aria per la prevista invasione del territorio giapponese. Ragionamento ineccepibile per i “liberatori”: causare centinaia di migliaia di inermi vittime civili, per evitarne molte di meno fra le proprie forze militari. Fu, piuttosto, solo un mero pretesto per effettuare una dimostrazione di potenza nei confronti di quello che si profilava come il nuovo potenziale nemico, ovvero l'URSS che si accingeva ad invadere l'arcipelago giapponese proprio in quei giorni, e quale occasione irripetibile per i test con le due tipologie di bomba prodotte in un vero scenario bellico. Pur essendo considerati i due attacchi atomici sul Giappone i crimini di guerra più atroci e significativi dell'intera storia dell'umanità, per l'utilizzo di un'arma di distruzione di massa, per i danni diretti e indiretti, protrattisi per diverse generazioni, i responsabili di tali atti efferati, con il Presidente americano Harry S. Truman in testa, non sono mai stati processati per tali misfatti, oltretutto perpetrati nei confronti di una nazione oramai in ginocchio e vicina alla resa: «Il mondo sappia che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare. Abbiamo vinto la gara per la scoperta dell'atomica contro i tedeschi. L'abbiamo usata per abbreviare l'agonia della guerra, per risparmiare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani, e continueremo a usarla sino alla completa distruzione del potenziale bellico giapponese (H.S. Truman)». A partire dal Presidente Thomas Woodrow Wilson in poi, già prima della Grande Guerra 1914-‘18, il progetto di espansione economica degli USA non disdegna a utilizzare indiscriminatamente la forza e promuovere guerre di “liberazione”, insieme ai suoi complici, per esportare “democrazia” e “libero mercato”, contro “regimi totalitari” responsabili di presunti genocidi o possessori di armi di distruzione di massa, basti pensare a Iraq, Serbia, Afganistan, Iran, Libia, Siria e Ucraina (per non parlare delle distruzioni e dei genocidi in tutta Europa nel 1943-’45, delle guerre in Corea e in Vietnam, dei colpi di stato appoggiati e finanziati nell’America centro-meridionale e in Africa, a Cuba, in Cile, in Iraq, in Congo). Dove non intervengono direttamente le stelle e strisce, ci pensano i loro alleati, come avvenuto in Palestina ad opera dei “fratelli maggiori” israeliani, con città rase al suolo e migliaia di vittime civili. Non è molto chiaro, infine, il ruolo giocato dai servizi USA, preoccupati di supportare l’opposizione al legittimo governo (ma non “allineato”…) del Presidente Bashar al-Assad in Siria, nella inquietante vicenda dei jihadisti del Califfato Islamico dell'Isis, bensì è chiaro che gli armamenti e loro indotto rendono molto più di aiuti caritatevoli in viveri, medicinali e strutture sanitarie verso popoli che aspirano alla propria indipendenza e prosperità, ma soprattutto che i tribunali di guerra e la ricostruzione spettano ai vincitori...
6 agosto 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Degrado e ingerenze degli americani: pensino ai problemi loro
In merito al recente sondaggio lanciato dal New York Times sulla situazione e conseguente denigrazione della capitale italiana, sembra proprio che tale testata giornalistica non abbia meglio da fare e, soprattutto, di occuparsi dei problemi di casa loro. Non è un mistero, infatti, che negli USA ci siano frequenti sparatorie con stragi causate dall'impazzimento di qualcuno armato fino ai denti da una legge troppo permissiva in materia, che ci siano tensioni sociali, etniche e religiose da est a ovest, che la stessa "grande mela" è un megalopoli sporca, invivibile, con una metropolitana infrequentabile e un livello di microcriminalità fra i più alti del mondo. Da quale pulpito viene la predica! E poi chi è chè insudicia Roma? Non saranno anche, a parte zingari, clandestini e sbandati di ogni genere, i tanti turisti maleducati e ignoranti, ligi ai doveri civici in casa loro, ma propensi a prendersi licenza di comportarsi male quando sono all'estero? Certamente gli stranieri trovano terreno fertile nel prendersi certe libertà, in una città che ha la sventura di essere amministrata da un Sindaco come Marino, con strade sporche, sfasciate e piene di buche, trasporti inefficienti e altro, tutti sintomi, più volte denunciati ma rimasti senza riscontro, di un generalizzato lassismo e scadimento dei valori etici. La trimillenaria Roma, faro di civiltà nel mondo, non merita tutto questo. Forse gli americani ritengono l'Italia una loro colonia e, pertanto, possono maltrattarla a loro piacimento, installare le loro basi militari, ammazzare impunemente per gioco persone comuni (si ricorda la funivia del Cermis?), scaricare bombe all'uranio "impoverito" e altre scorie nei mari dello stivale, fino a dettare le linee programmatiche in materie politiche, economiche e finanziarie ai governanti di turno: il sondaggio sul degrado di Roma è solo un piccolo corollario in questo quadro. Oggi come ieri: americani a casa!
26 luglio 2015 (Roberto Bevilacqua)

RUTILIO SERMONTI: esempio di coerenza e di vita
A poco più di un mese dalla sua scomparsa avvenuta lo scorso 14 giugno 2015 a quasi 94 anni, si vuole qui tributare un breve ma doveroso ricordo di un uomo sul quale sono state diffuse molte e più autorevoli note biografiche. Volontario nella seconda guerra mondiale già dal 1942 e poi, dopo quel maledetto 8 settembre 1943, aderente alla Repubblica Sociale Italiana, sopravvissuto miracolosamente a quei terribili eventi bellici, emarginato ed epurato dai “vincitori”, Rutilio non deviò mai dalla retta via delle sue convinzioni ideologiche. Nell’immediato dopoguerra militò da fondatore prima nei F.A.R., poi nel primo Movimento Sociale Italiano, nel Centro Studi Ordine Nuovo, di nuovo nel M.S.I. e infine, dopo l’abiura di Fiuggi nel 1995, nel Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, diventando un importante punto di riferimento nel variegato (e disastrato) ambiente che si riconduce a quelle esperienze politiche, non piegandosi mai a compromessi per opportunismo o interessi personali. Uomo amante della natura e di grande cultura, si ricorda come autore, insieme a Pino Rauti, della trilogia “Storia del Fascismo”, di saggi sul Corporativismo e lo Stato Organico, ma anche di numerose opere recenti sui temi di maggiore attualità, fino alla fine della sua vita terrena. Soprattutto, però, è stato un testimone obiettivo del XX secolo, un Uomo al di sopra delle parti ammirato e stimato da tutti, indipendentemente dall’appartenenza a uno di quei mille rivoli generati da tradimenti e scissioni negli ultimi 20 anni. Persino indagato, qualche mese fa, con l’accusa ridicola di essere l'ideologo di un presunto gruppo eversivo, nonostante la veneranda età e le sue precarie condizioni di salute, Sermonti ha respinto seccamente gli addebiti, non avendo mai nemmeno sentito parlare di tale gruppo. Come disse Adriano Romualdi, prima della sua immatura dipartita, “Quello che non perdono al mio tempo non è quello di essere vile, ma di dover costruire ogni giorno l’alibi della propria viltà, diffamando gli Eroi.”
19 luglio 2015 (Roberto Bevilacqua)

GRECIA - Il coraggio di dire NO
Superando ampiamente il quorum per la validità del referendum, il popolo greco ha votato opponendosi alle proposte dei creditori di Atene in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio economico del Paese. Anche se il vantaggio dei NO sui SÌ fosse dovuto risultare di pochi punti percentuali, il risultato avrebbe assunto comunque un enorme significato. Rispolverando lo spirito di Leonida alle Termopili 2500 anni fa, la Grecia ha avuto il coraggio di reagire al ricatto usurario dei grandi burattinai del FMI, della BCE e della UE, nonostante le tante sleali scorrette ingerenze a favore del “Sì”, come quelle del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, spione illegale di centinaia di migliaia di cittadini e in odore di elusione fiscale, o di quel Martin Schulz, degno presidente di un Parlamento Europeo che si preoccupa più degli interessi delle lobby (quale quella degli omosessuali) che dei reali bisogni della gente. Ma tali interferenze non hanno ingannato e convinto l’opinione pubblica ellenica che, trasversalmente agli schieramenti politici, da Syriza ad Alba Dorata compresa, di cui i media politicamente corretti non hanno parlato, ha deciso con oltre il 60% di fierezza, sapendo che solo a testa alta e non chinandola si può ottenere qualcosa di dignitoso e non umiliante dalla controparte. Pure se nel 2009 si è scoperto che i governanti greci avevano truccato i conti facendo risultare un rapporto deficit/Pil al 6%, anziché, come sembrò risultare, al 12%, non può andarci di mezzo il destino di un popolo di oltre 10 milioni di persone e di una nazione che è stata la culla della Civiltà Europea. Ora l’uscita dall’Euro non sarà automatica e probabilmente non avverrà, poiché non conviene a nessuno; e non debbono temere di pagare per il debito della Grecia nemmeno i cittadini degli altri paesi europei, tanto se i poteri forti di Bruxelles e Francoforte decidessero di mettergli ulteriormente le mani in tasca troverebbero comunque un altro pretesto. Altro che ipocrisie francesi, “culone” tedesche, “pinocchietti” e “cacarelle” nostrane! Che doveri abbiamo verso delle istituzioni europee che hanno lasciato l’Italia sola, ad esempio, nell’affrontare il problema dei barconi degli immigrati clandestini? Esistono tali istituzioni e loro contribuenti soltanto quando ci sono da salvare Banche e Assicurazioni per i disastri che hanno combinato con i soldi dei risparmiatori? Ci sono ancora dubbi su chi muove i fili dietro le quinte? Un recupero dell’orgoglio, della sovranità, delle tradizioni e dell’identità nazionale è propedeutico alla risoluzione di qualsiasi crisi economica e sociale. OXI Ellas, andreia!
5 luglio 2015 (Roberto Bevilacqua)

24 maggio 1915/2015 - L'Italia nella 1ª Guerra Mondiale - 100° anniversario

La leggenda del Piave... (video)

Il Commissario Renzi
Da ormai circa quattro anni, fra crisi economiche indotte e declassamenti delle principali agenzie di rating, conti su PIL, deficit e debito pubblico che non tornano, scandali che scoppiano ad orologeria, i grandi burattinai dei poteri forti da Wall Street alla City londinese, passando per Bruxelles e Francoforte, hanno convinto l’opinione pubblica che la soluzione migliore sia quella di commissariare tutto il possibile. Così i vizietti di Berlusconi, “colpevole” anche degli sgambetti alle multinazionali energetiche con gli accordi sul gas russo e libico, vennero a galla nel momento più opportuno per indurre Napolitano alla nomina in sua vece del supercommissario Monti. Gli effetti del “rigore” di tal governo sono sotto gli occhi di tutti, fino alla ri-elezione dello stesso “Re Giorgio”, che tanto piaceva come Presidente a quei poteri forti da meritarsene la riconoscenza, complice anche il suicidio politico di Bersani con il doppio fallimento delle candidature Marini-Prodi. Così è venuto alla ribalta il rampollo Renzi di buona famiglia fiorentina, prima eletto segretario di un raccogliticcio Partito Democratico, praticamente senza concorrenza, e poi lui stesso chiamato, sempre da Napolitano, a commissariare Enrico Letta, suo compagno di partito, “rottamato” dopo meno di un anno di governo. Ma quello è stato solo l’inizio, perché fra spread, job acts, welfare e tanti altri bei paroloni anglosassoni di cui la colonia Italia non riesce a fare a meno, il Matteo nazionale ha sostanzialmente commissariato il Parlamento, svelando di quale sostanza falsa e ipocrita sia fatta questa “democrazia”, continuando poi con una riforma scolastica che non piace affatto ai maggiori interessati, docenti e studenti. Una volta sistemato Mattarella sul Colle del Quirinale, da questo, riconoscente, ha poi incassato la firma sulla riforma elettorale, passata alle camere a suon di colpi di fiducia con la minima maggioranza possibile e causa di lacerazioni all’interno dello stesso PD. L’ultimo colpo messo a segno sulle pensioni, scavalcando addirittura il parere della Corte Costituzionale, come se i soldi da restituire fossero del governo e non dei pensionati, la dice lunga sulle reali intenzioni e la “lungimiranza” di un tale Commissario-Presidente del Consiglio. Però i fondi per gli immigrati clandestini e la loro presunta “integrazione” ci sono sempre. Come mai non si mette mano sulle Banche e sulle Assicurazioni che già tanti favori hanno ricevuto? Ci sono ancora dubbi su chi muove i fili dietro le quinte? Di questo passo, un numero sempre più crescente di italiani non si recherà alle urne, rendendosi conto della quasi inutilità del proprio voto. E poi parlano di distacco della società civile dalla politica: la crisi, ancorché economica, è valoriale, di tradizioni e di identità. La sovranità nazionale, poi, già ce la siamo giocata da un pezzo: c’è solo da sperare in un sferzata d’orgoglio!
19 maggio 2015 (Roberto Bevilacqua)

Il tramonto dell’Occidente: attualità di un pensiero
Già negli anni venti il filosofo e scrittore tedesco Oswald Spengler si era occupato del problema del declino della civiltà e della cultura occidentali, in un periodo di piena euforia progressista, con un’analisi straordinariamente premonitrice e in notevole anticipo sui tempi, in particolare nella sua principale opera “Der Untergang des Abendlandes”, ma anche in numerosi scritti che ad essa fanno da corollari. L’esaurirsi delle prerogative e dell’energie vitali di una civiltà ha da sempre segnato la fine di un mondo, basti pensare alla Grecia classica e all’Impero Romano, a quello Bizantino o al Sacro Romano Impero, solo per fare esempi a noi vicini, ma anche all'insorgere di altre civiltà e di un nuovo ordine, che oggi definiremmo “mondiale” o più sinteticamente “globalizzazione”, secondo un progetto cosmopolita predeterminato e ben orchestrato. E’ sorprendente il pessimismo di Spengler nel ritenere fatale il declino, ma rifiutando un atteggiamento passivo e invitando a non mollare, nello stesso momento in cui altri vedevano invece nel miscelarsi tra vecchio e nuovo mondo, un fattore di arricchimento, mentre lo stesso Spengler evidenziava l'impossibilità di aggregare ciò che è non assimilabile: sembra quasi un’analisi di questioni contemporanee di stringente attualità, dall’immigrazione che pervade l’Europa alla miscellanea di culture diverse, dalla liberalizzazione dei mercati al globalismo economico. Sia beninteso: per motivi antropologici l'uomo è diverso uno dall'altro, non solo per motivi genetici o di genere maschio/femmina, ma lo è anche nel modo di pensare, di vedere le cose e di agire, persino all'interno di una stessa famiglia o in una semplice coppia, e occorre una buona dose di ipocrisia nel non ammetterlo; pertanto, è utopistico pretendere l'imposizione di un pensiero unico da parte dei fautori del “nuovo ordine mondiale”. Ma se si vuole proporre un'alternativa concreta, propositiva e credibile a tale “globalizzazione”, questa non deve contemplare un pensiero esclusivo, anche se ben distinto da quello sopra citato, compiendo lo stesso errore, bensì deve far tesoro delle tante diversità e specificità che esistono nell'ambito si un medesimo Stato, Regione o Provincia: solo per fare un esempio, in Italia esistono almeno 2000 dialetti linguistici. Una civiltà può dirsi tale solo se possiede un radicamento in una precisa realtà spazio-temporale e, quindi, una forte identità, mentre la multiculturalità, che parte dal rifiuto di ogni elemento spaziale di riferimento, si fonda sulla convinzione che ogni tradizione può e deve convivere con altre, anche se tra di esse ci sono differenze incompatibili, talvolta manifestate con ostilità e ferocia. All’inizio del ‘900 non si avvertiva il problema con la stessa intensità di adesso che sono più forti i contrasti tra gruppi etnici in Europa e che il progetto multiculturale viene utilizzato strumentalmente per incentivare la supposta integrazione dei flussi migratori, i quali convogliano in Occidente masse di popolazioni sempre più numerose ed estranee, fra disperati, profughi, rifugiati o presunti tali. Non si vuole qui vietare ai gruppi etnici di rispettare le loro usanze, bensì la questione è di non poter elargire comprensione e accondiscendenza culturale a quei gruppi le cui usanze risultino incompatibili, ostili e in conflitto con i principi e le leggi vigenti nel nuovo territorio che li ospita. L’effettiva conseguenza dell'ideologia multiculturalista è l'accelerazione del declino dell'Occidente per opera di popoli che credono nella loro tradizione e identità culturale, portandosi appresso le loro simbolicità, quindi non disposti a farsi “contaminare” da altre civiltà, a “integrarsi”, e che in questa loro determinazione esprimono la forza aggressiva di una civiltà in ascesa rispetto a quella occidentale del tramonto. In questo senso si spiega come la globalizzazione dell'Occidente, sia l'atto finale della sua avventura, piuttosto che un processo espansionistico della propria civiltà, cancellando differenze storiche, identitarie e tradizionali delle popolazioni, imponendo un analogo modello di sviluppo economico che esige una cultura omogenea, necessaria per uniformare i popoli sulla base della stessa idea di benessere e di felicità. Questa omologazione trova la sua ragion d'essere in un contesto il più possibile forzatamente privo di icone e di simboli. Il declino di questa nostra civiltà occidentale si avverte oggi da tanti distinti e allarmanti segnali: non solo il buonismo peloso nei confronti dei “migranti”, ma anche, ad esempio, la distruzione del concetto di famiglia tradizionale fondata sulla naturale unione di un uomo e di una donna o dello Stato Sociale, che proprio in Occidente vide i suoi natali. Ma a Bruxelles, Francoforte e dintorni, questi segnali non vengono dolosamente percepiti dalle tante e troppe sirene attente, però, alle derive “omofobe”, “xenofobe” e di “intolleranza”: un preciso piano proviene da oltre Atlantico e oltre Mediterraneo, ove spesso gli apparenti “nemici” sono in realtà i migliori alleati in quest’opera sistematica di disintegrazione. "Senza una politica forte con c'è mai stata in alcun luogo, un'economia sana", affermazione quanto mai attuale per questa, non certamente “nostra”, Unione Europea.
26 marzo 2015 (Roberto Bevilacqua)

CERVETERI (RM) - Filippo Giannini è andato oltre

Nella notte fra il 3 e il 4 marzo 2015 ci ha lasciato l'Arch. Filippo Giannini: un infarto ha interrotto la sua preziosa azione di ricerca e documentazione storica di quelle radici che in troppi hanno reciso per rincorrere chimere senza ideali forti e quindi senza futuro. Chi lo conosceva è rimasto incredulo apprendendo della grave e improvvisa perdita di una persona che ha voluto tenacemente raccontare verità storiche sul Fascismo e sulla figura di Benito Mussolini, rimaste volutamente nascoste per quasi 70 anni. Si ricorda la sua lucidità e precisione nell'esposizione dei fatti in tanti convegni e incontri, ma soprattutto nei suoi numerosi libri . "Le cose hanno fine e principio" ammonì Ezra Pound: anche l'instancabile lavoro di Filippo è un incentivo non solo a proseguire, ma a inoltrarsi verso il “nuovo” sulla base dell'"antica fiamma inviolata". Onore a un Uomo per il suo esempio di coerenza e la sua impareggiabile opera di ricerca; vicinanza ai suoi familiari, per quanto sia possibile lenire l’inconsolabile dolore. L'esequie funebri si svolgeranno venerdì 6 marzo, alle ore 11,00 nella Parrocchia della Santissima Trinità, in Via Fontana Morella a Cerveteri.
4 marzo 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 28 febbraio 2015 - Commemorazione Mikis Mantakas


Lo scorso 28 febbraio, in Piazza Risorgimento (< Via Ottaviano), in occasione del 40° anniversario, la Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha deposto un omaggio floreale presso il luogo del sacrificio di Mikis Mantakas, vittima della barbarie antifascista.


28 febbraio 2015 (Roberto Bevilacqua)




ROMA 10 febbraio 2015 - Commemorazione dei martiri delle foibe
Martedì 10 febbraio, alle ore 17,30 in Via Laurentina (< Via Antonio Cippico), in occasione del Giorno del Ricordo, dedicato alle migliaia di Italiani trucidati dai partigiani titini nel 1945 e al conseguente esodo di oltre 350.000 da Fiume, dall'Istria e dalla Dalmazia, la Federazione Romana del Movimento Sociale Fiamma Tricolore congiuntamente con l'Associazione Nazionale Giuliani e Dalmati deporrà un omaggio floreale presso il monumento dedicato ai martiri di tale eccidio. Sono invitati tutti i comuni cittadini dotati di senso civico ed amor patrio: si vedrà se chi negli ultimi giorni si è insistentemente definito "arbitro imparziale" lo dimostrerà in concreto...
4 febbraio 2015 (Roberto Bevilacqua)

QE, NUOVA TROVATA DELL’“USUROCRAZIA”
Come alimentare il debito pubblico dei popoli europei a 60 miliardi di euro mensili per 20 mesi
La Banca Centrale Europea, complici il gruppo Bilderberg, la Goldman Sachs e il FMI, di cui la UE è pedissequa esecutrice di ordini, non ritenendo sufficienti gli accordi di Maastricht e di Lisbona, il Fiscal Compact e l’ESM, ha partorito una nuova trovata per l’ulteriore svendita della sovranità nazionale, politica ed economica degli Stati europei. Infatti, tramite il Quantitative Easing, l’”italiano” Mario Draghi e gli altri “usurocrati” intendono alimentare il debito pubblico dei popoli europei, investendo 60 miliardi di euro mensili in titoli di stato “sovrani” (si fa per dire, visto che la sovranità è rimasta per lo più sulla carta…) per 20 mesi, con il pretesto di combattere la crisi (indotta dalle agenzie di rating) e la recessione. L’intento sarebbe di far ripartire la produzione e i consumi, immettendo liquidità sul mercato, metodo già criticato da numerosi esperti economici a livello mondiale. Tanto per fare un esempio, a fronte di 10 miliardi di euro acquistati in titoli dalla BCE, lo Stato emittente riceverebbe un’equivalente quantità di denaro contante, al netto degli interessi sui medesimi titoli, dei diritti di signoraggio per la stampa delle banconote, nonché delle provvigioni applicate dagli istituti bancari privati che, come consuetudine, fungono da tramite fra la BCE e i vari governi per tale “servizio”; se, nella migliore delle ipotesi, tali interessi, diritti e provvigioni ammontassero complessivamente anche solo all’1% del valore nominale dei titoli, si avrebbe un indebitamento dello Stato emittente per 100 milioni di euro al mese che, dopo 20 mesi alla fine della fiera, risulterebbe di 2 miliardi di euro. Ciò avverrebbe sempre che sia ammessa la capacità di restituire tale valore alla scadenza, altrimenti si avrebbe anche l’anatocismo (dal greco anatokismós, composto di ana- «sopra, di nuovo» e tokismós «usura»), cioè la produzione d’interessi da altri interessi, in un circolo vizioso senza fine. Comunque sia, si tratterebbe certamente di un bell’affare per gli “usurocrati” di Bruxelles/Francoforte e lobbies finanziarie collegate. Rimane il sogno di un'Europa dei Popoli, affrancatasi dalla morsa usuraia della BCE, che decidesse in blocco di ri-nazionalizzare le banche centrali e azzerare i crediti illecitamente accumulati dalle banche private nei confronti dei vari Stati, tornando a emettere in proprio le banconote, e non solo le monete coniate, per incassarne i relativi diritti di signoraggio a credito dei Popoli medesimi: allora forse il sistema della moneta unica europea potrebbe funzionare da deterrente nei confronti del dollaro, della lira sterlina e dello yuan. Nessuno può impedire di sognare quell'Europa Nazione che tante generazioni a partire dal ‘900 hanno già sognato, faro di civiltà e cultura per il mondo, libera dalle consorterie massoniche e dalle speculazioni finanziarie internazionali, con una propria florida economia, magari anche grazie a stretti legami di collaborazione politico-economica con la troppo spesso disprezzata e sottovalutata Federazione Russa.
25 gennaio 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - È scomparso Carlo Carocci
Il suo cuore ha ceduto nella notte dello scorso 22 gennaio a 72 anni. Una notizia triste e improvvisa che lascerà sicuramente un vuoto a Monteverde, dove per tutta la vita Carocci ha svolto la sua attività politica quale storico militante e più volte Consigliere Circoscrizionale del MSI, attraversando quei sanguinosi anni di piombo, che ebbero anche il quartiere Gianicolense come teatro di duri scontri. Carlo, infatti, era una persona che non passava certamente inosservata, al di là delle divisioni politiche e alla quale non si poteva volere male. Mi piace ricordarlo quale avversario in un paio di competizioni per la Circoscrizione, quando, complice la maledetta svolta di Fiuggi, le strade si erano divise nell’ambiente del vecchio MSI fra AN e Fiamma Tricolore, perché poi, passata la campagna elettorale, finiva tutto con un paio di risate. Ciao Carlo, ti saluto romanamente, associandomi al dolore dei tuoi familiari per la grave perdita. Le esequie funebri si svolgeranno sabato 24 gennaio alle 10,30 nella Parrocchia Regina Pacis di piazza Rosolino Pilo.
23 gennaio 2015 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 7 gennaio 2015 - Acca Larentia, per non dimenticare...

BRINDISI - Nave in fiamme: perplessità sulla tragedia in Adriatico
La vicenda avvenuta lo scorso 28 dicembre poteva avere esiti molto peggiori delle 10 morti finora accertate, specie se la macchina dei soccorsi non si fosse rivelata, tutto sommato, efficiente, e quindi l’incendio non fosse stato controllato e domato, oppure se il traghetto Norman Atlantic, in rotta sul collegamento Patrasso-Igoumenitsa-Ancona per la greca Anek Lines, fosse affondato. Questa nuova tragedia del mare, appunto, fa tornare alla mente il disastro del traghetto Moby Prince, scontratosi la sera del 10 aprile 1991 con la petroliera Agip Abruzzo al largo del Porto di Livorno, nel cui rogo successivo morirono 140 delle 141 persone a bordo. Probabilmente e per fortuna, i 24 anni trascorsi da quell’ecatombe hanno fatto scuola, ma non completamente. Infatti, rimangono inquietanti interrogativi aperti, come quelli inerenti ai problemi rilevati nell'ispezione avvenuta il 19 dicembre scorso nel porto di Patrasso, tra i quali i malfunzionamenti sulle porte taglia fuoco, la scomparsa dell’illuminazione d’emergenza e altre complicazioni riguardanti le scialuppe di salvataggio che, incomprensibilmente, non hanno comportato il fermo della nave. Non si capisce, inoltre, il criterio con cui vengano imbarcate decine di mezzi con diverse tonnellate di liquido infiammabile, senza verificarne la compatibilità con i sistemi di compartimentazione e di estinzione degli incendi (ammessane l’esistenza…). Infine, la Norman Atlantic, varata nel 2009 nei cantieri dell’armatore Carlo Visentini, può ospitare 836 passeggeri e circa 250 auto: cosa sarebbe successo se i passeggeri a bordo fossero stati, clandestini a parte, più degli ancora dubbi 450 circa? Sembra che la brama di massimo profitto, cercando di imbarcare quanti più automezzi fosse possibile, abbia giocato un ruolo essenziale anche in questo caso, infischiandosene della sicurezza. Altro discorso riguarda le notizie circa liti fra passeggeri, e anche di donne maltrattate, al fine di salire per primi sui mezzi di soccorso: pur immaginando la situazione fisica e psicologica dopo un giorno intero di fiamme, freddo e paura, rappresentano un segnale inequivocabile di decadenza valoriale, etica e morale della società contemporanea. Peraltro del numero esatto dei passeggeri, e quindi dei morti e dispersi, non si ha ancora certezza, fatto testimoniato dalle diverse cifre diffuse da Guardia Marina, Marina Militare, nonché autorità greche; quindi è assodato che, non solo in acque internazionali, ma anche in quelle nazionali o comunitarie circolano sistematicamente navi con una quantità imprecisata di imbarcati clandestini. Insomma, lo scenario è stato degno da naufragio di un vascello medievale, svoltosi però alle soglie del 2015, attendendo le prossime puntate. Un plauso va sicuramente, comunque, al lavoro intrepido svolto in condizioni atmosferiche estreme dai soccorritori italiani, greci e albanesi, alcuni dei quali, purtroppo, hanno perso la vita. L’unica pecca dei soccorsi, invero, riguarda il ritardo di quasi 12 ore con cui la nave anfibia San Giorgio della Marina Militare, sola unità nelle vicinanze attrezzata per un recupero dei naufraghi in tali condizioni con l’ausilio di elicotteri, sia salpata dal porto di Brindisi per recarsi sul posto: fin dai primi momenti ci si era resi conto che, assodato il mare in burrasca e il vento con raffiche fino a 50 nodi, qualsiasi abbordaggio o avvicinamento al traghetto in avaria da parte di altre navi fosse impossibile. Impeccabile risulta il comportamento a bordo del comandante del traghetto in fiamme, l'italiano Argilio Giacomazzi, capitano superiore di lungo corso, con 40 anni di esperienza in mare, che per ultimo ha abbandonato la nave. Tale naufragio è destinato a far discutere a lungo, nella speranza che non se ne dimentichi in una prossima occasione.
30 dicembre 2014 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Protesta contro il degrado delle periferie
Una delegazione del Movimento Sociale Fiamma Tricolore ha partecipato alla manifestazione svoltasi il 15 novembre 2014, con un corteo dall’Esquilino e interventi in Piazza Santi Apostoli, per protestare contro l’immigrazione incontrollata e il degrado dalle periferie romane. La protesta, organizzata da una sessantina di comitati di quartiere, ha avuto come tema il ripristino della legalità e azioni contro il degrado ambientale e sociale della Capitale. Bersaglio degli slogan è stato soprattutto Ignazio Marino “Sindaco dei Rom”, già venerdì sera oggetto del malcontento degli abitanti di Tor Sapienza, per la presenza dei “rifugiati” nel centro di accoglienza del quartiere, ritenuti responsabili dell’incremento di episodi di micro-criminalità nella zona. Sono stati ricordati anche gli episodi più recenti della Serpentara, dove un settantenne è stato ridotto in fin di vita a pugni e calci nella propria abitazione da elementi stranieri per pochi effetti personali, e di Cinecittà ove una donna è stata violentata da un tunisino. Alle vittime di tali efferatezze va la solidarietà del Movimento, nell’aspicio che quello di sabato 15 sia il punto di partenza per future e più incisive iniziative comuni.
15 novembre 2014 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Si è spenta Anna Maria Mussolini
Il 14 novembre 2014 è venuta a mancare Anna Maria Mussolini, vedova di Guido, figlio di Vittorio, nipote del Duce. Fra le sue attività, si ricorda la sua adesione e partecipazione al Collegio Culturale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che esprime cordoglio e vicinanza ai familiari.

ROMA - Strade, stradoni e buche
Ignazio Marino risulta proprio non andare d'accordo con le questioni del traffico urbano. Dopo la chiusura di Via dell'Impero (lo stradone Fascista che tale non "doveva" più essere...), tagliando in due la zona centrale della città comprendente anche la stazione Termini, con il conseguente congestionamento delle strade limitrofe, dopo la farsa dell'inaugurazione della linea "C" della metropolitana con lievitazione di costi, rinvii e guasti a ripetizione, e tante altre amenità del genere, il Sindaco pro-tempore di Roma Capitale è stato pescato con una serie di multe non pagate per accesso alla ZTL. Sembra sia scomparsa, dolosamente a suo dire, la documentazione relativa al suo permesso, insomma una specie di watergate capitolino; strano però che due multe su dieci dello stesso tipo risultino pagate: se si è in regola, perché pagare delle sanzioni non dovute? Staremo a vedere. Forse era troppo occupato a ratificare le unioni di invertiti celebrate all’estero. Ma non finisce qui, perché le strade disastrate, dissestate, la cui situazione è stata aggravata dalle piogge e dagli allagamenti degli ultimi giorni, complice una scarsa pulizia e manutenzione delle medesime, causa di danni e incidenti specialmente per gli utenti a due ruote, sono un problema al quale sembra non sia sensibile il primo cittadino, come del resto i suoi predecessori. Ad esempio si riporta una delle tante buche romane, al civico 23 di Via Benedetto Musolino, “immortalata” in data odierna, che se ne sta lì tranquillamente dal settembre 2013: possibile che, indipendentemente dalla causa, rete idrica, fogne o altri servizi, in oltre un anno non si sia trovato il modo e il tempo di intervenire per ripararla? Ormai, purtroppo, i romani si stanno abituando a queste situazioni e non ci fanno più caso… almeno fino al prossimo incidente grave.
9 novembre 2014 (Roberto Bevilacqua)

DAL GIAPPONE ALL’EUROPA - Passando per Iraq e Medio Oriente, una delle tante opere dei "liberatori"...
Il 6 agosto 1945, alle 8,15, l'Aeronautica militare USA colpì la città giapponese di Hiroshima con la bomba atomica "Little Boy", sganciata dal bombardiere B-29 "Enola Gay". Tre giorni dopo, il 9 agosto, seguì la replica, dalle già appurate e scontate gravi conseguenze, con il lancio dell'ordigno "Fat Man" su Nagasaki. Il numero di vittime dirette, quasi esclusivamente civili, fu solo stimato in circa 200.000, in quanto la gravità delle devastazioni causate dagli ordigni fu tale da rendere impossibile un censimento capillare dei decessi, senza contare i danni indiretti causati dalle radiazioni, la cui "eredità" sulle nascite è giunta fino ai nostri giorni. Circa il ruolo dei bombardamenti nella resa dell'Impero del Sol Levante, prevale, per gli americani, la tesi secondo cui i bombardamenti atomici sarebbero serviti ad accorciare il processo di resa del governo militare giapponese e quindi la seconda guerra mondiale di parecchi mesi, risparmiando vite umane nei combattimenti di terra e d'aria per la prevista invasione del territorio giapponese. Verosimilmente si sostiene, piuttosto, che la vittoria sul fronte del Giappone, ormai prossimo alla resa, fosse solo un mero pretesto per effettuare, quale occasione irripetibile, dei test con le due tipologie di bomba prodotte e, contemporaneamente, una dimostrazione di potenza nei confronti di quello che si profilava come il nuovo potenziale nemico, ovvero l'URSS che si accingeva a invadere l'arcipelago nipponico proprio in quei giorni. Pur essendo considerati i due attacchi atomici sul Giappone gli episodi bellici più atroci e significativi dell'intera storia dell'umanità, per l'utilizzo di un'arma di distruzione di massa, per i danni diretti e indiretti, protrattisi per diverse generazioni, i responsabili di tali atti efferati, con il Presidente americano Harry S. Truman in testa, non sono mai stati processati per crimini di guerra, oltretutto perpetrati nei confronti di una nazione oramai in ginocchio e vicina alla resa «Il mondo sappia che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare. Abbiamo vinto la gara per la scoperta dell'atomica contro i tedeschi. L'abbiamo usata per abbreviare l'agonia della guerra, per risparmiare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani, e continueremo a usarla sino alla completa distruzione del potenziale bellico giapponese (H.S. Truman)». A partire dal Presidente Thomas Woodrow Wilson in poi, già prima della Grande Guerra 1914-‘18, il progetto di espansione economica degli USA non disdegna a promuovere guerre di “liberazione”, insieme ai suoi complici, per esportare “democrazia” e “libero mercato”, contro “regimi totalitari” responsabili di presunti genocidi o possessori di armi di distruzione di massa, vedi recenti casi in Serbia, Iraq, Iran, Libia, Siria e Ucraina (per non parlare delle distruzioni in tutta Europa nel 1943-’45, delle guerre in Corea e in Vietnam, dei colpi di stato appoggiati e finanziati nell’America centro-meridionale, in Iraq e in Congo). Dove non intervengono direttamente le stelle e strisce, ci pensano i loro alleati, come sta avvenendo ora in Palestina ad opera dei “fratelli maggiori” israeliani, con città rase al suolo e migliaia di vittime civili. Anche i raid aerei annunciati adesso sull’Iraq (dopo 11 anni di instabilità e lotte tribali causate proprio dall’intervento anglo-americano per rovesciare Saddam Ussein), al fine di tamponare l’avanzata dei jihadisti del Califfato Islamico dell'Isis, hanno un pretesto umanitario, bensì è chiaro che l’industria degli armamenti e il suo indotto rendono molto più di aiuti caritatevoli in viveri, medicinali e strutture sanitarie verso popoli che aspirano alla propria indipendenza e prosperità, ma soprattutto che i tribunali di guerra e la ricostruzione spettano ai vincitori... Nell’epoca del liberismo e della globalizzazione tutto deve avere il benestare, essere controllato e regolato da quei pochi burattinai che detengono il potere economico e finanziario mondiale, di cui anche ogni presidente americano della nazione “Gendarme del Mondo” è strumento colluso e consapevole.
8 agosto 2014 (Roberto Bevilacqua)

PALESTINA - Questione e massacro senza fine
Non si ferma più la spirale di odio e di violenze in quella che dovrebbe essere la “Terra Santa”: l'aviazione israeliana ha reagito con centinaia di incursioni nella Striscia di Gaza al lancio di razzi dai territori occupati verso il sud di Israele. Dopo il rapimento dei tre ragazzi ebrei del 12 giugno scorso e il ritrovamento dei cadaveri un paio di settimane dopo, la tensione è continuata a salire rapidamente, culminando nell’uccisione di un diciassettenne palestinese, rapito e arso vivo a Gerusalemme, cui sono seguiti scontri nella medesima città. Il bilancio della “Operazione confine protettivo” è ormai di oltre 160 palestinesi uccisi, circa un migliaio di feriti e un numero imprecisato di abitazioni distrutte negli ultimi sei giorni di almeno 800 raid aerei israeliani nella Striscia, secondo fonti del locale ministero della Salute. E’ da notare che il bombardamento di abitazioni costituisce una violazione delle Convenzioni di Ginevra, circostanza supportata dal fatto che almeno 30 delle vittime fossero civili, per lo più donne, anziani e bambini. Le zone più colpite dai missili nei raid israeliani sono state il campo profughi di Al-Maghazi e i due rioni di Gaza, Sajaya e Zaitun. Tutti le famiglie residenti nella striscia vivono nell’incubo di poter morire in ogni momento. "E' un genocidio, l'uccisione di intere famiglie è un genocidio da parte di Israele contro il popolo palestinese", ha detto il leader dell'Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), da Ramallah in Cisgiordania, "è in corso una guerra contro l'intero popolo palestinese e non contro Hamas e le fazioni armate. Sappiamo che Israele non sta difendendo se stesso, ma i suoi insediamenti, il suo progetto - ha aggiunto - ci stiamo muovendo in diverse direzioni per fermare l'aggressione israeliana e lo spargimento di sangue dei palestinesi, siamo in contatto con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon". Ma il presidente israeliano, Shimon Peres, lancia un ultimatum: "Li abbiamo avvisati. Gli abbiamo chiesto di fermarsi, abbiamo atteso un giorno, due, tre e loro hanno continuato. Ed hanno sparso il loro fuoco su molte aeree di Israele. Se Hamas non ferma il lancio dei razzi, a breve potrebbe cominciare l'offensiva di terra". Anche secondo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, “L'offensiva "proseguirà fino a quando gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto e la calma ritornerà". Intanto i razzi, partiti ormai a migliaia dalla Striscia, sono indirizzati sull'area metropolitana e sull'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, ma anche su Ashdod, Ashkelon e la zona centrale di Israele a oltre 150 km di distanza, al punto che Hamas ha avvertito le compagnie aeree di fermare i voli su Tel Aviv, anche se la maggior parte di tali ordigni vengono intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Negli ospedali di Gaza, intanto, manca tutto: dagli strumenti chirurgici alle cose più essenziali come garze, bende, disinfettanti, qualsiasi cosa; un problema già critico che ora si è aggravato. La Striscia di Gaza, similmente ad altre zone dei territori autonomamente amministrate dall’Autorità Nazionale Palestinese, è un'area completamente chiusa, non entra e non esce niente e nessuno (almeno ufficialmente): quindi scarseggiano i rifornimenti di carburanti e l’elettricità manca spesso come l’acqua, situazione acuita dalla distruzione delle infrastrutture. Il valico di Rafah è stato riaperto dagli egiziani ma solo per i feriti e sussistono problemi logistici per gli accompagnatori, quando invece dovrebbe esserlo per tutti: non si può vivere chiusi dentro confini invalicabili.
Il problema ha numerosi risvolti e non è limitato alla sola Striscia di Gaza, ma esteso a tutta la Regione: a partire dall’epoca dei califfati, conclusasi con il ritiro dell’Impero Ottomano e l’instaurazione del Protettorato Britannico nel 1917, passando per l’occupazione da parte dello Stato di Israele nel 1948, estesasi con la guerra dei sei giorni nel 1967 alle alture del Golan, alla Cisgiordania e al Sinai, la Palestina non ha mai avuto un proprio Stato. Eppure, secondo dati riportati anche al museo della Shoah, nel 1941 gli ebrei in Israele erano solo 400.000, contro i circa 6 milioni attuali, mentre i palestinesi contavano non meno di 3 milioni. Proprio la politica della colonizzazione e degli insediamenti ebraici in territori a prevalente radicamento musulmano, paradossalmente incentivatisi dopo gli Accordi di Oslo del 1993, ha esasperato gli animi e scavato il fossato dell’odio fra popoli che fino alla metà del secolo scorso erano riusciti, bene o male, a convivere sostanzialmente in pace. Ora le tensioni coinvolgono anche le minoritarie comunità cattoliche e ortodosse, da sempre presenti in Terra Santa. Solo per fare un macroscopico esempio, da qualche anno è in costruzione un muro alto fino a 8 metri e lungo già circa 500 degli 800 km previsti, avente lo scopo di circondare completamente la Cisgiordania, per separarla dalle zone ad integrale amministrazione israeliana e proteggere quest’ultime da eventuali attacchi terroristici: rimane aperto solo qualche valico presidiato e controllato militarmente, ma interdetto ai palestinesi residenti nei territori occupati. Esisteva un volta un strada in linea retta per recarsi da Gerusalemme ad Ebron passando per Betlemme: ora tale strada è chiusa dal suddetto muro e i non palestinesi che vogliano andare da un parte all’altra parte debbono fare una tortuosa deviazione passando per un sorvegliato e armato “check point”. Inoltre, nelle zone ad autogoverno dell’ANP, ma sotto il controllo dello Stato di Israele per la sicurezza esterna, quest’ultimo ha facoltà di entrare per “ispezioni” quando vuole. Non è sicuramente un bel vivere per nessuno dei contendenti. Ma c’è da chiedersi cui prodest, a chi giova tutto ciò? Troppo semplicistico rispondere ai venditori di armamenti. Ma l’ONU, gli USA e la UE, così solerti nell’intervenire in altri conflitti, direttamente o con sanzioni economiche, cosa pensano di fare? A parte la prioritaria emergenza umanitaria, c’è da attendersi un pericoloso coinvolgimento di altri soggetti del mondo arabo e un’ulteriore massiccia ondata di profughi verso il sud dell’Europa, alla quale non si vedrebbe come far fronte. La speranza è di una tregua il prima possibile, ma sarebbe solo un palliativo temporaneo se non seguito da una risoluzione definitiva delle ostilità della quale le Nazioni Unite in primis debbono farsi carico.
13 luglio 2014 (Roberto Bevilacqua)

ELEZIONI EUROPEE - Italia anomalia d’Europa
L'astensione dal voto, ben oltre il 50%, è il primo partito d'Europa, come da previsioni. Ma la recente tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo ha visto anche affermarsi, con proporzioni numeriche storiche, diverse formazioni d'ispirazione nazional-popolare o comunque euro-scettiche: ottimi, in particolare, i risultati ottenuti in Francia dal Front National con il 26%, in Gran Bretagna dall’UKIP di Nigel Farage, in Ungheria dallo Jobbik, in Grecia da Alba Dorata e persino in Germania dall’NPD, tanto sorprendenti da non essere riportati con adeguato risalto e particolari dai principali mezzi d'informazione. In tale panorama le uniche eccezioni di rilievo, prevedibili anche queste, sono rappresentate dalla Spagna e dall'Italia, complice qui una legge infame, liberticida delle opinioni, della partecipazione e del pluralismo rappresentativo (“democratico”?), che premia chi già ha dei parlamentari ma costringe gli altri alla raccolta di centinaia di migliaia di sottoscrizioni e prevede uno sbarramento del 4% su base nazionale. Le cause di tale assenza dalla competizione europea, come dell'insuccesso in molti altre consultazioni di qualsiasi entità nazional-popolare del Bel Paese sono da ricercare anche negli eccessivi egoismi, protagonismi e gelosie da cui è affetta la medesima area, che dovrebbe invece imparare la lezione, iniziando ad adeguarsi ai tempi e rinnovarsi almeno in occasione degli appuntamenti elettorali. Inoltre i voti al M5S, benché in calo, sono, insieme all’astensionismo, pur sempre un segnale di disagio e di ribellione ai vecchi schematismi che andrebbe interpretato e captato. Nella massima assemblea continentale siederanno quindi, accanto ai soliti “squali”, ai massoni e ai piduisti, coloro che, a suon di slogan idioti e vuoti, si sono distinti nello sperperare milioni di euro arrivati da chissà dove e chi, imbrattando impunemente le nostre città con facce sorridenti e scanzonate, in disprezzo di qualsiasi regola, degli avversari e delle difficoltà quotidiane di quelle famiglie che non arrivano più alla fine del mese, ma comunque in obbedienza al pensiero unico liberal-capitalista e ai poteri forti della finanza di Bruxelles e Francoforte, veri padroni di “questa” Europa. Ormai è appurato, infatti, che non è più la politica a comandare e decidere per il bene del proprio popolo ma, piuttosto, sono l'economia e la finanza a muovere i fili di un teatrino in cui compaiono i conniventi burattini travestiti da politici che lucrano in ogni appalto e in ogni occasione, come i recenti scandali dell'Expo di Milano e del MOSE di Venezia dimostrano. L'Europa auspicata dalla maggioranza degli europei è certamente un'altra, nel rispetto delle tradizioni, delle specificità, delle culture, delle identità e delle sovranità nazionali. La speranza è che gli italiani si sveglino dal torpore e dall’abulia che li attanaglia, prima che sia troppo tardi. La Fiamma Tricolore, insieme alle altre entità similari, deve esser pronta, con i necessari aggiustamenti e correzioni di tiro, a combattere le sue battaglie sociali e popolari in sinergia e unità d'intenti, ormai non più procrastinabili.
6 giugno 2014 (Roberto Bevilacqua)

ASTENSIONE dall’“EUROCRAZIA”
A poco più di un mese dalle prossime consultazioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, nulla di effettivamente nuovo si vede nel panorama della proposta elettorale italiana. La maggior parte dei partiti presenta personaggi che, di là dall’occasionale e opportunistica vulgata “No Euro”, sono corresponsabili degli accordi di Lisbona, di quelli sul Fiscal Compact e sull’ESM, in altre parole dell’ulteriore svendita della sovranità nazionale, politica ed economica. Non possono, inoltre, essere credibili quelle compagini che, rispolverando Mameli, vantano radici in formazioni aventi un vetusto e anacronistico antifascismo nel loro statuto o altre che hanno pulsioni secessionistiche, né ulteriori altre, come il M5S, che critica tutto, ma non sa proporre nulla di concretamente alternativo perché non ha solide fondamenta culturali e, alla resa dei conti, è complice dei poteri forti. Il discorso sull'Euro è un po’ più complesso e occorre essere realisti: tornare semplicemente alle monete nazionali non sarebbe la migliore medicina, con il rischio di esporre le relative economie a speculazioni inflattive e concorrenze incontrastabili di giganti quali USA e Cina. Insomma, volenti o nolenti, non è più pensabile un’Italia senza risorse energetiche e senza materie prime che possa competere da sola contro tali colossi, se non in un più ampio contesto europeo (e anche mediterraneo). Occorre però precisare quale debba essere questo contesto, ovvero un’Europa dei Popoli, rispettosa delle Sovranità e delle Identità nazionali, ma anche delle sue incontestabili tradizioni di civiltà, delle sue specificità e diversità. Certamente non può essere l’Europa degli accordi di Maastricht e di Lisbona, del gruppo Bilderberg, della Goldman Sachs, della BCE e del FMI, di cui la UE è espressione e pedissequa esecutrice di ordini, come del resto il Bel Paese non può essere considerato la portaerei naturale della NATO al centro del Mar Mediterraneo. Il difetto originario di tutti gli attuali mali sta nella concezione stessa di “questa” Unione Europea e tale sistema monetario europeo non funziona perché è sotto il controllo della maledetta troika (BCE-UE-FMI) ed è distorto l'uso che se né fa. Tanto è vero che l’agognato Parlamento Europeo è stato via via svuotato dei suoi poteri, con l’attività legislativa e regolatoria divenuta, di fatto, prerogativa della Commissione Europea (i cui presidente e membri vengono nominati con il benestare delle lobby finanziarie) e del Consiglio UE (anche qui il presidente è designato internamente) alla faccia della tanto sbandierata “democrazia”. Ci si è mai interrogati sugli enormi costi di questo carrozzone europeo in cui, peraltro, l’unica assemblea elettiva è relegata al ruolo di ratificare decisioni già prese da altri? È la stessa Unione Europea da azzerare e rifondare, non solo l’Euro. Se un'Europa dei Popoli, affrancatasi dalla morsa usuraia della BCE, decidesse in blocco di ri-nazionalizzare le banche centrali e azzerare i crediti illecitamente accumulati dalle banche private nei confronti dei vari Stati, tornando a emettere in proprio le banconote, e non solo le monete coniate, per incassarne i relativi diritti di signoraggio a credito dei Popoli medesimi, allora forse il sistema della moneta unica europea potrebbe funzionare da deterrente nei confronti del dollaro, della lira sterlina e dello yuan. Insomma, sarebbe auspicabile quell'Europa Nazione che tante generazioni a partire dal ‘900 hanno sognato, faro di civiltà e cultura per il mondo, libera dalle consorterie massoniche e dalle speculazioni finanziarie internazionali, con una propria florida economia, magari anche grazie a stretti legami di collaborazione con la troppo spesso disprezzata e sottovalutata Federazione Russa. Qui siamo appunto, però, nel dominio dei sogni che sconfinano nelle utopie: la storia deve fare il suo corso e tanta gente perplessa e incerta deve prendere coscienza di ciò che certi criminali legalizzati da governi servili sta facendo e complottando sulla propria pelle, precarizzandone l’esistenza. Per non rimanere nel frattempo inerti, occorre interpretare la protesta, la ribellione, l’insofferenza trasversale e generalizzata di molte persone, indipendentemente dai propri interessi di bottega o di categoria, senza pregiudiziali obsolete e deleterie di “destra” e di “sinistra”, non rendendoci complici di un sistema iniquo, fonte di profonde ingiustizie sociali, e astenendoci in massa da queste elezioni burla: è un segnale forte che non può essere ignorato.
22 aprile 2014 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - L’uomo e la bestia
Fra le tante notizie più o meno amplificate ultimamente dai mezzi d’informazione ce n'è una di straordinaria cattiveria che mostra l’indice di inciviltà, amoralità, il livello di assoluto deterioramento dei valori umani fondamentali cui si è giunti in Italia. Mara è un labrador di colore nero di undici anni e da dieci e anche la guida di Angelo Paniccia, 31 anni e non vedente, solo da qualche mese residente a Roma. Il cane è amico dell’uomo, figuriamoci per Angelo, giacché sostituisce i suoi occhi. Poco dopo passate le 22 dello scorso 8 aprile in Via Tuscolana, vicino alla metro Giulio Agricola, al termine della solita passeggiata sotto casa, momentaneamente senza guinzaglio, Mara non è tornata dal suo amico: forse qualcuno la ha attirata con del cibo e quindi rubata. Definire un tale gesto ignobile è riduttivo, pensando all’enorme danno fisico, morale e affettivo per una persona con un deficit del genere. Grazie al suo fedele cane, quel ragazzo senza luce era tornato a fare un vita quasi normale, lavorando e suonando. Ora, nonostante la denuncia presso il commissariato di P.S., gli appelli lanciati sui “social network” dagli amici di Angelo e anche dalla TV pubblica che, dopo qualche giorno, si è degnata di dare il minimo rilievo a un fatto così grave, di Mara non si hanno più notizie. “Nessuno si rende conto dell’importanza che può avere un cane guida nella vita di una persona non vedente - dice Angelo - è tutto, la normalità, la possibilità di essere indipendente, il mio mondo. Ecco perché non si può aspettare, né perdere altro tempo”. I furti di animali domestici, specialmente di cani e gatti, sono frequenti e alimentano uno dei tanti traffici infami come quelli di neonati e bambini. Che esistano della leggi per punire degli illeciti così evidenti e vergognosi, sembra non essere sufficiente in una società contemporanea degradata irreversibilmente a tal punto nella sua etica. In un momento in cui l’opinione pubblica è distratta dalle “riforme”, dalla corsa al parlamento europeo, dalle vicende italiche di Renzi o di Berlusconi, dal buonismo peloso sulla questione dell’immigrazione o dalle unioni fra coppie di invertiti, ci si accorge, tramite fatti come quello sopra riportato, che le cose stanno ancora peggio: Roma non è più quel faro di civiltà che ha illuminato il mondo a più riprese, l’Italia e l’Europa non vanno semplicemente riformate o rinnovate nelle istituzioni, bensì vanno rifondate e riedificate come si fa nel caso di edifici pericolanti. Perché quando le persone si comportano in tale maniera, grazie anche al cattivo esempio di venalità e ricerca del massimo profitto che viene dall’alto, c’è da chiedersi chi, fra l’uomo e la bestia, sia peggiore. Per fortuna le notizie di qualche ora fa riportano il ritrovamento del cane, dopo una sosta di qualche giorno in un campo rom… Una volta tanto, l’episodio va a buon fine, anche se non muta l’aspetto di amoralità e inciviltà della vicenda.
14 aprile 2014 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - L’Italia s’è desta?
Qualcuno in Italia rialza la testa, in controtendenza con le tante idiozie, svendite e cortigianerie varie degli ultimi mesi nei confronti della UE e, soprattutto della BCE e del FMI, non ultime le assurdità recentemente esternate da Napolitano a Strasburgo. Infatti, sembra che la Corte dei Conti del Bel Paese abbia citato le tre maggiori agenzie internazionali di rating, Standard & Poor's, Moody's e Fitch per l’indebito declassamento del rating dell'Italia nel 2011, chiedendo il risarcimento di danni per 234 miliardi di euro. La notizia è apparsa su l'edizione online del Financial Times dello scorso 4 febbraio 2014, che allegoricamente titolava “Italy accuses S&P of not getting la dolce vita”, ripresa da alcune testate italiane, da cui risulta pure che Standard & Poor's avrebbe ammesso di aver ricevuto il relativo atto di citazione. In sostanza, i magistrati contabili avrebbero posto l’accento sull'errore compiuto dalle agenzie di rating nel non tenere conto dell'"alto valore del patrimonio storico, culturale e artistico del nostro paese che, universalmente riconosciuto, rappresenta la base della sua forza economica". Non è dato di sapere come finirà questa faccenda ma, come sia, rappresenta un segnale rilevante nel momento stesso in cui il governo, per decreto legge collegato all’IMU prima casa, regala alle banche un’enorme plusvalenza da circa 7,5 miliardi di euro, tramite la rivalutazione del capitale sociale della Banca d’Italia fermo alle stime del 1936. Sotto gli occhi di tutti è la bagarre accaduta nell’aula della Camera dei Deputati alla fine della scorsa settimana dove, per evitare la scadenza dei termini di approvazione di detto decreto, la presidente Boldrini ha “democraticamente” adottato il metodo della “ghigliottina” onde porre un taglio alla presentazione degli emendamenti relativi, scatenando la reazione delle opposizioni, giusta nel merito, ma forse un po’ oltre i limiti nel metodo, soprattutto da parte degli esponenti del M5S. Viene da chiedersi: se è vero che i maggiori gruppi bancari debbono, sempre a norma di decreto, scendere sotto la quota del 3% di pacchetto azionario BdI posseduto, non si poteva esigere la vendita dell’enorme eccedenza di tali quote prima della loro ricapitalizzazione? Facendo un esempio, Intesa San Paolo, che possiede il 30,3% della azioni BdI, pari a un valore attuale di circa 47.000 €, deve cederne il 27% pari a ca. 41.800 € ma, in virtù di tale rivalutazione, incasserà dalla vendita oltre 2 miliardi di euro, lasciando allo Stato gli spiccioli delle tasse su tale plusvalenza per coprire il “buco” dell’IMU che, considerati anche gli altri grossi azionisti, ammonterebbero a poco più di 500 milioni di euro. Un bell’affare concluso da Letta & compagni, non c’è che dire! Purtroppo, però, i poteri economici, com’è ben noto, comandano su quelli politici e i nostri governanti non sono altro che i supini esecutori dei desiderata di tali poteri forti. Se non si invertirà questa perversa tendenza, la richiesta di 234 miliardi di danni avanzata dalla Corte dei Conti nei confronti delle agenzie di rating (peraltro irrisoria considerato che rappresenta poco più di un decimo del debito pubblico, vero nodo della questione e dei nostri guai, e che il patrimonio storico, culturale e artistico italico è inestimabile e unico al mondo) rischia di concludersi con un nulla di fatto. Resta però il segnale che qualcuno, anche in Italia, finalmente si stia svegliando.
5 febbraio 2014 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Milleproroghe e regali
Dopo lungo e sofferto travaglio, passato per la clamorosa bocciatura pre-natalizia del decreto legge “Salva Roma” (divenuto “Salva tutti” a forza di veti incrociati e distribuzione di contributi a pioggia), il “Milleproroghe” è stato suddiviso in due testi di d.l., emanati in “zona Cesarini” lo scorso 30 dicembre dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, uno per le misure più urgenti di carattere finanziario indifferibili e l'altro per prorogare i termini in scadenza previsti da disposizioni legislative. Nel complesso il Milleproroghe contiene, fra l’altro, le norme legate all’ex d.l. “Salva Roma”, autorizzando a inserire fino a 115 milioni di euro nella massa passiva dei debiti di Roma Capitale oltre a circa 20 milioni di fondi per la raccolta differenziata, soldi che, come romano da più generazioni, considero buttati dalla finestra per come sono state condotte le ultime gestioni. Si parla anche degli “affitti d'oro”, con la possibilità per le pubbliche amministrazioni di rescindere i contratti di locazioni passive entro il 30 giugno 2014 ma con un preavviso di sei mesi, pertanto con scadenza il giorno successivo all’emissione del decreto (e qui sta l’inganno!). Inoltre gli sfratti sono sospesi per sei mesi, ma solo per chi ha reddito familiare sotto i 21.000 euro e abbia nel proprio nucleo familiare figli fiscalmente a carico, malati terminali o portatori di gravi handicap, persone ultra-sessantacinquenni, escludendo i comuni più piccoli, insomma una combinazione quasi insormontabile di condizioni. E’ anche prorogato il divieto di acquisizione, scaduto il 31 dicembre di partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani per i soggetti che esercitano l’attività televisiva in ambito nazionale con ricavi superiori a quelli fissati dalla norma relativa. Intanto verranno “graziati” i Comuni che non hanno rispettato il Patto di Stabilità, riducendo le relative sanzioni, e al Comune di Milano, per il solo anno 2013, sono attribuiti 25 milioni di euro come concorso alle spese per l’attuazione dell’Expo 2015 (qualcuno né controllerà la destinazione effettiva?). Ci sono poi doverose proroghe fiscali per i residenti dei Comuni alluvionati della Sardegna nel novembre 2013, altre misure concernenti le più recenti calamità naturali e viene introdotta un'imposta di 2,5 euro per ogni passeggero che sbarca sul territorio di un'isola minore, utilizzando compagnie di linea o imbarcazioni per trasporto persone a fini commerciali, nonché il solito ulteriore ventilato aumento delle aliquote di accisa e di imposta di consumo sui tabacchi. Oltre a ciò, visto che è stato bocciato il “Salva tutti”, tranne che per Roma e Milano, è in arrivo, un nuovo decreto "Salva Venezia". Sul fronte del mancato introito per lo Stato, le lobbies del gioco d’azzardo e delle slot machines, beccate innegabilmente, su incarico della Corte dei Conti, dalla Guardia di Finanza che ha accertato irregolarità circa il mancato collegamento degli apparati al sistema centrale comportanti sanzioni per quasi 100 miliardi di euro in soli due anni, sono state “giustamente” tutelate da questo governo di larghe intese più clientelare che mai, riducendo il pagamento dovuto allo Stato a soli 600 milioni! A tal proposito, il colonnello Umberto Rapetto della GdF, che aveva coordinato l’indagine, è stato “ovviamente” già da tempo congedato e posto in riserva. Va osservato, inoltre, che tali giri loschi e viziosi non accettano pagamenti tramite bancomat o carte di credito, come sarebbe logico per evitare l’evasione fiscale con la tracciabilità dei movimenti, ma esigono solo carta-moneta sonante, diventando quindi il sistema ad hoc per giganteschi riciclaggi di denaro sporco di ogni provenienza, a partire dal traffico di droga, armi e prostituzione, fino al lavoro nero e alle tangenti, con le conseguenti compiacenti collusioni del modo politico e sindacale, che ben si guarda dal regolamentare tale materia fonte di voti e di reddito occulto. Ecco perché nella legge di “Stabilità” come nel “Milleproroghe” non figura alcun accorgimento circa la registrazione dell’identità e il divieto d’uso del contante nel gioco d’azzardo e nelle slot machines, nonostante le ipocrite dichiarazioni d’intenti delle “nuove” generazioni, dai Letta agli Alfano e ai “cicciobello” Renzi, e con il silenzio complice di tanti altri. Ma non finisce qui, perché anche un altro importante metodo di lavaggio di denaro di dubbia provenienza, nel senso suddetto, rappresentato dalle società “Money transfer”, continua ad essere ignorato, con l’aggravante e ulteriore danno che quei soldi versati in contanti finiscono all’estero, senza alcun controllo fiscale o identificazione di chi li presenta e di chi li riceve, rendendo l’Italia un paradiso fiscale per numerosi extracomunitari, spesso clandestini o senza reddito apparente, o di chi si serve di loro per trasferire ingenti somme di denaro in conti esteri. Inoltre, un altro settore ampiamente e cronicamente tutelato dal regime è quello delle cooperative rosse “onlus”, non soggette a puntuali verifiche contabili del bilancio, ma solo a blandi controlli interni e senza incrocio dei relativi movimenti bancari fra tali cooperative e chi ha rapporti con le medesime “onlus”. Continueranno a beneficiare, quindi, di sovvenzioni pubbliche (impossibili da ottenere senza una qualche collusione clientelare, specie dalle Regioni) e private nonché donazioni, per costituire un ulteriore filone di riciclaggio di denaro sporco, derivante ad esempio da lavoro in nero e tangenti, e con la possibilità di costruire a tavolino costi inesistenti tramite false fatturazioni e relativi truffaldini bilanci, eludendo il fisco con enorme danno per l’erario dello Stato. Nello stesso momento in cui giungono a tutti gli italiani le cartelle di pagamento relative alla terza rata della TARES, comprendente anche la maggiorazione per servizi indivisibili dovuta allo Stato (concepita in modo a dir poco ingiustificato in base ai m² e non al numero degli occupanti di ciascun appartamento), con la nuova ma già nebulosa IUC in arrivo, il governo, che ha ridotto drasticamente l’uso del contante per qualsiasi pagamento, chiude dolosamente entrambi gli occhi sulle enormi fonti di evasione di cui sopra, facendo un grande regalo d’inizio 2014 (siamo del resto alla vigilia della Befana…) alle attività più losche e al collegato sistema di corruzione. Non è vero dunque che vengono chiesti sacrifici a tutti, ma a quasi tutti, considerando anche la benevolenza miliardaria nei confronti delle banche, delle varie CIR e controllate come Sorgenia. Altro che ripresa: senza più un euro in tasca, come farà a girare l’economia con la compressione dei consumi e la riduzione del relativo gettito IVA per lo Stato? Per completezza, va detto che è stato emanato dal Governo pure un provvedimento per la riallocazione di 6,2 miliardi di euro provenienti dai fondi strutturali della UE, altrimenti andati persi, assegnandone 2,2 al sostegno delle imprese (compreso 1,2 miliardi per l'accesso al credito già garantito dalla Legge di Stabilità), 700 milioni in misure per favorire il sostegno al lavoro e all'occupazione, tramite la riduzione del cuneo fiscale, 300 milioni per il contrasto alla povertà e 3 miliardi a sostegno delle economie locali: vedremo che fine farà e che effetti sortirà questa ulteriore pioggia di quattrini.
5 gennaio 2014 (Roberto Bevilacqua)


AUGURI NAZIONALPOPOLARI PER UN 2014 FELICE E PROSPERO DI SODDISFAZIONI!


ROMA - Auguri di Buon Natale… con il dilemma dell’euro
Buon Natale a tutti ma, in particolar modo, a chi soffre negli ospedali e nelle carceri, a chi è senza casa, a chi è massacrato dalle tasse, a chi lotta per i propri diritti calpestati e umiliati, perché ha perso il posto di lavoro o dovuto chiudere la propria attività, e anche oggi è presente in piazza in uno dei presidi iniziati il 9 dicembre scorso, come a Roma di fronte alla Stazione Ostiense. Un grosso “grazie” va a tutte le classi politiche dirigenti, passate e attuali, infarcite d’incompetenza, prone e sottomesse ai desiderata dell’usuro-eurocrazia e del mercato globale, pur di tutelare i propri interessi e mantenere gli annessi privilegi. Il discorso sull'euro, però, è un po’ più complesso e occorre essere realisti: non necessariamente bisognerebbe tornare alle monete nazionali, con il rischio di esporre le relative economie a speculazioni inflattive e concorrenze incontrastabili di giganti quali USA e Cina: tale sistema monetario europeo non funziona perché è sotto il controllo della maledetta troika (BCE-UE-FMI) ed è distorto l'uso che se né fa. Se un'Europa dei Popoli, affrancatasi dalla morsa usuraia della BCE, decidesse in blocco di ri-nazionalizzare le banche centrali e azzerare i crediti illecitamente accumulati dalle banche private nei confronti dei vari Stati, tornando a emettere in proprio le banconote, e non solo le monete coniate, per incassarne i relativi diritti di signoraggio a credito dei Popoli medesimi, allora forse il sistema della moneta unica europea potrebbe funzionare da deterrente nei confronti del dollaro, della lira sterlina e dello yuan. Insomma, sarebbe auspicabile quell'Europa Nazione che tante generazioni a partire dal ‘900 hanno sognato, faro di civiltà e cultura per il mondo, libera dalle consorterie massoniche e dalle speculazioni finanziarie internazionali, con una propria florida economia, magari anche grazie a stretti legami di collaborazione con la Russia. Qui siamo appunto, però, nel dominio dei sogni che sconfinano nelle utopie: la storia deve fare il suo corso e tanta gente indecisa, che ancora non scende in massa nelle piazze, deve prendere coscienza di ciò che certi criminali legalizzati da governi servili sta facendo e complottando sulla propria pelle, precarizzandone l’esistenza. Per non rimanere nel frattempo inerti, occorre decidere cosa fare e come agire in questo momento, riflettendo sul fatto che molte persone cominciano a protestare e ribellarsi indipendentemente dai propri interessi di bottega o di categoria: per la prima volta si colgono segnali di moti d’insofferenza trasversale e generalizzata, senza pregiudiziali obsolete e deleterie di “destra” e di “sinistra”. Si avrà modo di riparlarne a breve. Intanto ancora Auguri di Buon Natale e Felice (si spera) Anno 2014
24 dicembre 2013 (Roberto Bevilacqua)

ROMA 18 dicembre 2013 - Per l’Europa dei Popoli, non dei banchieri e loro camerieri
La manifestazione generale, per tutti gli Italiani, senza pregiudiziali o distinzioni obsolete di destra e di sinistra, si terrà mercoledì 18 dicembre a partire dalle ore 15,00 in piazza del Popolo a Roma, per far sentire alta la voce della protesta popolare contro l’usura legalizzata dell’eurocrazia e le distorsioni del libero mercato globale, per il ripristino delle Sovranità Nazionali, per una società a misura d’uomo e non del massimo profitto di pochi privilegiati collusi con i poteri forti della finanza. Mai come in questi giorni la protesta dei cittadini è stata spontanea e trasversale, superando vecchi steccati e schematismi che hanno di fatto consentito per decenni di gabbare e derubare i popoli della propria ricchezza e sovranità. L’auspicio è che tale presa di coscienza sia finalmente un punto di rottura con il sistema attuale, servile ai desiderata del gruppo Bilderberg, della BCE, della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale, e di partenza verso una reale terza via, oltre il materialismo e il liberal-capitalismo.
15 dicembre 2013 (Roberto Bevilacqua)

Quale EUROPA?
L’omicidio dei due militanti greci, Georgos e Manos, di 20 e 23 anni, uccisi vigliaccamente a sangue freddo lo scorso 1° novembre di fronte a una sede ateniese di Alba Dorata, non ha suscitato, com’era prevedibile, moti e gesti di solidarietà da parte di alcuna delle istituzioni in tutta Europa, ma solo una blanda condanna del metodo violento di condurre la lotta politica. Persino lo sconveniente e agghiacciante video dell’esecuzione in piena regola, ripreso da telecamere di sorveglianza e diffuso dalla polizia locale, è stato prontamente rimosso da “You Tube”. Eppure se le vittime di una tale azione fossero state di “altra parte” politica, ci sarebbero state dichiarazioni e manifestazioni di condanna pilotate in tutto il mondo per le settimane a venire. Del resto la situazione politica e sociale greca è nell’occhio del ciclone e più che mai, a dir poco, effervescente da diverso tempo: la nazione, come altre, è messa in ginocchio dalla Finanza Internazionale e dall’asservimento ad essa dei governi fantoccio della cosiddetta “Europa”. Anche l’Italia ha fatto la sua parte, con accuse dei Governi Monti e Letta nei confronti dei cosiddetti “populismi”, nell’ambito di una scientifica campagna di calunnie e demonizzazione della spontanea ribellione nazional-popolare che finisce per armare la mano ai sicari della stabilizzazione. Purtroppo ciò che succede di là dell’Adriatico non può considerarsi un fatto isolato e lontano, ma un campanello d'allarme per chi si oppone, a ragione, a un pazzesco modello di globalizzazione, imposto in tutti i modi, che mira a cancellare diritti sociali, sovranità, tradizioni, culture e identità nazionali. Ma è proprio colpa dell'Europa, confusa troppo spesso con la UE, o piuttosto i mali hanno origine nel lontano 1944 con il diabolico Piano Morgenthau per annichilire la Germania, “ammorbidito”, si fa per dire, nel luglio del 1947, con l'avvento del Piano Marshall, che continua sottilmente e subdolamente a distruggere in particolare le culle della civiltà europea, quali ad esempio la Grecia e Roma? La colpa è, piuttosto, dei banchieri e dei loro “camerieri”, che hanno svenduto le sovranità nazionali ai poteri forti, riducendo l’UE a un’unione meramente economica, finanziaria e infine monetaria basata su di una moneta virtuale. Ma la colpa è soprattutto di chi, come Goldman Sachs e Morgan & Stanley sta facendo razzie in Europa, con la collaborazione delle famigerate agenzie di rating come Standard & Poor’s e Moody’s, allo scopo di pervenire a una UE litigiosa, divisa e, infine, implosa su se stessa. Già perché alla fine un Euro forte sul Dollaro, forse più del previsto, è stata una delle concause a mettere in crisi l’economia e a far lievitare il debito pubblico degli USA. Non è pertanto giustificata neanche la consuetudine di prendersela con la Germania, come se fosse una colpa essere efficienti e produttivi, per giustificare le carenze italiane derivate, piuttosto, da quasi settant’anni di sudditanza coloniale agli angloamericani, di carrozzoni clientelari, di pensioni inopportunamente concesse, di assistenzialismo indiscriminato, di appalti inutili, costosi e dannosi che hanno dilapidato le casse dello stato e delle casse previdenziali. E’ di questi giorni la notizia che circa il 35% dei pensionati italiani non ha versato contributi previdenziali sufficienti (o non li ha versati per niente) durante la vita lavorativa, non considerando un altro 12% di persone, certamente meno fortunate, fra percettori di accompagno o invalidità civile. Non basta ed è troppo semplice prendersela con l'Euro, confondendolo con il signoraggio che, tramite quest’ultimo, consente alle banche private di lucrare sulle tasche e la pelle dei cittadini europei. Lo stesso J.F.Kennedy, pochi mesi prima di essere assassinato a Dallas, parlò di una non meglio definita “cospirazione monolitica”: va osservato che la cospirazione tanto della massoneria quanto quella finanziaria sono, a mio modesto parere, ugualmente sotterranee e striscianti, inizialmente quasi invisibili, per infiltrarsi poi come parassiti in un organismo sano da corrompere. E’ da ritenere che siano, alla fine, complementari l'una all'altra: l'una si è servita e si serve della seconda e viceversa, non potendo alcuna delle due fare a meno dell'altra. Del resto il concetto di "finanza errante" fu espresso da Giovanni Preziosi all'alba della 1ª guerra mondiale, a proposito delle ingerenze economiche tedesche in Italia, riferendosi alla capacità della finanza di adattarsi alle varie situazioni politiche locali per sfruttarne aderenze e convenienze. Più in generale poi, la massoneria si è sempre servita di "altri" come "altri" si sono serviti della massoneria, com'è normale in uno scambio di favori quanto in una consueta transazione commerciale. La storia si ripete e tali considerazioni tornano di stringente attualità: con questi “camerieri” un’Europa dei Popoli, capace di esprimere il ruolo che gli compete a livello mondiale, quale faro di cultura e di civiltà invidiato negli altri continenti, è irrealizzabile, ma una presa di coscienza dei cittadini del vecchio continente è sempre più vicina.
12 novembre 2013 (Roberto Bevilacqua)

BARI - Denunciati 5 “saggi”: accusati di truccare i concorsi
La storia infinita sulla decadenza di Berlusconi da senatore, originata da una legge Severino-Alfano che, quale frutto di compromesso, si è rivelata essere un pasticcio legislativo, quindi non chiara e incompleta, è giunta finalmente a una fase di relativa pausa, dopo il pronunciamento a favore della decadenza da parte della Giunta per le Elezioni del Senato, conseguente discussione in aula entro venti giorni e fiducia incassata dal governo Letta lo scorso 2 ottobre. Questo squallido teatrino politico di veti e ricatti, nonché l’ondata di buonismo peloso e compassione contingente suscitata dalla tragedia annunciata nel Canale di Sicilia, consumatasi il giorno successivo, con centinaia di morti a Lampedusa causate, va rilevato, oltreché dalle speculazioni economiche e geopolitiche nell’area nord-africana e medio-orientale da parte delle potenze occidentali, USA e UK in testa, e da cinici profittatori di disgrazie altrui novelli “Caronte”, anche dall'illusione della possibile accoglienza, hanno fatto passare in secondo piano i soliti e tanti mali italiani. Infatti, a proposito di questi ultimi, la Procura della Repubblica di Bari, attivata dalla Guardia di Finanza, ha in corso un’indagine per associazione a delinquere, truffa aggravata, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico nei confronti di 38 persone, in merito alla vicenda di alcuni concorsi truccati alle facoltà di diritto: si tratta di professori universitari accusati d’aver manipolato, negli ultimi anni, i concorsi per accedere alle docenze in varie università italiane. Tra loro figurano, oltre all’ex Ministro alle Politiche Europee, Annamaria Bernini, e all’ex Garante della “Privacy”, Federico Pizzetti, anche i cinque “saggi” Augusto Barbera e Giuseppe De Vergottini dell’Università di Bologna, Carmela Salazar dell’Università di Reggio Calabria, Lorenza Violini dell’Università di Milano e Beniamino Caravita dell’Università “La Sapienza” di Roma, nominati direttamente dal Presidente Napolitano insieme con altri 30 “luminari”, esperti nel campo del diritto, con l’incarico di riformare la Costituzione, vetusta, obsoleta (sarebbe ora!) e non al passo con le “nuove democrazie”. Va notato che, all’epoca di tali nomine, già erano in corso le relative indagini, avviate nel 2009, quando il PM di Bari, Renato Nitti, iniziò a indagare su di un concorso bandito dall’Università Telematica Giustino Fortunato; complessivamente, per tale concorso, sono finiti sotto i riflettori degli investigatori i tre Istituti di Diritto Costituzionale, Diritto Canonico ed Ecclesiastico e Diritto Pubblico Comparato. Anche se diversi degli indagati hanno già manifesto la propria estraneità ai fatti, appare singolare come la notizia dell’indagine abbia evidenza solo ora che la commissione nominata da Napolitano si sia chiusa il 17 settembre 2013, quindi con nessuno dei “saggi” costretto a rimettere il proprio mandato. Ma far entrare nelle facoltà, o in altro posto di lavoro, chi è ben raccomandato rispetto ad altri, magari anche più validi, è un vecchio vizio italiano duro a morire che ora rischia di gettare sfiducia e discredito sull’intero sistema delle università italiane, con buona pace dell’effettivo merito e dei tanti precari in cerca di occupazione. Si è parlato di prima, seconda, terza Repubblica, ma è sempre rimasto tutto come prima; cambia la facciata, l’immagine, ma la sostanza e ciò che conta non cambia: posti di lavoro, case, agevolazioni, consulenze e incarichi agli amici degli amici, fame e disperazione per tutti i rimanenti. Del resto, se chi oggi raccomanda taluno ieri ha ottenuto qualcosa per se con le medesime modalità, perché dovrebbe scandalizzarsi più di tanto? Se queste fossero le persone che dovrebbero essere d’esempio e cambiare la Costituzione, andiamo bene!
6 ottobre 2013 (Roberto Bevilacqua)

SIRIA - Prove di guerra dei “Gendarmi del Mondo”
Dopo la riunione del G20 a San Pietroburgo dello scorso 5 settembre, sembra tramontare, come purtroppo era nelle aspettative più reali e concrete, la speranza di scongiurare un intervento bellico in Siria da parte di estranei al conflitto in corso; e ciò nonostante l’ incontro a sorpresa di circa 20 minuti tra Vladimir Putin e Barack Obama a margine dello stesso consesso, durante il quale i due avrebbero convenuto di continuare a mantenere i contatti attraverso i rispettivi ministeri degli Esteri. Il Presidente russo ha comunque mantenuto ferma la sua posizione sul no all'attacco, in caso del quale ha dichiarato di voler aiutare la Siria di Al Assad (la grande nave da sbarco "Nikolai Filchenkov" è già diretta nel Mediterraneo), sostenuto dalle parole di Papa Francesco che si è espresso chiaramente sull'inammissibilità dell'azione militare, incitando a pregare per la pace con la veglia promossa in Piazza San Pietro sabato 7 settembre, durante la quale il Pontefice ha ricordato anche la parabola di Caino e Abele. Mosca paventa, inoltre, i rischi di fughe di materiale radioattivo e contaminazioni, nel caso durante l’attacco militare fosse colpito un reattore nucleare nei pressi di Damasco o altri siti del genere. C’è però da stabilire chi, nel frangente attuale, sia Caino e chi Abele: il presidente Usa affermando che “il regime di Assad con il suo utilizzo delle armi chimiche è una minaccia per la pace e la sicurezza mondiale e minaccia i paesi vicini” (n.d.r.: Israele…) e che non rispondendo "gli stati canaglia penseranno di poter impiegare le medesime armi senza conseguenze", dimentica forse l’utilizzo che delle “armi di distruzione di massa” gli USA hanno ampiamente fatto da 70 anni, partendo dall’eccidio di Dresda con il fosforo bianco, passando per i bombardamenti certamente non “chirurgici”di Roma, Milano, Firenze Venezia, Berlino, Colonia Monaco e tante altre città, per l’olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki, per la Corea e il Vietnam, per le numerose interferenze nelle faccende sudamericane, per le scorie nucleari smaltite come “uranio impoverito” su Serbia e Kosovo, per l’Afghanistan e l’Iraq, finendo, per ora, con il recente intervento in Libia. Non basta fare “un sondaggio” (nel G20) per esser sicuri che “la maggioranza dice che è molto probabile che sia stato il regime di Assad ad usare di quelle armi chimiche”: in una dichiarazione diffusa al termine del G20, 11 Paesi (Australia, Canada, Francia, Italia, Regno Unito, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Spagna, Turchia e Stati Uniti), cui poi si è aggiunta anche la Germania, “condannano l'attacco con armi chimiche avvenuto a Damasco il 21 agosto scorso e di cui il regime di Assad viene ritenuto responsabile”, però manca ancora, fra l’altro, il responso degli ispettori in materia, come ha rimarcato il segretariato generale ONU, Ban Ki Moon. Il premier Enrico Letta, dal canto suo, nella conferenza stampa di chiusura a San Pietroburgo ha ribadito che "la soluzione che prediligiamo è quella politica", ma anche che il rapporto con gli Stati Uniti rimane "forte e fondamentale", tanto per non indispettire il “padrone del vapore”. Si avverte ancora una volta, insomma, l’assenza dell’Europa, pur gigante economico, con una sua politica indipendente e decisiva sullo scacchiere internazionale, specialmente nell’area del mare nostrum Mediterraneo e del vicino Oriente. E se anche il leader cinese, Xi Jinping, ha affermato che “una soluzione politica è l'unica via da seguire”, preoccupa e insospettisce la determinazione di Stati Uniti e Francia nell’avviare l'attacco contro Al Assad anche senza il via libera dell'ONU. La posizione geopolitica della Siria, porta d’Oriente sul Mediterraneo e autostrada per il Golfo Persico e l’Oceano Indiano, è troppo strategica perché rimanga nelle mano di un regime “non allineato” fatto passare per “stato canaglia”, ma anche una buona occasione per dare ossigeno e tanti dollari alle multinazionali degli armamenti. Poco importa se il regime che dovesse poi instaurarsi potrebbe essere, probabilmente, con molte meno libertà (specialmente religiose), più autoritario, oppressivo e instabile di quello attuale: finora una miriade di differenti etnie e religioni (arabi, aramei, curdi, armeni e circassi; musulmani, cattolici e ortodossi, solo per citarne le più significative) è convissuta in Siria su delicati equilibri, che non si sa fino a che punto Fratelli Musulmani e Salafiti (pur con i dovuti distinguo) potrebbero continuare a garantire e tutelare.
8 settembre 2013 (Roberto Bevilacqua)

RECENSIONE - 8 settembre 1943 (ultima monografia di Daniele Lembo) Copertina Nota dell'Autore

ROMA 8 settembre 2013 - 8 settembre 1943: una storia tutta italiana... parliamone...
Domenica 8 settembre, alle ore 10,30, l’Associazione Nazionale Volontari di Guerra inaugura la sede, appena rinnovata, di Piazza Apollonia n. 14, zona Trastevere, con una conferenza dal titolo: “8 settembre 1943: una storia tutta italiana... parliamone...”. Introdurrà Alberto Indri (Presidente Associazione Campo della Memoria); interverranno: Eugenio di Rienzo (Professore ordinario di Storia contemporanea - Università "La Sapienza" di Roma), Augusto Sinagra (Professore ordinario di Diritto dell'Unione Europea - Università "La Sapienza" di Roma), Rodolfo Sideri (Docente e Scrittore).

ROMA 15 Settembre 2013 - Commemorazione dei Caduti di Rovetta al Cimitero del Verano
Ore 9,30 - Incontro all’ingresso secondario del Cimitero del Verano nel Piazzale delle Crociate (poco prima della Tangenziale)
Ore 10,00 - Corteo dall'Ingresso del cimitero alla Tomba dei Caduti di Rovetta e Cerimonia commemorativa con breve saluto del Reduce Mariano Renzetti, Presidente dell'Associazione Reduci della Tagliamento, di Alberto Indri, Rappresentante delle Ass.ni Campo della Memoria e X MAS-RSI, interventi commemorativi dei Prof.ri Stelvio Dal Piaz e Augusto Sinagra. Seguirà l'appello dei Caduti di Rovetta
Ore 11,00 - Cerimonia religiosa con Santa Messa in suffragio dei 43 Martiri e Benedizione della Tomba, lettura della Preghiera del Legionario, esecuzione alla tromba del Silenzio fuori Ordinanza
Ore 13,00 - Rancio presso il vicino Ristorante "Le Crociate"
Ore 15,00 - Comunicazione degli Appuntamenti in Programma per l'anno 2014 da parte dell'Ass.ne Reduci della Legione 'M' d'Assalto Tagliamento e del Comitato Onoranze Caduti di Rovetta
Ore 15,30 - Riunione del Direttivo dell'Associazione Reduci Tagliamento per rinnovo cariche sociali, tesseramento, organizzazione, proposte e varie
Per prenotazioni del pernottamento di sabato 14 sera (camera matrimoniale € 100,00 con 1^ colazione, camera singola € 80,00 con 1^ colazione) rivolgersi a Paolo Piovaticci, tel. 0575/049344, cell. 335/5280754, cell. 338/6377516, Hotel New Gemini (Sig. Alex), tel. 06/44291143, fax 06/44242623 (rif. "Gruppo Tagliamento")
Per prenotazioni del rancio (prezzo € 25,00) che avrà luogo domenica 15 alle ore 13,00 al vicino Ristorante "Le Crociate" (Piazza delle Crociate n. 17, sopra il Supermercato INS) rivolgersi ad Alberto Indri, cell. 339/4676055. Visita il sito: http://www.comitatoonoranzecadutidirovetta.blogspot.it/

VIGOPONZO (DERNICE - AL) 15 settembre 2013 - Commemorazione dei Caduti
L’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della R.S.I., Delegazione Provinciale di Genova (Pietro Oddone), domenica 15 settembre, organizza come ogni anno il ricordo dei 29 militari della Repubblica Sociale Italiana vilmente trucidati il 15 settembre 1944 a Vigoponzo. Ore 10,00 - Ritrovo uscita Autostrada A7 di Vignole Borbera (dirigersi in direzione Rocchetta Ligure, giunti a Pertuso, procedere in direzione Dernice sino al cimitero di Vigoponzo dove si svolgerà la cerimonia) Ore 11,00 - S. Messa presso il locale Cimitero Comunale di Vigoponzo nel ricordo di 29 militari della Repubblica Sociale Italiana; a seguire Onore ai Caduti con la deposizione di una Corona d'alloro sulla targa commemorativa.
E invece eravamo rimasti là sulla pagina cancellata della storia, senza voce… (Carlo Mazzantini)
Caduti di Vigoponzo: Balleani Armando, Beltrami Otello, Catellani Giacomo, Ceccotti Luciano, Ciacca Fava Alvaro, Corfini Redento, Galifi Gaetano, Gatti Giovanni, Ghiggini Domenico, Mentasti Cesare, Mino Walter, Pasquali Carlo, Pasquenti Carlo, Russo Giuseppe, Salvaterra Vittorio, Toni Francesco (X MAS Risoluti); Di Terlizzi Michele, Roveta Paolo, Storace Andrea (GNR 625° C.P.); Rivera Angelo V. (Esercito N.R.); inoltre, nove militari R.S.I. di cui, ancora, non si conoscono i nomi e il reparto di appartenenza

RAVENNA 25 agosto 2013 - Commemorazione di Ettore Muti
Domenica 25 agosto 2013, alle ore 10,30, a Ravenna presso il Cimitero monumentale, verrà commemorato dalle Federazioni A.N.A.I. di Bologna e Ravenna il 70° anniversario della tragica uccisione di Ettore Muti. Seguirà un cameratesco convivio presso il Ristorante Pritona, Via Botticelli n. 4. Informazioni: Pasi Oldo, Tel: 0544/460491; Beninfanti Ivana: Tel: 051/478880, cell: 339/1525005.

GIAPPONE - Hiroshima/Nagasaki, i crimini impuniti
Alle 8,16 del 6 agosto 1945 un bombardiere statunitense sganciò la bomba atomica "Little Boy" sulla città giapponese di Hiroshima; il 9 agosto successivo ci fu la “replica” con il lancio dell'ordigno "Fat Man" su Nagasaki. Il numero di vittime dirette, quasi esclusivamente civili, fu solo stimato intorno alle 200.000, in quanto la gravità delle devastazioni causate dagli ordigni fu tale da rendere impossibile un censimento capillare dei decessi. Circa il ruolo dei bombardamenti nella resa dell'Impero giapponese, prevale, per gli americani, la tesi secondo cui i bombardamenti atomici sarebbero serviti ad accorciare il processo di resa del governo militare giapponese e quindi la seconda guerra mondiale di parecchi mesi, risparmiando vite umane nei combattimenti di terra e d'aria per la prevista invasione del Giappone. Da altre parti si sostiene, piuttosto, che la vittoria sul fronte giapponese, ormai prossimo alla resa, fosse solo un mero pretesto per effettuare dei test con le due tipologie di bomba prodotte e, contemporaneamente, una dimostrazione di potenza nei confronti di quello che si profilava come il nuovo potenziale nemico, ovvero l'URSS che si accingeva ad invadere l'arcipelago nipponico proprio in quei giorni. Pur essendo considerati i due attacchi atomici sul Giappone gli episodi bellici più atroci e significativi dell'intera storia dell'umanità, per l'utilizzo di un'arma di distruzione di massa, per i danni diretti e indiretti, protrattisi per diverse generazioni fino ai nostri giorni, i responsabili di tali atti efferati, con il Presidente americano Harry S. Truman in testa, non sono mai stati processati per crimini di guerra, oltretutto perpetrati nei confronti di una nazione oramai in ginocchio e vicina alla resa «Il mondo sappia che la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, una base militare. Abbiamo vinto la gara per la scoperta dell'atomica contro i tedeschi. L'abbiamo usata per abbreviare l'agonia della guerra, per risparmiare la vita di migliaia e migliaia di giovani americani, e continueremo a usarla sino alla completa distruzione del potenziale bellico giapponese (H.S. Truman)». Bensì sono oggi gli USA medesimi e i loro alleati a promuovere le guerre di “liberazione”, per esportare “democrazia” e “libero mercato”, contro i presunti possessori delle armi di distruzione di massa, vedi Serbia, Iraq e ora anche Iran. E’ chiaro, infatti, che i tribunali di guerra li fanno i vincitori, che l’industria degli armamenti e il suo indotto rendono molto più di aiuti umanitari in viveri, medicinali e strutture sanitarie verso popoli che aspirano alla propria indipendenza e prosperità. Nell’epoca del liberismo e della globalizzazione tutto deve essere controllato e regolato da quei pochi burattinai che detengono il potere economico e finanziario mondiale, di cui anche ogni presidente americano della nazione “Gendarme del Mondo” è strumento consapevole.     12 agosto 2013 (Roberto Bevilacqua)

RECENSIONE - Le portaerei che non salparono, di Daniele Lembo
Come le navi che non uscirono mai dal porto, anche questa introduzione al libro "Le portaerei che non salparono - Le navi portaerei e porta idrovolanti della regia marina" esce postuma, dopo che l'autore del medesimo, il caro amico Daniele Lembo, è andato oltre lo scorso 17 marzo. Forse è un segno del destino, comunque una buona e sana lettura estiva, ma anche un'esortazione a divulgare e insistere nella preziosa opera di ricerca storica "controcorrente" perseguita tenacemente da Daniele.     8 agosto 2013 (Roberto Bevilacqua)
Tra gli anni ’20 e l’inizio della guerra, la Marina Italiana aveva più volte sottolineato la necessità di navi portaerei, necessità ampiamente soddisfatta invece dalla Francia, dall’Inghilterra, dal Giappone e dagli Stati Uniti. La conferenza di Washington aveva infatti stabilito le tonnellate di naviglio che ciascuna nazione poteva costruire. Nonostante la quantità assegnata all’Italia fosse di 60.000 tonnellate (come alla Francia), il nostro Paese si presentò al conflitto completamente sprovvisto di navi portaerei. Enorme influenza su questa decisione del governo ebbe il parere negativo dell’Aeronautica, convinta che la posizione centrale dell’Italia nel Mediterraneo fosse sufficiente come base aerea per velivoli, che potevano così dirigersi verso qualunque bersaglio. Purtroppo la collaborazione dell’Aeronautica fu scarsa. Quest’ultima non destinò parte delle sue forze come “aviazione da marina”, come fece invece l’Inghilterra, ma piuttosto, avendo un comando a parte, inviò aiuti aerei solo quando richiesti e disponibili, ovviamente solo dopo aver soddisfatto le proprie esigenze strategiche. Solo a conflitto già iniziato, quindi, saranno avviati i lavori di allestimento delle navi portaerei Aquila e Sparviero che comunque non saranno terminate in tempo utile. L’Aquila rimase nei cantieri navali di Genova non completata, mentre lo Sparviero arrivò all’armistizio senza che i lavori avessero preso consistenza. Nonostante la evidente erronea contrarietà dei comandi superiori alla costruzione di portaerei, la Marina fu prodiga di studi e progetti durante tutto il periodo antecedente al conflitto. Questo lavoro, oltre a ripercorrere le vicende storiche della Regia Marina, illustra i vari progetti e le caratteristiche degli stessi. Il libro è disponibile nelle migliori librerie o direttamente presso l’editore: IBN Istituto Bibliografico Napoleone - Via dei Marsi n. 57 - 00185 Roma - tel.&fax 06/4452275 - www.ibneditore.it - info@ibneditore.it - Collana: Il Faro n. 3 - Pagine n. 120 - Formato: 17x24 cm - Prezzo € 14,00 - ISBN (8) 887565169-8 - ISBN (13) 9788875651695.

RECENSIONE - Pagine d’impegno politico
E' uscito il nuovo libro, spunti e riflessioni, di Alberto Figliuzzi "Pagine d’impegno politico"

BERGAMO 21 Luglio 2013 - Commemorazione dei tre Ufficiali Martiri crocefissi dai partigiani
Domenica 21 Luglio, con appuntamento alle ore 10,30 davanti al Cimitero di Bergamo, si svolgerà una cerimonia in Onore dei tre Ufficiali Martiri crocefissi dai partigiani:
Cap. G.N.R. MARIO CORTICELLI, crocifisso su un tavolo d’osteria a Stellaneto (SV)
S.Ten. G.N.R. WALTER TAVONI, crocifisso sulla porta di un cascinale il 9-4-1945
S.Ten. GINO LORENZI, crocifisso su una rudimentale croce a Mignagola (TV)
Sarà celebrata una S.Messa nel Campo riservato ai Caduti della R.S.I., per recarsi poi alla Tomba di GINO LORENZI, sita a pochi metri di distanza. Sono ammessi solo i Labari combattentistici. CHI NON HA TRADITO NON DIMENTICA


ROMA - Anna Mattei è andata oltre
Lo scorso 3 luglio ci ha lasciato Annamaria Mattei, madre dei fratelli Virgilio e Stefano, bruciati vivi nel rogo di Primavalle dell'aprile di 40 anni fa, appiccato dal delirante odio criminale antifascista. Nell'inconsolabile dolore, Anna è rimasta sempre presente a se stessa e fedele a l'Idea cui ha sacrificato tutta la sua esistenza, pur nella consapevolezza di non vedere mai puniti, bensì latitanti e protetti all'estero, gli assassini dei suoi figli. Riposi nella meritata pace eterna, almeno lassù potrà finalmente ricongiungersi ai suoi cari. Le esequie funebri si terranno venerdì 5 luglio a Roma, alle ore 10 nella Chiesa di Santa Croce in Via Guido Reni (Flaminio).
4 luglio 2013 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Congressi & dintorni
Allo scopo di fugare ogni dubbio o equivoco, preciso che non ho intenzione di candidarmi a Segretario Nazionale, né di sostenere alcun altro candidato o presentare alcuna mozione, ma semplicemente ho il proposito di non partecipare al prossimo “Congresso Nazionale” del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Come molti altri che non vi prenderanno parte, anch’io ho sempre sostenuto la necessità di una convocazione congressuale, foriera di rinnovamento e cambiamento di rotta, ma non in tali forme, modi e tempi, con una fase preparatoria sconfortante e in pratica quasi inesistente, al punto da consigliarne in più riprese un rinvio in autunno, ma senza riscontro alcuno, anche in merito alle tante tessere regolarmente pagate, ma non consegnate per l’anno 2012. Peraltro, la pochezza e la confusione d’idee emerse agli ultimi convegni e riunioni cui ho partecipato si sono riflesse nei deludenti ma prevedibili risultati elettorali, nonostante l’impegno profuso da tanti militanti in tutta Italia e anche da me personalmente, affrontando una campagna elettorale praticamente da solo nella mia zona. Con altri avevo anche dato vita alla componente interna al MSFT “Alternativa Tricolore al Sistema”, nell’intento di promuovere un dibattito costruttivo su temi prettamente “nostri”, regolarmente scopiazzati da Leghe e Grillini di turno, come anche “nostre” erano state a suo tempo le proposte di abolizione dell’IMU prima casa (quando ancora si chiamava ICI) o l’introduzione degli LSU ed LPU, sostenendo peraltro l’inopportunità e nocività, per un’improbabile rincorsa all’”eletto” a tutti i costi, di accordi improponibili con soggetti lontani dalle “nostre” visione dello Stato e tematiche sociali. Ho anche fondato qualche mese fa l’Associazione “Popolo”, con lo scopo di allargare il raggio d’azione e avvicinare soggetti provenenti da altre esperienze, senza troppi paletti ideologici o condizionamenti derivanti da riferimenti partitici. Ora, sinceramente, non vedo la prospettiva di impegnare oltre tempo e grasso del cuore con chi non vuole sentire e capire la necessità di un soggetto nuovo con un formato più snello, attuale e vicino alla gente, ma autonomo, indipendente e scevro da condizionamenti nelle sue scelte. Augurando un proficuo lavoro, per quanto possibile, ai partecipanti al Congresso, non mi dilungo su concetti e opinioni abbondantemente espresse in centinaia di scritti ripresi da più parti, pubblicati su questo sito e su www.popoloinrete.it. Certo, ci vorranno tempo, pazienza, risorse umane e non, ma anche un’imprescindibile Coerenza.
16 giugno 2013 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Ciao Roberta
Lo scorso 7 giugno se ne è andato un simbolo di quella comunità umana del FUAN di Via Siena che ormai non c'è più, ma il ricordo di donna esemplare in un ambiente tormentato spesso dalle dolorose vicende umane degli anni '70-'80 rimarrà indelebile come tanti altri. Roberta Manno ha smesso di soffrire contro un male crudele che la tormentava e contro cui lottava senza tregua da tanti anni. Esprimo la vicinanza a tutti i suoi familiari ma, in particolare, un abbraccio fraterno a Luigi, l'uomo indissolubilmente fedele della sua vita. Le esequie funebri si terranno lunedì 10 giugno a Roma, alle ore 11,30 nella Chiesa di S.Eugenio (Viale delle Belle Arti).
8 giugno 2013 (Roberto Bevilacqua)



ROMA 8 Giugno 2013 - Assemblea Nazionale di Alternativa Tricolore "La Nuova Italia: Lavoro, Stato, Equità”
La componente interna al Movimento Sociale - Fiamma Tricolore “Alternativa Tricolore al Sistema” organizza, presso la sala convegni del Centro Congressi Cavour sita in Via Cavour n. 50/a (a mt. 200 dalla Stazione Termini), dalle ore 9,00 alle ore 19,00, un'Assemblea Nazionale sul tema: "La Nuova Italia: Lavoro, Stato, Equità - Percorsi per il cambiamento”. Questo incontro è aperto a tutti i simpatizzanti. Ogni presenza è importante e utile per il contributo che è ciascuno chiamato a fornire. (Vedi anche su www.popoloinrete.it)
1° giugno 2013 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Le cose di cui vergognarsi
Nel giorno delle elezioni Capitoline, mentre Alemanno esorta i tifosi in occasione del derby di Coppa Italia a far «fare bella figura a Roma», in Via Benedetto Musolino, XII Municipio, ai margini del frequentato mercato di Porta Portese e a un centinaio di metri dalla sede ATAC, azienda dei trasporti chiacchierata per le tante assunzioni "facili", la pavimentazione stradale rifatta pochi giorni fa cede e si aprono le voragini... E non è il primo caso in giro per la città: sento ancora sulle mie gambe le conseguenze della caduta di un mese fa.
26 maggio 2013 (Roberto Bevilacqua - Candidato Presidente del 12° Municipio)

ROMA - Cinque anni da dimenticare per Roma Capitale   Locandina   Idee e progetti per il 12° Municipio   Rinnovo Assemblea Capitolina
Nel quinquennio ormai al termine, la giunta Alemanno di centro-destra, che avrebbe potuto e dovuto rappresentare un rinnovamento nel modo di amministrare, ha dimostrato solo di saper portare allo sbando, al degrado urbano, morale e socio-economico la nostra Città, con la complicità di una finta opposizione di sinistra che, al pari della maggioranza, ha dato troppo spesso l’impressione di voler curare solo i propri interessi particolari. I problemi del traffico, dell’inquinamento, dei rifiuti urbani e dei servizi sociali sono rimasti insoluti se non aggravati. All’ATAC, ad esempio, anziché acquisire altri conducenti e operai, per non far logorare di turni stressanti quelli esistenti, con le ovvie conseguenze e pericoli per gli utenti del servizio di trasporto pubblico, sono stati assunti centinaia di impiegati, scelti fra gli amici degli amici secondo prassi di demo-socialista memoria, per scaldare le sedie dietro una scrivania; e così è accaduto anche per altre aziende controllate dal Comune. Tralasciando di approfondire la fesseria delle domeniche a piedi per ridurre l’inquinamento, i dilemmi dei rifiuti urbani e dei campi nomadi, lungi dall’essere risolti, sono stati semplicemente “spostati” diventando gravi emergenze. Poi la questione della manutenzione di marciapiedi e strade, sporche, soggette a frequenti allagamenti, piene di fango e disseminate di buche per lavori fatti in fretta e male, causa del ferimento di centinaia di persone al giorno fra pedoni e utenti delle due ruote (potrei produrre il certificato del pronto soccorso per quanto accadutomi qualche giorno fa), non è più sopportabile. Che fine hanno fatto i soldi chiesti da Alemanno al governo Berlusconi? E quelli delle contravvenzioni e della famigerata IMU? Sicuramente è stata una gestione scellerata che, al di là di ogni immaginazione, è riuscita nel fare peggio delle amministrazioni che l’hanno preceduta. E’ giunta ora di cambiare pagina con la Fiamma Tricolore all’Assemblea Capitolina e ai Municipi. Appuntamenti di propaganda in "Attività"
1° maggio 2013 (Roberto Bevilacqua - Candidato Presidente del 12° Municipio)

ROMA - Teodoro Buontempo è andato oltre
Stanotte, al termine di grave malattia, ci ha lasciato Teodoro Buontempo, storico esponente della Giovane Italia, del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale Italiano, poi di Alleanza Nazionale e de La Destra, per anni consigliere comunale e poi deputato. La comunità militante nazional-popolare, al di là di ogni terrena ed effimera distinzione, saluterà commossa per l'ultima volta Teodoro giovedì 25, a partire dalle ore 11,00 presso la camera ardente allestita nella sala della protomoteca in Campidoglio, e venerdì 26 aprile 2013, alle ore 11,00 nella Chiesa di San Marco (Piazza Venezia). Ciao Teodoro. Romanamente Ti salutiamo.
24 aprile 2013

2766° anniversario del Natale di Roma "Possis nihil Urbe Roma visere maius" Inno a Roma
L'Inno a Roma (noto anche come "Sole che sorgi"), con musica composta nel 1919 da Giacomo Puccini e testo della poesia di Fausto Salvatori, è ispirato al Carmen Saeculare, inno in diciannove strofe saffiche composto dal poeta romano Quinto Orazio Flacco. Esso fu cantato il 3 giugno del 17 a.C. sul Palatino e sul Campidoglio da un coro di giovani fanciulle durante i "Ludi saeculares", voluti dall'imperatore Ottaviano Augusto per celebrare la venuta dell'età dell'oro preannunciata dalla IV ecloga di Virgilio. Il Carmen Saecolare è la celebrazione di Augusto e della potenza di Roma sul mondo. Esso esprime l'augurio che essa non possa mai morire e un'invocazione agli dei di modo che diano lunga prosperità ai romani. Il carme risulta una preghiera perfetta e si può dire che rappresenta l'apoteosi della cultura pagana e la perfezione della poesia di Orazio. E vi si parla di pace nel mondo, di lavoro nelle officine, nei campi, nelle scuole, mentre oggi si parla di guerre per portare la democrazia, di licenziamenti e disoccupazione, di inciuci, tangenti e privilegi. Queste toccanti parole ispirate al Carmen Saeculare di Orazio e la solenne musica di Puccini, entrambe scritte prima dell'avvento al potere del Fascismo, siano state relegate in soffitta solo perché adottate da un regime a lungo vilipeso e disprezzato, ma che ormai fa parte indissolubilmente della Storia italiana e mondiale e che, tuttavia, sembra prendersi la rivincita decretando la damnatio memoriae di tutto ciò che, anche casualmente o incidentalmente, avesse sfiorato, come se 2766 anni di Storia Romana dovessero essere cancellati. Ma questa, volenti o no, sarebbe una vittoria morale del Fascismo sul materialismo imperante.
21 aprile 2013 (Roberto Bevilacqua)

PARLAMENTO EUROPEO - Marionetta Papademos, i Greci alla disperazione e alla rivoluzione
Guardate questo video dell'intervento di Nigel Farage(GB) al P.E. Dobbiamo sentire da un inglese tali (giustissime) affermazioni!
7 aprile 2013 (Roberto Bevilacqua)

MANTOVA - Raccolta firme per la cartiera Burgo e l'art. 46 della Costituzione
Lo scorso 23 marzo, nella centrale Piazza Erbe, la locale Federazione del MS-Fiamma Tricolore ha tenuto un banchetto per raccogliere firme contro la chiusura della storica cartiera Burgo, in solidarietà con i 188 dipendenti, e per l'applicazione dell'art. 46 della Costituzione della Repubblica Italiana sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, disatteso da 65 anni.
Come mai in Italia i prezzi degli stessi prodotti sono 3 volte rispetto a quelli in Germania, dove gli stipendi sono nettamente più alti? Ma lì la Socializzazione delle medio-grandi imprese esiste per legge! Altro che clima di terrore dovuto alla contrapposizione tra capitale e lavoro, come quello instaurato da Marchionne in FIAT! La vera soluzione è la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende, responsabilizzando così i prestatori d'opera. Guarda video

31 marzo 2013 (Roberto Bevilacqua)

CISTERNA DI LATINA (LT) - Daniele Lembo è andato oltre
Lo scorso 17 marzo ci ha lasciato Daniele Lembo: un infarto ha interrotto la sua preziosa azione di documentazione storica di quelle radici che in troppi hanno reciso per rincorrere chimere senza ideali forti e quindi senza futuro. Sono rimasto incredulo apprendendo, solo dopo qualche giorno, della grave e improvvisa perdita di una persona che ha voluto tenacemente raccontare verità storiche dolosamente nascoste da oltre 60 anni. Figura di studioso generoso, gentile e sincero, dedicò impegno e studio alla Storia Vera del Novecento sconosciuta dai più e dall’ufficialità: così lo ricordo in tanti convegni, incontri e presentazioni di suoi libri. "Le cose hanno fine e principio" ammonì Ezra Pound: anche l'opera di Daniele Lembo è un incentivo non solo a proseguire, ma a inoltrarsi verso il “nuovo” sulla base della "antica fiamma inviolata". Onore all’Uomo, oltreché alla sua preziosa opera di ricerca; vicinanza ai suoi familiari, per quanto sia possibile lenire l’inconsolabile dolore. Ora riposa in pace accanto ai suoi cari nel Cimitero di Minori (SA).
22 marzo 2013 (Roberto Bevilacqua)




ROMA - Habemus Papam Franciscum
Lo scorso 13 marzo 2013, il Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, classe 1936, è stato eletto 266º Papa della Chiesa cattolica e Vescovo di Roma. Ha scelto un nome significativo e importante: Francesco I; infatti è un Papa che ha sempre difeso i più deboli e viene da un paese che ha saputo opporsi ai poteri forti della finanza e rialzarsi, senza contare le radici e i legami stretti dell'Argentina con l'Italia. Speriamo bene!








10 marzo 2001 / 10 marzo 2013 - Ciao Massimino!
Massimo Morsello per sempre nei nostri cuori, al di fuori dei luoghi comuni, oltre ogni terrena ed effimera divisione.










ROMA - Un mese di cambiamenti
Si ricorderà a lungo il mese di febbraio appena trascorso, a partire dalle clamorose dimissioni del Papa, quali non si verificavano da oltre 700 anni, con il famoso gran rifiuto di Papa Celestino V, che abdicò nel dicembre 1294. Tale decisione, comunicata lo scorso 11 febbraio (proprio nel giorno dell’anniversario dei Patti Lateranensi del 1929), è operativa dalle 20 di ieri, dopo che Benedetto XVI si è affacciato per l'ultimo saluto ai fedeli sulla piazza antistante il Palazzo della residenza di Castel Gandolfo, rendendo la “sede vacante” e avviando così l’iter per l’elezione del nuovo Pontefice. Si può immaginare che l’ormai Cardinale Ratzinger avrà tirato un sospiro di sollievo al pensiero di non doversi occupare più dei preti pedofili, del celibato ecclesiastico, della gestione della banca Vaticana, lo IOR, solo per fare qualche esempio, anziché di tematiche spiritualmente più elevate e appropriate al ministero petrino. Ovviamente si ricorderà questo mese anche per gli stravolgimenti politici causati dalle ultime elezioni che hanno visto, soprattutto ma non solo, la sorprendente affermazione numerica del Movimento 5 Stelle quale ventata di consistente novità, ma che va attesa alla prova dei fatti poiché non è tutto oro ciò che riluce, oltre a quella decina di milioni fra non votanti, schede bianche e nulle che rappresentano ormai il primo partito. Sono scomparsi dal parlamento anche tanti vecchi dinosauri che tanti guasti e danni hanno causato, in primis quell’innominabile che dietro di se ha lasciato la distruzione di un’intera comunità umana, basata sui principi di socialità, tradizione e unità nazionale. Già, perché l’area politica che si richiama fondamentalmente a quei principi e valori, anche se con molti distinguo, si è presentata frazionata come non mai in precedenza sulla scheda elettorale, a causa dei vari egoismi, protagonismi e personalismi, senza riuscire a intercettare quel dissenso dei tanti disperati che hanno perso il lavoro o lo stanno perdendo e quella voglia di ribellione a un sistema marcio, ormai al capolinea, basato sul massimo profitto di pochi e sul mercato globale. Tale insuccesso è solo in parte giustificato dalla faziosità e dal boicottaggio mediatici, dimostrato anche dal livore e dall’astio con cui i giornalisti, nelle poche conferenze stampa concesse, gentilmente si fa per dire, dalla “par condicio”, si sono rivolti ai rappresentanti di queste formazioni facendo le solite domande idiote su fatti di oltre 70 anni fa, sul colore delle camicie o su loro precedenti condanne per motivi politici (ma non per concussione, corruzione, falso in bilancio o truffa come tali odierni politicanti!). Peraltro, non è qui la sede di analizzare puntualmente le cause (UE, Euro, BCE, FMI, trattati di Maastricht e Lisbona, scippo della Sovranità Monetaria e Signoraggio, speculazioni pilotate da Goldman Sachs, Standard & Poor’s e Moody’s ecc...) del declino della “nostra” Italia e della “nostra” Europa, anche perché non si può pretendere di trovare con colpo di bacchetta magica il bandolo di una matassa così complessa, ma il campanello d’allarme era suonato già diversi anni fa e andava recepito, occorreva scuotersi, anziché tirare a campare cercando di coltivare il proprio orticello ormai sempre più arido, peraltro con metodi vetusti e non più efficaci. Occorreva, e oggi occorre ancor di più, privilegiare le proposte concrete, piuttosto che la ricerca di improponibili e improbabili alleanze con chi si era reso responsabile di tale sfascio economico, ancorché morale e valoriale, dando così l’impressione alla persone comuni di voler pensare più ai propri interessi che al bene della comunità nazionale; occorre un nuovo modo di stare con e per la gente, oltre i vecchi schematismi, oltre le superate nomenclature di “destra” e di “sinistra”, oltre lo schema partitico e oltre le pratiche clientelari di democristiana memoria: il sistema basato su tutto questo, benché resista ancora in diversi luoghi, mostra le sue crepe e quello del 25 febbraio è stato solo il primo scossone di avvertimento. Occorre capire che il punto di arrivo non può e non deve essere qualche scranno in parlamento o il rimborso delle spese elettorali, cose che ormai la gente della strada percepisce e afferra, perché altrimenti non vale nemmeno il discorso della tappa raggiungibile come trampolino per successivi obiettivi. Personalmente non mi sono impegnato in quest’ultima campagna elettorale, nonostante le offerte di candidatura provenienti da più parti e cortesemente declinate, poiché non esistevano gli approcci e i presupposti adeguati per affrontare in maniera decente ed efficace tale ennesima battaglia. Immagino che taluni non approvino e non condividano queste mie posizioni e modo di ragionare, ma spero che servano da stimolo a una profonda riflessione e anche a un tantino di autocritica da parte di qualcuno. Ora, dopo vari scandali, morti sul lavoro, ladrocini e rapine in danno del Popolo “sovrano”, in un mese avremo il nuovo Papa, il nuovo governo (forse) e più in là il nuovo Presidente. E altre scadenze incombono: teniamoci pronti…
1° marzo 2013 (Roberto Bevilacqua)

Giornata del Ricordo delle Foibe, in Italia, paese dell’accoglienza
A proposito del prossimo 10 febbraio, giornata dedicata al ricordo delle Foibe carsiche e dell’Esodo Istriano, Giuliano e Dalmata, a parte la retorica e le celebrazioni ufficiali più o meno sentite, è doveroso ricordare anche come furono accolti nella loro amata Patria gli esuli?
Così l’”Unità” di allora:
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.”
I “comitati d’accoglienza” organizzati dal partito comunista contro i profughi all’arrivo in Patria furono numerosi. All’arrivo delle navi a Venezia e ad Ancona gli esuli, donne vecchi e bambini, furono accolti con insulti, fischi, sputi e a tutti furono prese le impronte digitali. A La Spezia, città dove fu allestito un campo profughi, un dirigente della Camera del Lavoro genovese durante la campagna elettorale dell’aprile 1948 arrivò ad affermare:
“in Sicilia hanno il bandito Giuliano, noi qui abbiamo i banditi giuliani”.
A Bologna i ferrovieri aizzati dal sindacato, per impedire che un treno carico di profughi proveniente da Ancona potesse sostare in stazione, minacciarono lo sciopero. Il treno non si fermò e a quel convoglio, carico di umanità dolente, fu rifiutata persino la possibilità di ristorarsi al banchetto organizzato dalla POA (Pontificia Opera Assistenza) e di ritirare almeno il latte per i molti bambini.
I profughi, due volte italiani per nascita e per scelta, non crearono mai, in nessun luogo dove essi trovarono rifugio, problemi di criminalità. Serve forse ricordare i nomi di alcuni di questi “banditi”: Ottavio Missoni, Abdon Pamich, Nino Benvenuti, Alida Valli, Enzo Bettiza, Orlando Sirola, … per non andare oltre.
Per finire, un confronto con l’attuale e persistente invasione di clandestini, comunitari ed extracomunitari, per constatare come sono cambiate le cose: senza dubbio saranno pure altri tempi, altre situazioni ma, forse, non anche altri comunisti?
9 febbraio 2013 (contributo ricevuto da Norberto Bergna e volentieri pubblicato)

ROMA - Dolores Tribussoni è andata oltre
Il 4 febbraio è venuta a mancare all'affetto dei suoi cari Dolores Tribussoni. Onore a una fedele militante dell'Idea fino al suo epilogo terreno. Uomini e donne di Fede sono cameratescamente vicini al marito Gennaro Gargiulo e ai suoi familiari. I funerali si celebreranno mercoledì 6 febbraio alle ore 10,00, nella Chiesa di San Pancrazio a Isola Farnese (La Storta).





SIENA - MPS, la banca dei “migranti”
Le recenti vicende giudiziarie che riguardano l’”allegra” gestione dei fondi in disponibilità dell’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena stanno rivelando particolari sconcertanti in merito a come venivano utilizzati i risparmi dei comuni e ignari cittadini. Il MPS targato Giuseppe Mussari, suo ex presidente, dopo l’acquisizione della Banca Antonveneta, tramite la mediazione del responsabile Rothschild Italia, alla modica cifra di 9,3 miliardi di euro versati nel novembre del 2007 al Banco Santander, pagata da quest’ultimo solo due mesi prima 6,3 miliardi, quindi con un’enorme e sospetta plusvalenza, nel 2009 ha pensato bene di far quadrare i conti e i bilanci ricorrendo ai prodotti “derivati tossici”, quali «Santorini» e «Alexandria», che però hanno prosciugato le casse dell’istituto senese di quasi 600 milioni di euro. La filiale londinese di Deutsche Bank offrì di coprire il “buco” di oltre duecento milioni di euro dovuto a «Santorini» tramite una rateizzazione trentennale, con interessi, mentre per «Alexandria», invece, la banca d’affari giapponese Nomura, per il rientro del prestito di oltre 300 milioni di euro, pretese un accordo firmato dal contenuto oscuro (forse altri titoli “tossici” in cambio) e mai mostrato agli ispettori che Bankitalia, insospettita dalla diminuzione di liquidità del MPS, inviò nel 2010. E non erano gli unici affari con tali banche: infatti il verbale dell’ispezione che la Banca d’Italia, di cui all’epoca era governatore Mario Draghi, condusse sul Monte dei Paschi di Siena dall’11 maggio al 6 agosto 2010 recita testualmente “L’accertamento, mirato a valutare i rischi finanziari e di liquidità, ha fatto emergere risultanze parzialmente sfavorevoli” (in merito alla gestione dell’istituto bancario) e vi sono evidenziati “profili di rischio non adeguatamente controllati”, con riferimento a contratti relativi a pronti contro termine e allo scambio di flussi di cassa aventi la natura di interessi o in diverse valute su BTP, per complessivi 5 miliardi di euro, stipulati proprio con Deutsche Bank e Nomura. Questo verbale del 29 ottobre 2010 fu notificato all’allora presidente del MPS, Giuseppe Mussari, con l’invito a rispondere entro un mese ma, almeno fino a pochi giorni fa, non si aveva notizia di provvedimenti sanzionatori, in base alla vigente legislazione bancaria e finanziaria, a carico dell’istituto senese, bensì il direttorio di Bankitalia ha dato parere positivo sull’emissione di “Monti-bond” per 3,9 miliardi di euro in sostegno della banca medesima.
Ma il MPS non si è distinto solo per questa vicenda, al punto di dover ora ricorrere al sussidio dello Stato per tale cifra astronomica e porre in mobilità, pre-pensionamento se non addirittura licenziare circa quattromila dipendenti. Qualche tempo fa il progetto “Paschi senza frontiere” per la cooperazione con gli immigrati ha ricevuto i complimenti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale come “esempio virtuoso di sostegno alla cooperazione tra soggetti privati di differenti nazionalità” ovvero come meglio fare bella figura umanitaria con i soldi altrui. Infatti, i beneficiari di tale “esempio virtuoso” erano e sono tuttora i “migranti”, su indicazione caritatevole e pelosa del Partito Democratico, tramite la Fondazione Monte dei Paschi di Siena da esso gestita e controllata, che a sua volta controlla l’omonima Banca. Ad esempio, per inviare un bonifico generalmente si paga una commissione, ma al MPS gli stranieri sono esentati da tale pagamento. Inoltre, con il contributo della suddetta Fondazione, l’Università per Stranieri di Siena ha offerto per l’anno 2012 borse di studio (imposte di bollo comprese) per frequentare corsi di lingua, cultura italiana e per docenti d’italiano stranieri, con modalità differenziate. Infatti, con le borse di tipo “A” sono pagate per intero le tasse d’iscrizione al corso; con quelle di tipo “B”, oltre a dette tasse, viene remunerato il costo di un posto letto in stanza doppia presso una residenza universitaria; infine con quelle di tipo “C”, oltre ai benefit di cui sopra, viene omaggiato il costo del biglietto aereo A/R per paesi comunitari o extra-comunitari, fino a un massimo di € 300 o 600, rispettivamente. Questo significa che gli italiani per mandare i figli all’Università debbono pagare per intero esose tasse di iscrizione, libri di testo e l’affitto dell’alloggio, se fuori sede, mentre lo Stato trasferisce miliardi di euro al MPS che finiscono in parte per pagare studi, viaggi, alloggio e vitto agli studenti “migranti”. Altro esempio di carità pelosa sono i soldi (pubblici, per quanto sopra detto) sprecati in inconcludenti incontri, tavole rotonde, corsi d’integrazione e similari, ovviamente dedicati al fenomeno dell’immigrazione e ai “nuovi italiani”, in collaborazione con “Caritas”, “Migrantes” e “Fondazioni4Africa” di cui beneficiano “CASTO” (Coordinamento delle Associazioni di Senegalesi della Toscana), “ASP” (Associazione Senegalesi di Poggibonsi) e “FASET” (Federazione delle Associazioni di Senegalesi della Toscana), solo per fare alcuni esempi. In sostanza il MPS, come gli altri maggiori gruppi bancari, Intesa-San Paolo e Unicredit-Capitalia in testa, vogliono l’immigrazione, quindi la sostengono e la favoriscono sponsorizzando qualsiasi evento, fondazione e/o associazione in merito, non solo per fare un piacere a Caritas e varie, quindi allo Stato Vaticano e alla sua banca, lo IOR, ma forse anche perché sperano un domani, con una certa dose di ipocrisia e congiuntamente ai loro compari della grande industria, di poter usufruire di manodopera, anche qualificata, a basso costo. A questo punto non si capisce perché, visti i risultati fallimentari delle operazioni del MPS, insistere nel considerare indiscriminatamente gli immigrati come “risorsa”, quando finora si sono alquanto rivelati un costo che grava pesantemente sulle tasche degli italiani, suscettibili inoltre di distorcere il mercato del lavoro con una generale contrazione di salari e stipendi e del loro potere d’acquisto reale, anziché applicare criteri realmente meritocratici. Del resto auspicano l’immigrazione anche e proprio quei centri sociali, no-global e vari che, rivendicano occupazione e aumenti salariali, sbraitano contro le banche e i poteri forti, ma alla fine ne perseguono i medesimi obiettivi, inconsapevolmente o no, risultandone di fatto loro alleati. “La tua amica banca” si legge in qualche pubblicità; in altre parole, dateci i soldi che ve li sistemiamo noi!
3 febbraio 2013 (Roberto Bevilacqua)

TARANTO - Ilva, ambiente venduto
Dall’emblematico caso del polo siderurgico pugliese dell’Ilva, che conteggia attualmente quasi 10.000 occupati, emergono nuovi elementi, a conferma di un quadro della situazione che era peraltro immaginabile, come in altri casi simili in Italia, con politici corrotti e conniventi con un mondo fondato sugli affari e il massimo profitto, senza rispetto alcuno per l’ambiente e la salute pubblica. Infatti il Presidente della Regione, Niki Vendola, non poteva non conoscere i dati sul monitoraggio del benzo(a)pirene realizzato da Arpa Puglia, i cui livelli di emissione nel periodo gennaio-maggio 2010 erano triplicati. In base a intercettazioni della Procura nel luglio dello stesso anno, Girolamo Archinà, ex dirigente dell’Ilva, rimosso dopo i noti sequestri disposti dalla magistratura nello stabilimento tarantino, aveva ricevuto “in via confidenziale” dal capo di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, una e-mail contenente i dati ancora ufficiosi, sperando che rimanessero confidenziali. Ma i dati non rimasero tali, al punto che il sindaco di Taranto, Stefàno Ippazio, emanò un’ordinanza, scatenando le preoccupazioni ambientaliste e dell’opinione pubblica. Entrò così in scena Fabio Riva, vice presidente del gruppo Ilva, incontrandosi con Vendola e concordando con quest’ultimo un’azione dissuasiva basata sul “vendere fumo”: in sostanza, per i cittadini e i lavoratori l’azienda avrebbe dovuto manifestare l’intenzione di collaborare con la Regione Puglia che, a sua volta, avrebbe dovuto enfatizzare il rapporto istituitosi con le acciaierie di Taranto, quale esempio da seguire anche per altre aziende territoriali. Sempre secondo le indagini, Vendola avrebbe detto a un suo dirigente “… vai a dire ad Assennato che lui i dati non li deve utilizzare come bombe di carta che poi si trasformano in bombe a mano!”. Andava tenuto tutto nascosto: bell’esempio, non c’è che dire! Ma l’arroganza del “sistema Archinà” non finisce qui, perché occorreva “silurare” chi non collaborava. Infatti, davanti al Presidente della commissione ambiente, Donato Pentassuglia, consigliere regionale del Pd, rispondendo alla chiamata di Alberto Cattaneo, responsabile della comunicazione dell’Ilva, dice “…Non ho timore di dirti che mi trovo nell’Ufficio del Presidente della commissione Ambiente della Regione, il Dott. Pentassuglia, per cui mi sta sentendo in diretta che dobbiamo distruggere Assennato”. Ora a Taranto è la guerra di tutti contro tutti. Il provvedimento di sequestro del Gip Patrizia Todisco, in cui si evince che “solo la compiuta realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo individuate dai periti chimici e l’attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni” consentirebbe di mantenere aperte le linee di produzione, sarebbe stato ribaltato dal Tribunale del Riesame convertendo “la cautela reale in un sequestro con facoltà d’uso” e, pertanto, l’Ilva mira, tramite ricorso, ad annullare i provvedimenti del gip Todisco per evitare la chiusura dello stabilimento. I lavoratori dell’area a freddo, ferma a causa del sequestro dei materiali, si scontrano con quelli dell’area a caldo, ancora attiva, e con i “padroncini” addetti ai trasporti delle merci, come in una guerra fra poveri nella quale anche i sindacalisti più anziani e stimati dell’azienda non sanno più che pesci prendere. Insomma, un grande (e tragico) pasticcio all’Italiana, che poteva essere evitato intervenendo per tempo, in cui adesso al popolo non rimane altro che scegliere se morire di inquinamento e di cancro oppure di disoccupazione e di fame. Con l’azienda socializzata, in cui gli impiegati partecipino attivamente alla gestione e agli utili societari, probabilmente non si sarebbe arrivati al punto di vedersi pignorare l’esistenza: quella che è mancata in tanti decenni è la determinazione e la volontà politica di imporre la socializzazione per legge, ma presto potrebbe diventare una necessità ineluttabile.
26 gennaio 2013 (Roberto Bevilacqua)

Il piano Kalergi per l’Unione Europea
Quei complessi fenomeni che oggi la propaganda mediatica vorrebbe far apparire falsamente come un qualcosa di inevitabile nella storia, ad esempio l’immigrazione di massa le cui cause sono abilmente celate dal Sistema, sono in realtà frutto di un piano studiato a tavolino e preparato da più di mezzo secolo per distruggere completamente la cultura, le tradizioni e il volto stesso dell’Europa. Uno dei principali ideatori del processo d’“integrazione” europea fu anche colui che pianificò di fatto l’annichilimento programmato dei popoli europei. Si tratta del boemo Richard Nikolaus di Coudenhove Kalergi, figlio di un diplomatico austro-ungarico e di una nobile giapponese, personaggio probabilmente quasi sconosciuto alla grande massa, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto, e nel 1922 fondò a Vienna il movimento “Paneuropa”, descritto nell’omonimo libro, che mirava all’unificazione europea costituente il primo passo verso l’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. Fra le due Guerre Mondiali, con l’ascesa dei movimenti nazionali in Europa, tale piano subì una battuta d’arresto e l’unione Paneuropea fu costretta a sciogliersi; ma dopo il 1945 Kalergi, grazie a una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith (in ebraico “figli dell’alleanza”, fondata a New York nel quartiere di Wall Street) e di importanti quotidiani come il “New York Times”, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti che vede in esso il mezzo più idoneo per imporre l’egemonia statunitense sui nuovi territori occupati, già martellati da massicci e intensi bombardamenti, guarda caso, anche su città d’arte e cultura come Dresda, Firenze e Venezia, ed eliminare definitivamente il Vecchio Mondo, sia come concorrente commerciale, sia come rivale politico. Agli europei però bisognava far credere che la piovra che stava per stendere i suoi tentacoli sulle loro teste fosse frutto di una libera volontà e non imposta dall’esterno con la forza. Questo progetto di federalizzazione degli Stati, avente come meta finale la mondializzazione, faceva sì che in un’“Europa unita” la Germania non rappresentasse più una minaccia, poiché gli “Stati Uniti d’Europa” non miravano a essere una federazione di popoli, ma un’unità sterile, cementata solo da scambi commerciali tra nazioni private della loro sovranità e demilitarizzate: in pratica un’unica entità costituita da Stati di fatto non più sovrani. Il piano ideato inizialmente nel 1944 da Henry Morgenthau Jr. (Segretario al tesoro statunitense sotto la presidenza Roosevelt) aveva lo scopo di convertire la Germania in un paese a vocazione soprattutto agricola e pastorale, tramite misure drastiche, quali la divisione in due stati indipendenti, l’internazionalizzazione o annessione alle nazioni vicine dei principali centri industriali ed estrattivi tedeschi, comprese le zone della Saar, della Ruhr e della Slesia Superiore, lo smantellamento di tutta l'industria pesante e una forte limitazione nella produzione dell’acciaio, che si risolsero nella diffusione di fame e malattie tra la popolazione tedesca, al punto da provocare l’intervento di organizzazioni umanitarie. Pertanto, anche per effetto delle pressioni di Churchill, il piano Kalergi sostituì quello Morgenthau e l’Europa si apprestò a diventare un grande mercato con una moneta unica dove tutte le frontiere sarebbero state abolite. Una volta aperte le porte dell’immigrazione i Popoli del Vecchio Continente sarebbero stati poco a poco cancellati, sommersi da un fenomeno immigratorio incontenibile e inarrestabile che avrebbe finalmente spazzato via dalla storia non solo gli odiati tedeschi ma tutti i Popoli europei con le loro specificità e peculiarità, sostituendoli con masse di meticci incapaci di ribellarsi al nuovo Governo Mondiale. Kalergi avrebbe così realizzato il suo sogno che portava avanti sin dagli anni venti. Riflettendo attentamente, sembra proprio che il piano Kalergi si sia alla fine realizzato: gli europei, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici, sono naufragati nel meticciato. I sistemi di “informazione multietnica” hanno plagiato e convinto a rinnegare le proprie origini e identità etniche. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema: é stata, è e sarà la battaglia del sangue contro l’oro. No all’Europa di Kalergi, del gruppo Bilderberg, della Banca Centrale Europea e dei mercanti, sì all’Europa dei Popoli e delle Nazioni, riaffermandone le Tradizioni.
29 dicembre 2012 (Saverio Galeotalanza/Roberto Bevilacqua)

MILANO - Manlio Sargenti è andato oltre
Lo scorso 21 dicembre è venuto a mancare il Prof. Manlio Sargenti, già Capo di gabinetto del Ministero dell’Economia Corporativa della Repubblica Sociale Italiana e principale artefice del Decreto Legislativo del 12 febbraio 1944, n .375, sulla Socializzazione delle imprese. La sua scomparsa rappresenta la perdita di un importante simbolo per tutta la comunità che si riconosce nei valori Nazionali e Popolari, nell'attualità dello Stato Sociale. Ai familiari vanno le mie sentite condoglianze e di tutta l’Associazione Popolo. I funerali si svolgeranno sabato 22 dicembre a Milano.
21 dicembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

INDIA - Marò in Italia per il Natale: ora ci rimangano!
Finalmente l'Alta Corte del Kerala ha concesso ai due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone l'autorizzazione per recarsi a casa durante il periodo natalizio. I militari di scorta al cargo italiano Enrica Lexie il 15 febbraio scorso, arrestati e trattenuti in India con l’accusa di avere ucciso due pescatori scambiati per pirati in acque internazionali dell’Oceano Indiano, avranno quindi una licenza di due settimane a decorrere dalla loro partenza. L'Alta Corte, dopo aver ricevuto tramite i legali dei due fucilieri le ulteriori garanzie chieste alla Repubblica italiana, ha stabilito anche una cauzione di 60 milioni di rupie, pari a poco più di 825mila euro. Occorrerebbe ora sapere quali siano queste garanzie poiché, se si trattasse di perdere solo tale “fideiussione”, pari a circa 1,4 centesimi di euro per ciascun contribuente italiano, varrebbe quasi la pena che il ministro degli esteri Giulio Terzi non rispetti l’impegno di far rientrare in India i due marò dopo la Befana del 2013. Certo è che i tanti italiani tuttora in India, detenuti o meno, rischierebbero pesanti ritorsioni; pertanto, l’auspicio è una logica soluzione diplomatica che riporti la competenza del giudizio nel Bel Paese, tenendo presente che i relativi fatti si sono svolti in acque internazionali. La logica sarebbe questa, se la considerazione all’estero dell’Italia avesse una parvenza di dignità e credibilità, non solo compromesse dal risibile teatrino della politica interna, ma anche svendute in cambio di appalti e concessioni nella logica delle delocalizzazioni industriali da imprenditori privati senza scrupoli. Le conseguenze del mercato globale sono anche queste.
20 dicembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Falsità, idiozie e sperpero di denaro pubblico / LITTORIA (Latina) compie 80 anni
Qualcuno ha assistito ieri in prima serata su Rai1 a due ore di banalità demenziali pagate fior di migliaia di euro dal Popolo Italiano, con il canone Rai, a tal Roberto Benigni. A parte gli elogi a una Costituzione della Repubblica Italiana per lo più disattesa e mai applicata appieno nei suoi principi fondamentali, ancorché vetusta e superata come le “disposizioni transitorie” in vigore da 65 anni dimostrano, sono apparse soprattutto fuori luogo le lodi agli estensori della stessa, che altro non stati se non i promulgatori di un testo in larga parte dettato dai vincitori del secondo conflitto mondiale, come naturale conseguenza del Trattato unilaterale di pace imposto e firmato a Parigi il 10 febbraio del 1947. Dove sono, ad esempio, il diritto al Lavoro e l’uguaglianza di fronte alla Legge? Sono state sempre e comunque tutelate l’Unità d’Italia e la Bandiera Nazionale (o, piuttosto, vilipese)? E’ stato mai applicato l’articolo 46 sulla Partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale? E l’articolo 47 sulla tutela del risparmio, sul controllo dell'esercizio del credito, sull'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e all'investimento azionario nei grandi complessi produttivi? Questi sono solo alcuni dei quesiti in materia, finora senza risposta, mentre dall’altra parte del mondo, in una delle Nazioni sconfitte alla fine dell’ultima guerra mondiale, il già primo ministro Abe, vincitore delle ultime elezioni politiche in Giappone, accingendosi alla guida del governo, propone l’ipotesi di rinegoziare proprio l’analogo Trattato di pace impostogli l'8 settembre 1951 a San Francisco. A tal proposito, l’Italia, dopo aver dichiarato guerra alla Germania e al Giappone il 13 ottobre 1943, non ha mai più stipulato la pace con essi: siamo ancora in guerra con queste nazioni?
Scherzi a parte, oggi, per chi non lo sapesse o lo avesse dimenticato, è l’80° anniversario della fondazione di Littoria (ora Latina, nome derivante da Latinia, anch’esso imposto dai suoi “liberatori” nel 1944), città edificata dal nulla sulla palude in meno di sei mesi, che ora conta 120 mila abitanti: allora i fatti, oggi solo le parole. L'impressione è quella di un Paese che, complice il suo Presidente, Giorgio Napolitano, continua a voltarsi indietro nell'ostinazione di non voler guardare avanti al futuro. Qualcuno forse osserverà che anche noi diciamo solo parole; ma le idee e le proposte le abbiamo e presto troveremo il modo di applicarle in concreto.
18 dicembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Guido Mussolini è andato oltre
La scorsa notte è deceduto Guido Mussolini, figlio di Vittorio, nipote del Duce. Alla moglie Annamaria e agli altri familiari si esprime vicinanza per la grave perdita. I funerali si svolgeranno martedì 4 dicembre alle ore 14,30, nella Chiesa di S. Roberto Bellarmino in Piazza Ungheria (quartiere Parioli) a Roma.
2 dicembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

NEW YORK (USA) - L’ONU apre alla Palestina
Lo scorso 29 novembre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato a larga maggioranza (138 voti su 193) il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro. Di rilievo è il fatto che quasi l’80 % degli europei sia in favore dello stato palestinese: infatti, Austria, Danimarca, Francia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Svizzera, oltre a molti altri, hanno votato a favore, mentre Germania e Regno Unito si sono invece astenuti. Nel conto finale solo 9 paesi hanno votato contro, fra cui Stati Uniti e Israele, che dapprima hanno sostenuto come tale riconoscimento avrebbe costituito una minaccia per la pace, e poi, a votazione effettuata, come si trattasse solo di un voto simbolico: ma allora perché hanno cercato in tutti i modi, comprese probabili minacce economiche ai leader europei, di ostacolarlo? Indubbiamente è una tappa di rilevante importanza per il popolo palestinese, ma anche un passo in avanti per la pace in Medio Oriente, nonostante il premier israeliano Netanyahu, ovviamente, sostenga il contrario. Anche il presidente americano Obama avrà deluso non pochi dei suoi sostenitori, cedendo obtorto collo alle pressioni d’interessi vari e, soprattutto, di lobbies economico-finanziarie molto potenti. Una coincidenza: tale voto all’ONU giunge esattamente 65 anni dopo quello sulla spartizione della Terra Santa in due Stati (29 novembre del 1947), che riconobbe di fatto però solo lo Stato del popolo ebraico, e mentre si stanno ancora seppellendo i morti di Gaza, frutto dell’ultima ondata di violenze fra Israele e Hamas di pochi giorni fa. Dopo decenni in cui i palestinesi hanno sofferto a causa della dittatura militare israeliana, con ogni sorta di sopruso e di vessazione, dal controllo dei loro spostamenti, delle fonti idriche ed energetiche, fino alla negazione dei loro più elementari diritti, la Palestina guadagna quella dignità e quel riconoscimento internazionali negati per più generazioni. Il voto positivo dell’Italia, che ha deciso finalmente in base a considerazioni umanitarie e oggettive, nonché del principio di autodeterminazione dei Popoli e di opportunità per la pace duratura, ha peraltro scatenato le reazioni scomposte di certa stampa come “Il Giornale” che ha titolato a sproposito, censurando astiosamente il voto italiano, con rigurgiti di razzismo e odio, negando i dati di fatto, la logica e gli oltre 2000 anni di storia della Terra Santa, come se solamente Israele avesse il diritto di essere “Stato” in quel territorio mentre la Palestina non fosse degna nemmeno di essere rappresentata in seno all’ONU. L’Italia invece ha dato un primo, anche se piccolo, segnale di dignità, non cedendo ai ricatti economici cui sono soggetti quasi tutti gli Stati del pianeta, USA compresi come sopra accennato. Forse anche la crisi economica, che ha evidenziato i nervi scoperti del mercato globale, ha finalmente fatto prendere coscienza a molti governi che la situazione non è più sostenibile, affermando il primato dell’uomo sul denaro, del sangue sull’oro (come si diceva in altri tempi…). Insomma, non è più vero che chi abbia in mano i soldi debba per forza vincere! E’ certo comunque che il nuovo Stato della Palestina avrà accesso a molti trattati e organizzazioni internazionali da cui era stato sempre escluso, come la Corte Penale Internazionale; probabilmente la preoccupazione fondamentale di Israele è proprio questa: i palestinesi potrebbero portarlo davanti a tale Corte per denunciare la questione dei Territori Occupati e delle numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu non rispettate a tal proposito. E proprio dal medesimo Consiglio di Sicurezza il presidente dell’ANP Abu Mazen si aspetta il prossimo passo, ancora più ambizioso e simbolico ma irto di ostacoli e difficoltà: ottenere il nulla osta alla Palestina come Stato membro dell'Onu, che deve fare i conti con il probabile veto degli USA. Comunque sia l'appello lanciato dal Segretario Generale dell'Onu, Ban ki-Moon, a israeliani e palestinesi "E' giunta l'ora di rianimare il processo di pace" è chiaro e fa ben sperare per il futuro di un dialogo costruttivo. Inoltre tale vittoria diplomatica dei palestinesi avrà probabili ripercussioni sulle numerose pulsioni nazionaliste e identitarie che i guasti e le falle del mondialismo hanno già provocato e ridestato: si pensi ai tanti fantasmi di Stato disseminati in tutto il mondo. Ad esempio il Kurdistan, che avrebbe dovuto divenire Stato con la fine dell’Impero Ottomano, quindi circa 90 anni fa, senza però mai nascere, conta 14 milioni di curdi in Turchia, 5 milioni in Iraq, 5 milioni in Iran e un milione in Siria, per un totale di ben 25 milioni di curdi (i palestinesi sono “solo” 5 milioni) che vivono sognando una loro patria, e collegato a questo c’è l’Armenia, il genocidio del cui popolo ad opera di estremisti curdi fu istigato a suo tempo dalla Turchia. Ma ci sono tante altre situazioni di instabilità, anche se con diverse gravità e sfumature, come nell’Irlanda del Nord, nei Paesi Baschi, in Catalogna e tutte quelle comprese fra l’Europa sud-orientale e l’Asia, in un’area di enorme interesse geopolitico, per via delle risorse energetiche e di materie prime, per arrivare alla prepotenza cinese in Tibet e al Kashmir. La storia ha insegnato che tali trasformazioni non sono sempre immaginabili e razionali né, tantomeno, semplici modifiche alle cartine geografiche, bensì sono qualcosa di molto più complesso influenzato da moti e spinte di cui è difficile prevedere il punto di arrivo. Di certo in tali processi di cambiamento l’industria degli armamenti svolge, purtroppo, un ruolo fondamentale in virtù dei colossali interessi economici coinvolti: anche questo è un frutto della globalizzazione e dello sfrenato liberismo, spacciando per “crescita” ciò che è in realtà ricerca del massimo profitto e sfruttamento dei più deboli. E’ ancora una volta la guerra del sangue contro l’oro.
1° dicembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Questa politica “un senso non ce l'ha”
Il teatrino della politica italiana, dopo lunga e indecente gestazione, sembra aver partorito la data delle votazioni per il rinnovo dei Consigli regionali scioltisi in Lazio, Lombardia e Molise per scandali vari o pasticci elettorali. Infatti, in un comunicato del Quirinale, diffuso al termine dell'incontro svoltosi lo scorso 16 novembre tra il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio, Mario Monti, e i Presidenti di Camera e Senato, è stata ritenuta appropriata e opportuna la contemporaneità delle elezioni nelle suddette tre regioni il 10 e 11 marzo 2013. Ma per l’“election day”, in altre parole l’accorpamento con le elezioni politiche e comunali, ci sono diverse riserve, in particolare, aspettare le approvazioni della legge di stabilità, quella di bilancio per il 2013 e, soprattutto pervenire alla riforma della legge elettorale con “regole più soddisfacenti per lo svolgimento della competizione politica e a garanzia della stabilità di governo” con riferimento alle “aspettative dei cittadini per un loro effettivo coinvolgimento nella scelta degli eletti in Parlamento”. In primo luogo, sinceramente non si comprende come l’attuale menefreghista classe politica, sempre pronta a levare gli scudi in difesa dei propri interessi di parte, come appunto le stucchevoli discussioni, persistenti ormai da diversi anni, sulla riduzione dei privilegi ai parlamentari e sulla modifica della legge per l'elezione di Camera e Senato dimostrano, possa giungere a un effettivo coinvolgimento dei cittadini nella scelta degli eletti in Parlamento. Il sistema, infatti, è marcio fin dalle radici perché, preferenze sì o no, sbarramenti sì o no, saranno sempre e comunque le segreterie dei partiti a stilare le liste dei candidati, scelti in un’ampia rosa di “politici di professione” che spesso non saprebbero fare altro nella vita se non gabbare gli ormai non più tanto ignari elettori con fiumi di parole spese al vento. Il “politico di professione” non ha senso di persistere oltre, ma per arrivare alla meta occorrerebbe una profonda riforma costituzionale, questo è il problema fondamentale, che consenta un’effettiva partecipazione delle categorie produttive e lavoratrici alle assemblee istituzionali. D’altro canto lo Stato, anche in virtù della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione), ha concesso un alto livello di autonomia normativa e regolamentare alle regioni, rinunciando, oltretutto, alla prerogativa di poter commissariare tali enti che pur ne avrebbero bisogno, e per un lasso di tempo anche di un anno o più, visti gli antefatti che hanno portato a questa situazione. Invece si deve correre nuovamente alle urne, almeno due anni prima della scadenza naturale, con grande gioia dei consiglieri regionali uscenti che, pur nel contesto dimissionario, vedono prorogare i loro generosi emolumenti fino alla data delle votazioni, e ovviamente dei candidati che potranno presentarsi agli elettori come salvatori della Patria. Occorrono, insomma, il coraggio e la volontà di cambiare radicalmente registro e mettere mano a una Costituzione ormai ampiamente datata e che comprende, fra l’altro, ancora “Disposizioni transitorie” imposte dai “liberatori” e in vigore da quasi 65 anni. In una Nazione seria che si rispetti tutto questo non accadrebbe; ecco perché, parafrasando Vasco Rossi, questa politica “anche se tante cose un senso non ce l'ha”.
19 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Obbligatorio l’inno di Mameli: lo studino anche i politici
Tornano i sensi di colpa, specie da parte dei massimi vertici istituzionali, nel non aver tutelato in passato (anche recente) l’identità e la stessa integrità nazionali, praticando prima la propaganda della lotta di “classe”, contrapponendo questo concetto internazionalista a quello fondamentale di “patria”, e poi una politica buonista-lassista nei confronti dell’immigrazione clandestina, infine perseverando nello status di paese “Nato-colonizzato”. Si torna quindi a parlare dell’Inno Nazionale, scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro Mameli, conosciuto anche come Fratelli d’Italia dal suo verso introduttivo, che d’ora in poi dovrà esser studiato e cantato nelle scuole italiane, essendo stato approvato in via definitiva al Senato, con il solo ovvio voto contrario della Lega Nord, il DdL che lo introduce nei programmi scolastici. Il 17 marzo di ogni anno, inoltre, è stato istituito il «Giorno dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera», allo scopo di promuovere i valori di cittadinanza e di consolidare l’identità nazionale. Non c’è male come livello d’ipocrisia da parte di una classe politica che ha sostanzialmente abdicato e ceduto ad altri la sovranità nazionale, sotto le minacce e le pressanti richieste del Consiglio UE, della Commissione Europea e, soprattutto, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Fesserie a parte del Carroccio, che ha definito l’iniziativa «antistorica», «ideologica» e, addirittura, «illiberale» e «totalitaria», si formula una proposta concreta: far studiare e cantare l’Inno di Mameli a tutti gli eletti e nominati fino ai massimi vertici dello Stato prima del loro insediamento. Se poi qualche Deputato, Senatore, Presidente del Consiglio o Ministro “stecca” la recita, torni a studiare per ripetere la prova fino all’esito positivo, come si fa a scuola e nelle università (a proposito: perché Mario Monti non l’ha cantato prima della finale europea di calcio fra Italia e Spagna? Forse non conosceva le parole? O, probabilmente, conosce meglio gli inni del gruppo Bildberger e della Goldman Sachs?). A proposito di Roberto Castelli, “convinto che Metternich avesse ragione” nel dire che “La parola Italia è un’espressione geografica… “, oggi alla luce dei fatti si potrebbe piuttosto affermare che “Le Regioni sono un’espressione geografica”, poiché come enti si sono rivelati inutili, dannosi e dispendiosi per l’erario dello Stato, oltre che pessimo esempio di come amministrare e gestire la cosa pubblica. Altro che federalismo!
12 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

Italia, zerbino dell'Eurozona
Ecco come ci considera e ci tratta la BCE: la Decisione 2011/21 (allegata) impone i quantitativi massimi in milioni di euro che ogni Stato dell'eurozona è autorizzato a coniare per l'anno 2012, ovvero monete metalliche di valore nominale fino a 2 euro sulle quali ogni Stato membro incassa il diritto di signoragggio, diversamente rispetto alle banconote il cui diritto spetta esclusivamente alla BCE. Austria, Belgio e Spagna, con una popolazione molto inferiore all'Italia, ne possono produrre più del Bel Paese che ha un tetto di 128 milioni, la Francia più del doppio, per non parlare della Germania, re indiscusso dell'Euro che può raggiungere quota 668. Ma da chi è controllata la Banca d'Italia? Da "altri", dalle banche estere e questi sono i risultati che portano all'usura legalizzata. Grazie all'"italiano" Mario Draghi. Testo della decisione
10 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - Petizione: verità per Emanuela Orlandi, via i veli dell'omertà clericale!
In merito al rapimento della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, avvenuto nel lontano giugno 1983, il fratello, Pietro Orlandi, ha indetto una petizione per chiedere al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Papa Benedetto XVI, che venga aperta un’indagine, interna allo Stato Vaticano, sul sequestro della medesima. Testo della petizione * * * Adesione
7 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

RECENSIONI - Assi Sommergibili (O. Ferrara) * * * L'ultima colonia (A. Rosselli) * * * Regia Aeronautica (D. Lembo) * * * Regia Marina (D. Lembo)

ROMA - Contestatori in ritardo
La scena è stata veramente pietosa: insulti verso l'Innominabile a un funerale, quello di Pino Rauti, da molti di quelli che hanno goduto e lucrato, allineati e coperti, per 15 anni delle falsità, delle idiozie e delle malefatte del medesimo "Gianfry". Rammento una situazione simile in occasione della scomparsa di Tony Augello, capogruppo al Comune di Roma: era aprile del 2000, nella Chiesa dell'Ara Coeli al Campidoglio, gremita dalle stesse persone presenti lo scorso 5 novembre nella Basilica di San Marco, l'Innominabile ricordò alla platea il profilo del defunto senza che alcuno osasse contestarlo ma, anzi, un lungo applauso salutò la fine del discorso funebre. Eppure già c'era stata l'abjura di Fiuggi del 1995, il "badoglista" si era pronunciato sul "male assoluto" e a favore del voto agli immigrati, aveva confermato la sua profonda convinzione antifascista con mille altre uscite demenziali. Sarebbe dovuto essere abbastanza, per chi avesse avuto almeno un po' di coerenza ideale, invece in tanti, molti, hanno preferito la carriera di deputati, senatori, assessori, presidenti di commissioni varie e quant'altro, accorgendosi piuttosto in ritardo (e dopo il voltafaccia al Cavaliere...) di chi fosse quel figuro. Comunque i modi e il luogo sono stati alquanto inopportuni: mi è quasi sembrata una gazzarra organizzata "ad hoc"... Altri hanno dimostrato la loro coerenza e dignità rifiutando da sempre compromessi e facili carriere, ma hanno potuto continuare il loro cammino a testa alta.
6 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua- “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - Si è spento Pino Rauti
Lo scorso 2 novembre, è venuto a mancare all’età di 86 anni Pino Rauti. Combattente della Repubblica Sociale Italiana, tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano nel 1946, poi del Centro Studi Ordine Nuovo nel 1954, Segretario Nazionale del MSI-DN dal 1990 al 1991, Rauti diede vita al Movimento Sociale Fiamma Tricolore dopo il congresso dell’abjura di Fiuggi nel 1995 e, nel 2004, al Movimento Idea Sociale. Deputato alla Camera, rappresentò l’Italia al Consiglio d’Europa, fu Parlamentare Europeo fino al 1999; come giornalista, collaborò a “Il Tempo”, fu Direttore del periodico e poi quotidiano “Linea”, autore di diversi saggi tra cui “Le idee che mossero il mondo”. Al di là di errori e incomprensioni nella sua lunga attività politica, Rauti va ricordato anche per le sue sempre lucide analisi e proposte in campo economico e sociale, fra le quali si sottolineano, a titolo di puro esempio, i Lavori Socialmente Utili (LSU) e i Lavori di Pubblica Utilità (LPU); scompare con lui un personaggio sicuramente di fondamentale importanza nell’area Nazional-Popolare oltreché di rilevante spessore culturale. Le esequie funebri si svolgeranno lunedì 5 novembre alle ore 12,30 nella Basilica di San Marco in Roma (Piazza Venezia).
3 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua)

Halloween e la mattanza del benessere
La trascorsa notte di Halloween del 1° novembre, ha dato modo di registrare un bollettino di morti e feriti fino a poco tempo fa degno della sola notte di Capodanno. Ma i tempi cambiano e le mode avanzano; accade così che una festività non ufficiale, fino a poco tempo fa sconosciuta ai più, sia celebrata un po’ in tutto il mondo occidentale, soprattutto negli ambienti giovanili. La ricorrenza di Halloween, nel suo significato originario di origine celtica-irlandese, era quella dell’esorcizzazione e dell’allontanamento degli spiriti maligni; poi con la sua importazione negli States assunse un carattere goliardico e festaiolo, come spesso accade nelle enfatizzazioni tipicamente americane, e infine, come ogni cosa che fa tendenza (o come dicono i colonizzati trendy), ritornò nel vecchio continente influenzata e distorta dall’impostazione yankee. Considerando poi come tali mode attecchiscano in una società contemporanea quasi del tutto priva di valori di riferimento, affetta da un cronico processo di degenerazione e decadimento morale a cominciare dai suoi vertici politici, economici, finanziari, religiosi e di ogni altro genere, sottoposta al bombardamento psicologico di idiozie e stupidità demenziali diffuse tramite i media e via internet, non ci si deve stupire più di tanto se quella che doveva essere una “festa” diventi ulteriore spunto e occasione per mattanze e istinti deviati. Se poi la goliardata di un petardo causa il ferimento grave di due giovani a Verona o la morte di tre coetanei nella calca di una discoteca madrilena, se tali presunte “messe nere” e altri pseudo - riti sacri o esoterici, realizzati per il gusto del divertimento o di qualcosa di “diverso”, causano direttamente o indirettamente la perdita di altre vite umane, come accaduto a una quindicenne sul lago di Bracciano, da ultimo di una lunga serie di casi simili, indiscutibilmente certe mattanze non sono colpa di Halloween. Le stesse potrebbero, infatti, verificarsi in un qualsiasi altro giorno, per esempio durante un rave party e, su vasta scala, in occasione di altre ricorrenze festaiole, ma la responsabilità indiretta di aver importato tali “occasioni” rimane. Proprio la necessità di fare qualcosa di “diverso” per ingannare la noia, fino a commettere qualche cavolata più o meno grave, pure ritenendo tali eccessi circoscritti a una minoranza, è il sintomo di un disagio e di una deriva nel mondo giovanile occidentale che contrasta profondamente con i problemi di sopravvivenza, quindi di ben altra natura, riguardanti giovani appartenenti al “sud” mondiale. A questo ha portato la contaminazione del cosiddetto “benessere”: non che sia meno grave costatare il contemporaneo verificarsi, in diverse parti del mondo, di guerre tribali per il controllo di un territorio e delle sue risorse vitali o di guerre sante con movente (in parte) religioso e le conseguenti stragi di tanti adolescenti, ma trova, se non altro, una sua parziale giustificazione. Con i tempi che corrono e i venti di crisi che spirano, anche i giovani “occidentali” avranno presto altro cui pensare: le proteste ad Atene e nella stessa Madrid sono antesignane di scenari preoccupanti e dallo sbocco incerto.
2 novembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

90° Anniversario della Rivoluzione che ridiede dignità all'Italia
"Nè contro gli agenti della forza pubblica marcia il Fascismo, ma contro una classe politica di imbelli e di deficienti che da quattro anni non ha saputo dare un governo alla nazione. Le classi che compongono la borghesia produttrice sappiano che il Fascismo vuole imporre una disciplina sola alla nazione e aiutare tutte le forze che ne aumentino l'espansione economica e il benessere. Le genti del lavoro, quelle dei campi e delle officine, quelle dei trasporti e dell'impiego, nulla hanno da temere dal potere Fascista. Saremo generosi con gli avversari inermi; saremo inesorabili con gli altri. Il Fascismo snuda la sua spada lucente per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono e intristiscono la vita italiana. Chiamiamo Iddio sommo e lo spirito dei nostri cinquecentomila morti a testimoni che un solo impulso ci spinge, una sola volontà ci accoglie, una passione sola c'infiamma: contribuire alla salvezza e alla grandezza della Patria". Tali parole sono lontane nel tempo, ma appaiono quasi attuali... Approfondimento * * * Omaggio
28 ottobre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

GINEVRA (CH) - Alberto Bernardino Mariantoni è andato oltre
Incredulo e senza parole. Questa la sensazione mista a una grande tristezza per la notizia di tale grave perdita, appresa casualmente sul web la sera del 23 ottobre. Avevo visto Alberto lo scorso 18 settembre 2012 alla presentazione del suo ultimo libro «Le storture del male assoluto» (Herald Editore, Roma, 2011) e di nuovo alla fine del mese, intrattenendomi a parlare lungamente con lui dei suoi progetti dei suoi prossimi libri. Trasparivano dai suoi racconti e dal suo modo di comunicare una vitalità e una lucidità, sempre mirate a combattere per un mondo più giusto e leale, contro le distorsioni del libero mercato e del “politicamente corretto”, che per nulla facevano presagire un tale epilogo.
Laureato in Scienze Politiche e specializzato in Economia Politica, Islamologia e Religioni del Vicino Oriente, con Master in Vicino e Medio Oriente, era politologo, economista, scrittore e giornalista, è stato per più di vent’anni Corrispondente permanente presso le Nazioni Unite di Ginevra e per circa quindici anni di «Panorama». Ha collaborato con prestigiose testate nazionali e internazionali, quali «Le Journal de Genève», «Radio Vaticana», «Avvenire», «Le Point», «Le Figaro», «Cambio 16», «Diario de Lisboa», «Caderno do Terceiro Mundo», «Evénements», «Der Spiegel», «Stern», «Die Zeit», «Berner Zeitung», «Il Giornale del Popolo», «Gazzetta Ticinese», «24Heures», «Le Matin», «Al-Sha’ab», Al-Mukhif Al-Arabi», nonché «Antenne2», «Télévision Suisse Romande», «Televisione Svizzera Italiana», pertanto “giramondo” esperto di politica estera e di relazioni internazionali, con particolare riferimento ai paesi arabi e musulmani, dell’Africa centrale e occidentale. Ha al suo attivo anche molte inchieste e reportages in zone di guerra e di conflitti politici, oltreché essere autore di oltre trecento interviste a protagonisti politici e istituzionali dei paesi del Terzo Mondo e della vita politica internazionale, nonché docente presso la Scuola di Formazione continua dei giornalisti di Losanna. Fra le sue opere figurano anche «Gli occhi bendati sul Golfo» (Jaca Book, Milano 1991), «Le non-dit du conflit israélo-arabe» (Pygmalion, Paris, 1992), con AA.VV. «Una Patria, una Nazione, un Popolo» (Herald Editore, Roma 2011), con AA.VV. «Nuova Oggettività - Popolo, Partecipazione, Destino» (Heliopolis Edizioni, Pesaro, 2011). Dal 1994 al 2004, è stato Presidente della Camera di Commercio Italo-Palestinese.
Cito una sua riflessione: “A mio giudizio, abbiamo quella illudente e fuorviante percezione della nostra esistenza, in quanto continuiamo testardamente e inconsapevolmente a volere assolutamente leggere o interpretare la realtà che ci contorna, attraverso le lenti deformanti e snaturanti della “visione ideologica” della vita e della storia”.
Non si arrese mai alle avversità della vita, che pure tante ne affrontò, oltretutto ipocritamente criticato e isolato da un “certo” ambiente, ma senza esserne scalfito, quale uomo di cultura e statura superiore. Onore al Camerata Alberto Mariantoni, che riposi in pace nel Walhalla dei giusti.
23 ottobre 2012 (Roberto Bevilacqua)

MONZA - Ci ha lasciato Fiorenzo Magni Il "Leone delle Fiandre"
19 ottobre 2012 (Roberto Bevilacqua)

ROMA - Legge di Stabilità, fra giungla fiscale e ruberie legalizzate
Nel dedalo di modifiche ad aliquote, detrazioni e deduzioni, con l’introduzione del tetto di spesa e della franchigia, i già tartassati contribuenti italiani dovranno eseguire un gravoso esercizio di ragioneria per determinare come compilare il prossimo modello “Unico” o “730” e, in particolare, quanto pagare all’erario dello Stato. Infatti il taglio delle prime due aliquote Irpef (23% e 27%) di un punto percentuale, inserito nel disegno della nuova “Legge di Stabilità”, consente uno “sconto” sull’Irpef di 280 euro a chi dichiara un reddito imponibile superiore a 28000 €, ma per chi ha un reddito inferiore a tale importo lo “sconto” sarà ridotto in proporzione. Quest’agevolazione rischia, oltretutto, di essere vanificata dalla franchigia di 250 euro (esclusa solo nel caso di redditi inferiori a 15000 €) sulla maggior parte delle detrazioni (sconto sull'imposta lorda, ad es. per spese mediche, istruzione, palestre e versamenti ONLUS) e delle deduzioni (riduzione della base imponibile in ragione degli importi versati per assicurazioni vita, pensioni integrative, quota SSN su RCA, assegni di mantenimento e, soprattutto, interessi su rate mutui). Peraltro, prevedendo la retroattività del taglio delle deduzioni fiscali, tale provvedimento viola lo Statuto del Contribuente. L'entità massima della detrazione, inoltre, avrà un tetto di 3000 €, corrispondente a una spesa massima totale inferiore ai 16.000 euro, considerando un’aliquota di detrazione pari al 19%, fatte salve le spese sanitarie e le ristrutturazioni. Se si considera anche il previsto famigerato aumento dell’IVA dal 21 al 22%, causa primaria di riduzione dei consumi, della crescita, della produzione, dell’occupazione e, in una parola, di recessione, si comprende come tale provvedimento partorito in notturna dal Consiglio dei Ministri presieduto da Monti, va a peggiorare la situazione delle famiglie meno abbienti e più numerose, come se si fosse avvertito il bisogno di limitare la crescita demografica disincentivando la natalità. Non sapendo dove prendere i 12 miliardi di euro della “manovra finanziaria” si è scelta la strada peggiore, quando ancora continuano le inchieste giudiziarie che travolgono quasi tutte le Regioni d’Italia, per ultima (solo in termini temporali) quella che ha portato all’arresto dell'assessore lombardo alle politiche abitative, “Mimmo” Domenico Zambetti del PdL, per le sue presunte collusioni con la 'ndrangheta e voto di scambio, inducendo il Presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, all’azzeramento della giunta regionale del Pirellone. Visto anche che gli fa compagnia Filippo Penati, già Presidente della Provincia di Milano e ora consigliere regionale del PD, rinviato a giudizio per le tangenti sulla riqualificazione dell'ex Area Falck di Sesto San Giovanni (ora sono tredici fra giunta e consiglio gli indagati dall’inizio della legislatura nel 2010), ritenere la Lombardia “un modello di eccellenza in Italia”, come ha recitato Maroni, appare una frase inopportuna, specie se proveniente da quella Lega di Bossi padre e figliuolo “Trota” che qualche peccatuccio hanno da farsi perdonare. Lo dice un romano orgoglioso della sua “Romanità”, ma che prova disgusto per il fango gettato sulla Città Eterna e sul Lazio da amministratori incapaci, incompetenti, quando non anche disonesti, dai Municipi fino al massimo consesso regionale. Perché i soldi non vengono presi da chi li ha rubati? Un’intera classe politica che comprende tutti gli schieramenti, di qualsiasi colore siano, è colpevole e responsabile di questo disastro economico, sia per aver sottratto indebitamente enormi risorse finanziarie, sia per aver fornito un pessimo esempio a tutti i livelli dalle ASL, ai Comuni, alle Provincie, alle Regioni fino ai massimi ambiti istituzionali, sia per aver fatto tutto tranne che difendere i diritti e gli interessi dei milioni di cittadini che li hanno eletti, certamente non per vedersi ingannati e gabbati in questo modo. Una forte presa di coscienza e un cambio drastico di mentalità sono improrogabilmente e urgentemente necessari. Ora gli Italiani sanno, almeno, per chi non votare; possibilità alternative ci sono: basta volerle cercare e saperle costruire con onestà, dedizione e rispetto del prossimo.
12 ottobre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

CHIAVARI (GE) - Nuovo “fenomeno” con i soldi delle imposte, alla faccia dei contribuenti
Non si è ancora spenta l’eco dell’arresto di Franco Fiorito, avvenuto lo scorso 2 ottobre, per lo scandalo dei fondi ai gruppi regionali del Lazio, che in un’altra Regione (l’elenco si allunga, dopo Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Lazio, Lombardia, Sardegna, Sicilia), stavolta la “new entry” Liguria, gli amministratori pubblici fanno lavorare la Guardia di Finanza. La notizia arriva, peraltro, nello stesso giorno in cui a Milano, per un’altra distrazione di denaro pubblico, quella da 47 milioni di euro che ha portato al dissesto finanziario dell’Ospedale San Raffele, il “faccendiere” Pierangelo Daccò è stato condannato in primo grado a 10 anni di reclusione, con rito abbreviato. A Chiavari Giuseppe Saggese, “amministratore di fatto” di una società concessionaria per la riscossione dei tributi in oltre 400 comuni, dal sinistro nome "Tributi Italia S.p.A." (peraltro già dichiarata fallita per insolvenza dal Tribunale di Roma nel 2009) è stato arrestato, insieme ad altre otto persone denunciate a piede libero, con le accuse di peculato, frode tramite il collaudato sistema delle fatture false o di comodo, omesso versamento di IVA e ritenute varie. Secondo il PM Saggese avrebbe riscosso imposte mai versate ai comuni che venivano invece rigirate ad altre società collegate a Tributi Italia, per oltre 100 milioni di euro, trattenendosene per se circa 20. E l’inchiesta sembra allargarsi oltre Genova fino a Roma e altre località d’Italia. Il bello è che mentre questo signore manteneva un lussuoso tenore di vita fra ville, aerei privati, costose autovetture, viaggi, pranzi e cene luculliane generosamente offerte per “addolcire” amministratori locali, direttori sanitari e quant’altro, insomma per allargare la “clientela”, oltre mille dipendenti venivano licenziati o messi in cassa integrazione. Alcuni Comuni, secondo la Guardia di Finanza, sono addirittura giunti, a causa di tale ammanco di entrate, a un passo dalla dichiarazione di dissesto finanziario. Sembra anche che i pochi dipendenti residui di Tributi Italia, da mesi senza stipendio, si siano stupiti più del ritardo con cui sono scattate le manette ai polsi di Saggese che dell'arresto stesso. Insomma tutti sapevano, come nel caso del Consiglio Regionale del Lazio, ma chi poteva intervenire chiudeva un occhio e forse anche due. La fraudolenta e irresponsabile gestione della riscossione veniva operata, qui come in altri numerosi casi, proprio da chi avrebbe dovuto bacchettare i contribuenti morosi, cittadini che spesso pagano servizi gravati da tasse, imposte e accise per oltre la metà dell’importo dovuto, disponendo di uno stipendio netto già peraltro ampiamente decurtato alla fonte degli oneri sociali e fiscali. Ma in questa società e in questo sistema marcio e corrotto fin dalle radici, il buon esempio dall’alto non può arrivare, e di servizi efficienti manco a parlarne. Volendo sdrammatizzare un po’, possiamo ironizzare, come nell’accoglienza di Fiorito a Regina Coeli: “A Batman, facce ride!”
3 ottobre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - Scandalo Lazio, Polverini si dimette: ora tutti a casa, per sempre!
Con le dimissioni del Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, lo scorso 24 settembre si è chiusa solo una fase di una vicenda, venuta alla ribalta delle cronache alla fine di agosto, che avrà senz’altro numerosi seguiti giudiziari e conseguenze politiche. La governatrice ha comunicato le sue "dimissioni irrevocabili" in una conferenza stampa dopo le dimissioni (ipocrite) dei consiglieri dell'opposizione (PD, IdV, SeL e FLi) a cui le pressioni di Casini avrebbero aggiunto anche quelle dei rappresentanti UdC, mentre i Radicali si sarebbero dimessi (guarda caso) solo se il loro atto avesse provocato la caduta della Giunta e la fine della consiliatura. Insomma, una buona dose di faccia… tosta da parte di tutti, nessuno escluso, e non solo dei consiglieri del PdL travolto dallo scandalo sull’improprio utilizzo dei fondi spettanti ai gruppi nel Consiglio Regionale. “Me ne vado avendo azzerato i fondi dei gruppi regionali. Voglio vedere se chiunque verrà farà lo stesso" ha concluso la Polverini; ma se è vero che poteva non sapere o far finta di non vedere come venissero utilizzati nello specifico quei fondi, era ben conscia dell’ammontare dei lussuosi emolumenti e prebende riservate ai consiglieri e del trasferimento di oltre 14 milioni di euro ai gruppi nel solo 2011, per il loro “funzionamento”, uno schiaffo in faccia alla miseria, a chi ha perso o sta perdendo la propria occupazione e a tutta la gente comune che sta stringendo la cinghia da anni sotto la mannaia dei tagli alla spesa pubblica. Mentre accade questo a Roma, ad esempio, di fronte all'Assessorato regionale del Lavoro di Cagliari gli operai dell'Alcoa di Portovesme e dell’indotto hanno manifestato con un corteo per difendere il posto di lavoro dalla minaccia di imminente chiusura delle acciaierie, ma sono stati bloccati dalle forze dell'ordine senza tanti complimenti e qualche ferito, dopo che alcuni lavoratori hanno tentato di entrare negli uffici dell'Assessorato: insomma a Roma una faida tra privilegiati benestanti e, in qualche caso, pure ladri, falsari e truffatori, condita di champagne, ostriche e “Suv”, a Cagliari una guerra fra poveri, operai e agenti con stipendi al limite della sopravvivenza. Ma tale consiliatura laziale era già nata sotto cattivi auspici, due anni e mezzo fa, quando la guerra per le candidature aveva comportato il ritardo nella presentazione al Tribunale e la conseguente esclusione della lista provinciale di Roma del PdL per l’elezione del Consiglio Regionale. Che tale “consiglio non (fosse) più degno di rappresentare il Lazio” si sapeva quindi già da tempo, ma la Presidente aveva mani e piedi legati per rimanere su quella poltrona e non poteva (o non voleva) quindi raccontare “tutto quello che ho visto e che non ho rivelato fino ad ora”. Inoltre, i 5 miliardi di tagli sbandierati e il miglioramento del bilancio nella sanità hanno avuto come conseguenza la chiusura di intere strutture ospedaliere, la riduzione dei posti letto e dei servizi resi ai cittadini, come un Robin Hood al contrario. E’ vero il problema delle spese (e delle clientele) per il funzionamento delle Regioni c’è sempre stato dalla loro istituzione nel 1970, aggravato dalle recenti riforme costituzionali che ne hanno ampliato poteri e competenze: tali enti possono stabilire in piena autonomia, fra l’altro, le loro modalità di elezione (20 modi diversi su 20 Regioni!), i compensi per se stessi e l’entità dei conferimenti di denaro sonante ai gruppi consiliari anche monocomponente. Qui poi, a partire dal primo “Laziogate” nella sanità, passando per i vizietti proibiti di Marrazzo, non c’è stata soluzione di continuità, ma siamo in buona compagnia con gli indagati Vendola in Puglia, Errani in Emilia-Romagna e Formigoni in Lombardia, per fare alcuni esempi che sono solo l’emerso di un “iceberg” sommerso molto più ampio. La soluzione: ora tutti a casa (o in galera dove se ne ravvisino gli estremi), per sempre, altro che, come qualcuno di questi personaggi senza vergogna ha dichiarato, ripresentarsi alle prossime elezioni! Basta con le autonomie locali: abolire tutte le Regioni, le Province e le Comunità Montane (o loro sostituzione al posto di più Comuni con poche anime), oltre a tutti gli enti superflui, trasferire le competenze ai rispettivi Ministeri potenziandone il personale, ridurre il numero, nonché emolumenti e benefici dei parlamentari introducendo le rappresentanze delle categorie produttive nella Camera dei Deputati, trasformare il Senato in un'autorità di vigilanza, imporre un tetto a stipendi e pensioni di alti dirigenti statali e delle aziende. Insomma, serve una svolta radicale e decisa che impedisca il proliferare di tanti posti per parassiti della società, che al di fuori del mestiere di “politico di professione” non avrebbero né arte né parte: andassero a fare i tanti lavori umili ma utili di manovalanza esistenti, anziché lasciarli agli extra-comunitari!
25 settembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - L’autunno caldo dell’occupazione
Ancora non si è spenta l’eco delle clamorose proteste dei dipendenti dell'Alcoa, avvenute lo scorso 10 settembre di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico, poi proseguite con l’occupazione simbolica del traghetto che li riportava in Sardegna e altre dimostrazioni, che già si prospetta per il lavoro un generale brusco ritorno alla realtà dopo la (breve per i più) pausa estiva, come negli ultimi anni ma stavolta aggravato dalla crisi in atto. Non ci sono solo i casi della Carbosulcis e dell'Alcoa, protagonisti dei titoli da telegiornale e carta stampata da oltre un mese: le vertenze aperte presso il MSE sono ben più di un centinaio e coinvolgono quasi 200.000 posti a rischio in tutta Italia, esuberi compresi, senza contare le questioni che riguardano piccole aziende che non arrivano nemmeno sui tavoli ministeriali ma riguardano altre migliaia di lavoratori. Tutti i settori industriali sono contagiati da questa perdita di competitività e conseguente emorragia di occupazione, solo per fare alcuni esempi, dall’automobilistico (Fiat di Termini Imerese, Pomigliano d’Arco e Mirafiori) agli elettrodomestici (Electrolux, Indesit e Merloni), dal metallurgico (Euroallumina, Alcoa e Ila) al siderurgico (Ilva e Lucchini), dai trasporti (Ansaldo Breda, Firema, Iribus, Windjet, e Meridiana Fly) al navale (Fincantieri), fino al tessile (Golden Lady/Omsa, Miroglio e Sixty), ma tale crisi riguarda anche il turismo (Alpitur e Valtur), il comparto agroalimentare e le costruzioni (calo occupazionale annuo oltre il 5%, con punte del 10% nel meridione). Sembrerebbe fin troppo semplice affermare che tale situazione è il risultato di oltre 60 anni di clientelismo, corruzione, collusione mafiosa in questa repubblica resistenziale nata dal tradimento, dalla viltà e da Piazzale Loreto (e, date le premesse, di meglio non sarebbe potuta essere), dove si è pensato più a distribuire ricchezza, sotto forma di case e posti di lavoro in cambio di voti, piuttosto che a produrla e a incentivarla quella ricchezza, investendo anche nella ricerca, nell’innovazione e nello sviluppo. In realtà occorre considerare l’effetto combinato della sfida del mercato globale che il Bel Paese e il resto d’Europa non hanno saputo affrontare adeguatamente, mettendo a punto, ad esempio, gli antidoti alle delocalizzazioni e alle invasioni dei prodotti orientali, soprattutto cinesi, quel “pericolo giallo” preconizzato da “Qualcuno” più di 70 anni fa. Per riparare ai danni e agli enormi debiti lasciati da decenni di sprechi e di corruttela a tutti livelli dai vari governi succedutisi nel tempo, Mario Monti è ricorso a una politica di tagli indiscriminati, senza discernere fra chi possiede la vera ricchezza e chi non vede la fine del mese con lo stipendio o è addirittura disoccupato, senza intaccare i privilegi delle banche, delle assicurazioni e delle cooperative rosse. Ma del resto l’attuale Presidente del Consiglio non è altro che la punta dell’iceberg rappresentato dall’insieme dei tecnocrati nostrani, d’oltre Manica e d’oltre Atlantico, che ritengono il sistema liberal-capitalista un dogma intoccabile, insuperabile e persino esportabile ovunque, anche al di fuori del mondo occidentale, dove non ne vogliono sapere, come in Sud America o nei paesi arabi. Non si può, del resto, pretendere da un uomo con incarichi direttivi nella Commissione Trilaterale e nell’esclusivissimo gruppo Bilderberg, consulente della Goldman Sachs International, l’applicazione dei principi di un’economia keynesiana in cui lo Stato sia effettivamente partecipe, principale attore e garante delle attività produttive, o della Socializzazione delle imprese che da diversi decenni andiamo suggerendo anche come soluzione agli “esuberi” o alla chiusura di tante aziende, perché andrebbe contro gli interessi dei tanti speculatori finanziari che sono in agguato come vampiri per succhiare il sangue alla preda. Eppure i dettami di J. M. Keynes hanno risollevato l’Argentina da una crisi profonda senza indebitarsi ulteriormente, mentre in Germania la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle medio-grandi aziende (ovvero una forma di Socializzazione) è legge rispettata dello Stato, con i risultati sotto gli occhi di tutti. Stiamo parlando di due Nazioni molto vicine culturalmente all’Italia, seppur con i dovuti distinguo: possibile che non si possa fare qualcosa di simile anche da noi? Con il vento che spira, prima o poi la concezione spirituale della vita finirà per riprendersi il maltolto dai materialismi di ogni genere, e i recenti accadimenti nel mondo islamico, pur con i loro sanguinosi eccessi, ne sono un chiaro segnale da cogliere tempestivamente.
14 settembre 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

NURAXI FIGUS (GONNESA - CI) - Solidarietà ai minatori della Carbosulcis
Dopo gli allevatori e produttori di latte sardi, un’altra categoria isolana è scesa sul piede di guerra, a 373 metri di profondità, per far valere i propri diritti inascoltati e calpestati dalla Regione e dal Governo nazionale. Dallo scorso 26 agosto, infatti, circa 40 minatori della Carbosulcis si sono rinchiusi per protesta nella miniera di Nuraxi Figus nel Sulcis, Sardegna sud-occidentale, per difendere il posto di lavoro, loro unica fonte di sostentamento. La minacciata chiusura della miniera di carbone sarda, a causa del bilancio aziendale in rosso, sta diventando il simbolo di una Regione spesso sfruttata e poi dimenticata, abbandonata al suo destino, come nel caso di altre attività industriali a rischio di fine attività quali l’Alcoa, l’Eurallumina e l’Ila. Eppure di progetti innovativi per lo sfruttamento pulito del carbone e il rilancio della competitività degli impianti se ne parla da almeno venti anni: prima con la gassificazione, poi con la costruzione di una centrale integrata a bocca di miniera con cattura e stoccaggio nel sottosuolo della CO2. Ma, a forza di attendere, fra la Regione che ha ormai le casse vuote, l’Enel che investe su fotovoltaico ed eolico (finanziandosi tramite le bollette di tutti i contribuenti e ricevendo cospicui incentivi), gli oltre 500 lavoratori della Carbosulcis sono costretti dallo sconforto all’occupazione delle gallerie sotterrane, piene di esplosivo, con il rischio di qualche pericoloso gesto disperato come già accaduto stamane con un operaio che si è tagliato un polso, fortunatamente in modo lieve. Secondo il parere governativo, il progetto “Zero Emission” nel Sulcis approvato in un ordine del giorno del Consiglio regionale della Sardegna costa troppo, oltre 200 milioni l'anno per otto anni; l’Enel però riceve una cifra 60 volte superiore per l’utilizzo delle fonti rinnovabili, senza produrre un solo posto di lavoro: e quando gli incentivi, già drasticamente ridotti dal “Quinto conto energia” di cui al D.M. 5-7-12, saranno esauriti cosa accadrà? Impianti spenti e, come al solito, cattedrali nel deserto? Nei prossimi giorni un vertice nella Capitale tratterà della vertenza Carbosulcis, ma senza lungimiranza su una politica energetica e delle materie prime che miri alla diversificazione e a svincolarsi il più possibile dai tradizionali canali internazionali, non c’è da attendersi nulla di buono.
29 agosto 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

SIRIA - Cambia scenario, ma la prepotenza continua
Mentre l’opinione pubblica italiana in questa calda estate è distratta dallo “spread” (ma perche questa moda di abusare nelle terminologie anglo-sassoni? Non si potrebbe dire “differenziale”?) e dalle Olimpiadi londinesi, ai più forse sfuggono non secondarie sfumature di quanto sta accadendo in Siria, porta d’Oriente sul Mediterraneo. Di qualche giorno fa è la notizia che il Presidente degli USA Barak Obama ha preferito un “momentaneo” accantonamento degli “sforzi” per una soluzione diplomatica del conflitto in atto a Damasco, Aleppo e dintorni. Non è dato sapere quanto “momentanea” sia questa decisione, in altre parole sia definitiva, considerando i precedenti per “(es)portare democrazia” in Libia, per non parlare della Serbia, dell’Afghanistan e dell’Iraq. A conferma di ciò è il fatto che lo stesso Obama sta incrementando l’appoggio ai ribelli (che già era in essere da tempo, interferendo così negli affari interni di un paese sovrano in violazione della Carta dell’Onu) e l’impegno per mettere insieme un’alleanza di paesi consenzienti nel rovesciare con la forza il legittimo governo del Presidente Bashar al-Assad. Pertanto, l’informazione “politicamente corretta” delle principali testate giornalistiche americane, europee nonché italiane vuol farci credere che, fino ad ora, le amministrazioni occidentali, USA e UK in testa, si erano preoccupate e prodigate per una soluzione diplomatica della vicenda siriana, mentre in realtà si è sempre trattato e si tratta di un progetto per abbattere con la forza il governo, legittimamente al potere ma “non allineato”, di quel “crudele tiranno” di Bashar. Va da se che l’amministrazione Obama mira a coinvolgere nella coalizione per spodestare l’attuale regime al potere in Siria, anche se con i dovuti ovvi distinguo, Turchia e Israele, storici alleati degli americani, con mansioni di colpire con incursioni aeree obiettivi militari strategici. Intanto i servizi segreti inglesi, americani e francesi, svolgono, egregiamente come al solito, il lavoro sotterraneo per preparare il terreno allo scontro in campo aperto: non può essere un caso la relativa facilità con cui, tramite diversi attentati dinamitardi, vengono eliminati ministri e principali collaboratori di Assad, in zone sotto lo stretto controllo delle forze di sicurezza siriane. Lo scacchiere dello scenario si va così completando: mentre gli israeliani si “limiteranno” ai bombardamenti aerei, per evitare contatti diretti non molto graditi alla popolazione locale, gli “occidentali” Turchia, Qatar e Arabia Saudita forniranno armi alle forze ribelli, mentre gli USA si occuperanno di un ruolo apparentemente di secondo piano tramite appoggi logistici nelle comunicazioni e formazione tecnica, tanto per fare in modo che se la vedano fra autoctoni, anche se di una miriade di differenti etnie e religioni (non solo arabi, ma anche aramei, curdi, armeni e circassi; musulmani, cattolici e ortodossi, solo per citare le comunità più numerose) finora convissute su delicati equilibri. In tempi di crisi, con lo spettro della recessione, petrolio e materie prime fanno gola a molti e se, vuoi direttamente, vuoi per la posizione geopolitica, sono in mano a “stati canaglia”, che potrebbero distorcerne il mercato, così come pianificato dai poteri forti dell’economia e della finanza, poco importa se non si trovano i mezzi di distruzione di massa o le prove di presunti genocidi come pretesto per accantonare la diplomazia e fare spazio a missili e bombe. Proprio la strategia di fare leva su quei precari equilibri etnici e religiosi per aumentare la conflittualità interna, l’entropia del sistema e rendere la situazione incontrollabile dal potere centrale, appare studiata a tavolino e troppo già vista in altri frangenti similari, anche se affinata e corretta, perché nessuno se accorga. Forse non è un caso l’ostracismo su tale operazione di Cina e Russia, in grado da sole di bloccare, quali membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU, qualsiasi risoluzione in proposito, anche se siamo ormai abituati ad assistere (spesso, purtroppo, anche a partecipare come nazione aderente) a deliberate aggressioni NATO a stati sovrani, senza autorizzazione dell’ONU medesima. Non è dato sapere se il disegno scientemente architettato per mettere le mani e controllare un Paese come la Siria, passaggio più diretto dal Golfo Persico al Mar Mediterraneo, andrà a buon fine ed esattamente come prestabilito. Di certo, un volta destituito (e magari anche assassinato) Bashar, è probabile il seguito di un periodo d’instabilità e lotte intestine, come già osservato un po’ in tutti gli stati contaminati dalla “primavera araba”. Almeno questa volta, i pacifisti ci risparmino l’ipocrisia.
30 luglio 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

PATTO DI STABILITÀ E MES, OVVERO GLI STRUMENTI DELLA BCE PER “COSTRUIRE” IL DEBITO PUBBLICO
Lo scorso 19 luglio la Camera dei Deputati ha approvato, in via definitiva, i tre disegni di legge riguardanti la ratifica dei Trattati sul Patto di stabilità (Fiscal Compact) e sul Meccanismo Europeo di Stabilità (acronimo inglese ESM ovvero Fondo Salva-Stati), a larga maggioranza senza batter ciglio, facendo trapelare la notizia in sordina tramite i mass media. In particolare, la ratificata decisione del Consiglio Europeo del 24-25 marzo 2011 prevede l'inserimento, all’art. 136 del Trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE), del seguente paragrafo: “Gli Stati membri la cui moneta è l'euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità." Risultano, insomma, tutti allineati, governo, parlamentari, editori, giornalisti e ruffiani vari nel condannare l’Italia a essere indebitata fino allo scadere dei secoli. Considerando, infatti, che attualmente il debito pubblico del Bel Paese ammonta a circa 1940 miliardi di euro (oltre 32.000 euro pro capite) pari al 123,3 % del Pil (secondo solo al 132,4 % della Grecia), l’impegno di ridurlo fino al 60 % significa che lo Stato italiano dovrà trovare 50 miliardi all'anno per i prossimi 20 anni per ripianare il debito medesimo, cosa che si tradurrà, necessariamente, in ulteriori tagli alla spesa pubblica, a partire dalle già disastrate sanità e istruzione pubbliche, nonché in nuove tasse, quindi compressione dei consumi e nuova recessione. Nonostante ciò l'Italia deve versare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del Trattato sul MES la prima delle 5 rate annuali di circa 2,9 miliardi di euro, ma con l’impegno di ulteriori successivi esborsi “eventuali a chiamata”, fino alla concorrenza della quota complessiva di 125 miliardi (dove li prendiamo?), per contribuire a costituire, appunto, il Fondo Salva-Stati avente un capitale sottoscritto totale di 700 miliardi: un meccanismo, questo dell’esborso “eventuale”, piuttosto subdolo e ipocrita. Eppure anche se Draghi e Barroso in testa, come anche la Merkel e altri, rassicurano che “l'euro è irreversibile”, Monti, dal canto suo, invita a "puntare sull'economia reale", in realtà i segnali della stessa economia non sono per niente rassicuranti e fra recessione sempre più depressa, riduzione delle esportazioni, PIL in calo e debito pubblico crescente in tutta la UE (non solo nell’area euro), con la conseguenza di fabbriche e aziende che chiudono i battenti, lasciando in mezzo alla strada milioni di disoccupati e giovani senza futuro, la crisi causata dall'euro sembra inarrestabile. Questo sistema in cui la moneta di valore creato virtualmente dal nulla, senza riscontro di una effettiva richiesta, è proprietà di istituti privati tramite le banche centrali dei vari Stati e quindi tramite la BCE (Banca Centrale Europea) che sola può emettere l'euro e non lo fa, pur in carenza di liquidità monetaria che tanti problemi sta comportando, certamente non può andare molto lontano. Il perché di questa riluttanza all’emissione è nelle parole di Mario Draghi, Governatore della stessa BCE “Il nostro mandato non è di risolvere i problemi finanziari degli Stati, ma di garantire la stabilità dei prezzi e mantenere la stabilità del sistema finanziario in autonomia”, ergo, non sono i Governi centrali a imporre alla BCE la propria politica finanziaria, bensì è esattamente il contrario. Ne è una riprova il fatto che sono state prescritte condizioni disumane agli Stati (Grecia in testa, ma non solo) per poter usufruire del credito e (provare a) ripianare il debito pubblico. Insomma la BCE non si preoccupa dei problemi economici e sociali dei singoli Stati, ma delle banche e istituti collegati sì, pretendendo un consistente intervento statale, con i soldi dei contribuenti italiani ed europei, quando le quotazioni di quelle società crollano in borsa. Infatti la BCE sostiene costi tipografici di 3 centesimi per qualsiasi banconota emessa, da 5 o 500 euro senza differenza, vendendola alle banche private (che partecipano al pacchetto azionario della stessa BCE, come già detto, tramite le banche centrali dei vari Stati…) e incassando l'1% del suo valore nominale quale interesse. A loro volta le banche rivendono la cartamoneta allo Stato a un tasso d’interesse ovviamente superiore in cambio di titoli di debito, quali i diversi tipi di buoni emessi dal Tesoro. Mediante questo perverso meccanismo viene “costruito” il debito pubblico che poi lo Stato replica tramite tasse e imposte verso i cittadini: pertanto quella che dovrebbe essere una sovranità monetaria popolare, e quindi una fonte di ricchezza per tutta la comunità, in realtà è ora trasformata in un gravoso debito. Infatti tutto il contante cartaceo circolante è gravato da interessi di signoraggio incassati dalle banche e, di conseguenza, da tasse che incombono sulle spalle dei contribuenti. Il problema di fondo è che la BCE, pur svolgendo un compito pubblico di fondamentale importanza, è una società per azioni di diritto privato con la più completa discrezionalità decisionale, controllata di fatto da banche private anche di Paesi fuori dall’area euro o addirittura extra-europei (ad es. Bank of England e Goldman Sachs). Gli accordi irreversibili recentemente sottoscritti dal Governo italiano sull’asse Brussels-Francoforte e ratificati dal Parlamento non hanno fatto altro che rafforzare le prerogative e lo strapotere di quei poteri forti di cui la BCE è solo una delle espressioni. Il lavoro, per chi lo manterrà, sarà finalizzato essenzialmente a guadagnare quel che serve a pagare, tramite tasse e imposte sempre più asfissianti, i debiti accumulati per le scelte disgraziate e complici di altri, senza alcun miglioramento dei servizi resi dallo Stato e della qualità della vita. Il salvataggio dell'euro, così come è, costerebbe salatissimo a tutti i comuni mortali europei: il ripristino della sovranità popolare della moneta, a livello europeo o nazionale, sarà prima o poi un passaggio obbligatorio per liberarsi dall’usura legalizzata del signoraggio privato, anche in considerazione delle crescenti tensioni sociali che stanno coinvolgendo tutte le categorie del settore pubblico come di quello privato.
23 luglio 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

SAN FELICE CIRCEO (LT) - Ripristinato il Monumento ai Caduti
Con la cerimonia dell'alzabandiera svoltasi nella mattinata dello scorso 15 luglio, è stato finalmente riposizionato nel Parco delle Rimembranze di Piazzale San Francesco il Monumento ai Caduti della Grande Guerra. Il cippo in cemento con asta portabandiera e scritta commemorativa “Leva il tuo pensiero a tutti Coloro che hanno sofferto per la Patria. Leva il tuo pensiero di gratitudine, di orgoglio e di amore per la nostra bellissima e adorabile Italia” del 1934 era stato rimosso nel 2007 dalla sua posizione originaria in Piazza Vittorio Veneto (vedi 1ª foto a sinistra del 10 febbraio 2008 - Giorno del Ricordo, quando il cippo era mancante), in occasione del rifacimento della pavimentazione e dell'arredo della stessa piazza principale del paese e "parcheggiato provvisoriamente" nella discarica comunale.

In seguito alle proteste della cittadinanza e alle sollecitazioni nelle sedi competenti in materia del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, per voce del Segretario della locale sezione, Sebastiano Gallone, e del Responsabile Nazionale Difesa e Sicurezza, Giovanni Demarco, il Monumento ai Caduti ha ritrovato una sua degna collocazione, pure se i cinque lunghi anni trascorsi avrebbero presupposto un più adeguato restauro delle originarie diciture incise, anziché constatare la semplice sovrapposizione di una targa in alluminio anodizzato con scritte in serigrafia. Risposta del Ministero della Difesa
17 luglio 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

CASERTA - Esiti del convegno "Primavera Tricolore"
Nell’ambito del convegno “Primavera Tricolore”, svoltosi a Caserta lo scorso 7 luglio, moderato da Giuseppe Casaluce, i rappresentanti di diversi gruppi politici intervenuti hanno condiviso molteplici linee programmatiche, basate principalmente sull’identità e sovranità nazionale, sulle politiche sociali e sulla volontà di rimanere alternativi rispetto agli attuali blocchi politici. Considerate le proposte costruttive e la sintonia generale su tali argomenti, si è stabilito di aggiornarsi a breve con ulteriori iniziative congiunte, allo scopo di impiegare al meglio le sinergie emerse in un prossimo percorso comune.
9 luglio 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - Svendita Acea: dipendenti e cittadinanza sul piede di guerra, giunta a un passo dal commissariamento
La giunta Alemanno vacilla per l’ennesima scellerata intenzione, stavolta consistente nel vendere il 21% delle quote azionarie di Acea, l’azienda dei servizi pubblici più importante della Capitale. Lo scorso 28 maggio il personale del gruppo ha protestato compatto (quasi l’80% dei dipendenti in servizio) ordinatamente, inneggiando all’acqua pubblica in un corteo che di è snodato dalla sede aziendale in Piazzale Ostiense fino alla Bocca della Verità, ove la strada verso il Campidoglio, come risposta della maggioranza capitolina, era sbarrata da ingenti forze dell’ordine. Alla giornata di lotta, con quattro ore di sciopero, hanno aderito tutte le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa senza distinzione alcuna di simpatie politiche. La riduzione al 30% del capitale pubblico in mano al Campidoglio finirebbe per accrescere la quota del medesimo detenuto dai grossi gruppi privati, in particolare da Gaz de France-Suez e Caltagirone, che attualmente hanno già circa il 30%. Una delegazione composta dai segretari delle sigle sindacali è stata invitata a un incontro in Campidoglio, al quale, per la maggioranza (il Sindaco Alemanno ha disertato…) era presente il solo capogruppo del Pdl e alcuni consiglieri dell’opposizione: durante il colloquio, nonostante non sussista più l’obbligo di cedere le azioni Acea sul mercato, in conseguenza dell’esito referendario di un anno fa che ha sancito la contrarietà alla privatizzazione di un milione e duecento mila romani e dei successivi decreti, il Comune di Roma ha confermato l’intenzione di vendere, tramite un maxi-emendamento, il 21% del capitale del gruppo Acea, pur di fare “cassa”. Certo è come tale forzatura sia sospetta, poiché il ricavato della “svendita”, quantificabile in circa 150 milioni di euro, non sanerebbe di certo i debiti dell’amministrazione ammontanti a oltre 10 miliardi di euro; peraltro tale operazione si ripercuoterebbe sulla solidità della multiservizi della Capitale e quindi sulla cittadinanza tutta. Va anche considerato che le “notizie” diffuse da “soggetti rilevanti” di società quotate in borsa sono sottoposte alle disposizioni del Decreto Legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e degli articoli da 152-sexies a 152-octies del Regolamento Emittenti, approvato dalla CONSOB con la Delibera n. 11971/99; pertanto Roma Capitale (già Comune di Roma) quale “soggetto rilevante”, in quanto azionista di maggioranza assoluta, non può fare dichiarazioni su operazioni straordinarie, come da diversi mesi accade in merito alla cessione del 21% del capitale di una società da esso controllata (e in conseguenza di tale cessione ne perderebbe il controllo), influenzandone il mercato azionario (in termini tecnici market abuse e/o insider trading). Infatti la quotazione delle azioni Acea è scesa da circa 8-9 € di un anno fa a meno di 4 €, con una perdita di centinaia di milioni di euro bruciati a piazza Affari. Inoltre, Il ciclo integrato delle acque (captazione + trasporto + distribuzione di acqua potabile / raccolta + depurazione delle acque reflue), non può essere sottoposto alle decisioni della Conferenza dei Sindaci dell’Ambito Territoriale Ottimale competente (in questo caso ATO2 Lazio) che non ha il potere di determinare le tariffe e le politiche aziendali dell’attuale gestore del servizio AceaAto2 S.p.A., in quanto tale compito è stato attribuito per decreto all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas dal governo Monti, che ha anche approvato il decreto legge sulle “Golden Share” (controllo della maggioranza pubblica), licenziato dal Senato l’8 maggio scorso. Con quest’ultimo provvedimento è superato il rischio di “procedura d’infrazione” da parte della UE, assegnando “poteri speciali allo Stato” per le attività di “rilevanza strategica”, tra le quali ricadono anche quelle svolte dalle aziende di pubblici servizi, ed essendo tale avocazione di poteri ammessa dalla stessa Commissione UE; decade, pertanto la necessità di cessione di quote pubbliche prevista dalla famigerata Legge Ronchi. Insomma, l’acqua é pubblica e non può essere soggetta a speculazioni di soggetti privati che eludano il controllo pubblico; oltretutto la svendita dell’Acea sarebbe una sconfitta e una grave perdita per i romani, quale azienda strategica per la produzione, l’economia locale e il suo enorme indotto. Dopo l’ipotesi di vendita del Marco Aurelio del piazzale michelangiolesco e l’attuale riguardante l’Acea, già trasformata in Società per Azioni pubblico-privata e quotata in borsa dal 1999, non stupirebbe che “per fare cassa” il Campidoglio faccia un pensierino sulla cessione di qualche pezzo del Colosseo. Il Sindaco ha pure minacciato le proprie dimissioni, ponendo la questione di fiducia sulla deliberazione n. 32 che ha per oggetto il maxi-emendamento sopra ricordato. Sulla vicenda è intervenuto anche il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, che ha convocato tutti i capigruppo dell’Assemblea Capitolina, comunicandogli che, se entro il prossimo 30 giugno tale consesso non fosse in grado di approvare il Bilancio e senza una deroga da parte del governo nazionale, sarà costretto a nominare un Commissario destituendo l’attuale Giunta Comunale. E se l’opposizione invoca il rispetto del regolamento da parte del Presidente dell'Assemblea Capitolina, facendo votare tutti gli ordini del giorno ed emendamenti presentati, La Destra, presente in Campidoglio con il suo Segretario Nazionale, Francesco Storace, rimane inspiegabilmente silente, forse per non disturbare i grandi manovratori o forse in attesa di qualcosa? Intanto, persino gli onorevoli Gasparri, Cicchitto, Augello e Piso, oltre ai consiglieri Cutrufo e Gramazio, si sono scomodati per esprimere al Prefetto l'esigenza “che un organo democraticamente eletto come l'Assemblea capitolina si possa pronunciare sul bilancio senza impedimenti rispetto alle decisioni”: chi li ha votati e riveriti, sperando in un radicale cambio di tendenza rispetto alle precedenti esperienze clientelari di demo-comunista memoria, ora è servito! Una Giunta Comunale confusa, inadeguata e incompetente in tutti i campi, da quello dei trasporti, del traffico insostenibile, delle strade colabrodo e sudice a quello dello smaltimento dei rifiuti, oltre agli altri servizi pubblici, farebbe bene a mettersi da parte il prima possibile, per il bene di Roma e dei suoi cittadini.
5 giugno 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

CASTEL MAGGIORE (BO) - Convegno "Sovranità monetaria o usura bancaria?" Sabato 16 giugno 2012, alle ore 16,30 presso la sala comunale di Castel Maggiore (BO), si svolgerà il convegno su "Sovranità monetaria o usura bancaria?", moderato da Claudio Zanasi. E' un evento "trasversale", senza sponsorizzazioni di alcun movimento o forza politica, aperto a chiunque voglia partecipare e intervenire costruttivamente nel dibattito. L'intento è quello di ripartire con una sensibilità condivisa dalla gente comune su di un argomento di fondamentale importanza, nell'attuale contesto politico-economico che vede l'inarrestabile aumento del debito pubblico accompagnato da un'incombente recessione quale freno della crescita, dello sviluppo produttivo e dell'occupazione. Locandina Convegno

AVELLA (AV) - Composta replica del Segretario Provinciale ai soliti idioti
Non è la prima volta che la sede del Movimento Sociale Fiamma Tricolore viene vandalizzata. Già in precedenza, anche in campagna elettorale, la comunità missina è stata vittima di attacchi vari e ripetuti. Abbiamo resistito in precedenza, non ci siamo arresi, non intendiamo farlo neppure questa volta. Consideriamo queste azioni e contenuti figli di quell’odio e di quella vigliaccheria che vorrebbero riportare l’Italia nel baratro degli anni di piombo. All’odio antinazionale anarchico e/o vandalico condannato dalla storia e dalla politica rispondiamo com’è nel nostro stile: con azioni politiche alla luce del giorno, per la gente e tra la gente, volte a risolvere le problematiche locali, ma affrontando anche temi nazionali, quali disoccupazione crescente, crisi economica e delocalizzazione delle aziende, difesa della vita e della famiglia tradizionale, emergenza abitativa. Occorre tenere alta la guardia, perché la situazione nazionale e internazionale (non dimentichiamo neppure situazioni eversive che hanno coinvolto la nostra intera Regione) è a dir poco incandescente e anche la miccia accesa da irresponsabili o mentecatti può innestare percorsi pericolosi. Infine, ringraziamo la popolazione avellana e gli esponenti politici (pochi) per la solidarietà espressa alla nostra comunità umana e militante, così come noi rivolgiamo la più totale solidarietà e stima alle Forze dell’Ordine, mortificate nel loro operato per il quale mettono quotidianamente a rischio la propria stessa vita.
17 maggio 2012 (Saverio Galeotalanza - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

AMMINISTRATIVE 2012: una svolta nel panorama politico?
Non si può più far finta di non vedere che pure le recenti elezioni comunali hanno confermato come vengano premiate liste al di fuori dagli schieramenti tradizionali e con radicamento nel territorio. Il vento è cambiato e certe alleanze, oltreché essere inopportune e incompatibili quando non impossibili per volontà altrui, non rendono e sono ormai deleterie. Certamente c'è necessità in Italia di nuovi spunti, di nuove idee, di alternative ai vecchi schemi partitici, che anche la stessa Fiamma Tricolore o una coalizione allargata con basi comuni condivise può e deve rappresentare, ma purché queste basi e nuove proposte parlino, ad esempio, di Stato Nazionale del Lavoro e di Socializzazione, opportunamente attualizzate, senza bavagli o appiattimenti su posizioni politico-ideologiche che non appartengono alla tradizione del MSFT e di tutto il vasto mondo erede del Movimento Sociale Italiano. La strada, anche se lunga e impervia, è tracciata: nella situazione di attuale crisi economica, tanti italiani hanno bisogno di chi ne difenda veramente le istanze e gli interessi.
9 maggio 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

RECENSIONI - Nuovi libri di Daniele Lembo
L'autore riporta dettagli di alcune circostanze, sconosciute ai più, inerenti gli ultimi mesi dell'ultimo conflitto mondiale. "Prima che tutto sia finito"
Venerdì 11 maggio, alle ore 19,00, presso l’Associazione Passepartout che ha sede in Littoria, Via Filippo Corridoni n. 78 (piazzetta quartiere Nicolosi), sarà presentato l’ultimo saggio di Daniele Lembo "Libia Italiana – Italo Balbo, l’esercito dei ventimila e la colonizzazione demografica della Libia".

ROMA - 28 aprile 2012: Onore immortale a Benito Mussolini
Nell'anniversario del suo martirio, sabato 28 aprile alle ore 16,30 nel Tempio dedicato ai Caduti di tutte le guerre, sotto la Chiesa dei Sette Santi Fondatori in Piazza Salerno, verrà celebrata una S. Messa in suffragio di Benito Mussolini, Duce del Fascismo.
26 aprile 2012 (Roberto Bevilacqua)

NETTUNO (RM) - 25 aprile 2012: Onore ai Combattenti della RSI
In un giorno di triste memoria per l'Italia, nessuna festa: alle ore 10,30 presso il Campo della Memoria, in Via Rocca Priora - traversa di Via dei Frati, verranno commemorati i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana contro gli invasori anglo-americani nel 1943-45, con una S. Messa in rito tridentino celebrata da Don Fausto Buzzi della Fraternità S. Pio X di Albano. Successivamente interverranno i Marò veterani della Xª MAS. Quest'anno una dedica particolare merita GIOVANNA DEIANA, "andata avanti" lo scorso 17 aprile, aderente al Servizio Ausiliario Femminile della RSI, pur nel buio della sua vista in seguito alle ferite riportate per i bombardamenti dei "liberatori" su Milano. La ricordiamo per lo spirito di vita, la fede e il coraggio, nonostante la grave menomazione. Addio Giovanna, ora riposa in pace nel Paradiso dei Giusti.
24 aprile 2012 (Roberto Bevilacqua)

LEGA: quando il bue dice cornuto all’asino
A forza di urlare ai quattro venti contro gli sprechi di “romaladrona”, quindi di quel sistema che dicevano di voler combattere, sembra proprio, stando alle cronache di questi ultimi giorni, che autorevoli esponenti della Lega abbiano deciso di emulare nel migliore dei modi i peggiori vizi di questa Repubblica liberal-democratica nata dalla resistenza, da cui sono affetti tutti, nessuno escluso, i partiti presenti in parlamento, come per dire “ci siamo pure noi, anche a noi spetta qualche fetta di torta, non siamo meno fessi degli altri”. La tangentopoli della “prima Repubblica” in realtà non è mai finita, il malcostume, le ruberie, la corruzione, la caduta di stile e la mancanza di etica accomuna i politici italici di qualsiasi colore: le poco edificanti tendenze di Sircana, portavoce di Prodi, o di Marrazzo, Presidente del Lazio, come la telefonata Fassino-Consorte, lo scandalo della casa di Montecarlo che ha visto coinvolto Fini o le “spese di rappresentanza” targate Lusi della Margherita, per non parlare, infine, dei “peccatucci” di Berlusconi, non possono essere considerati casi isolati (è di queste ore la notizia che anche il Presidente della Puglia, Nichi Vendola, ha ricevuto un avviso per un'inchiesta relativa a un concorso da primario di chirurgia all'ospedale di Bari). Prendendo spunto da un ottimo e puntuale articolo al riguardo di Adriano Rebecchi, da condividere pienamente e riportato integralmente a fondo pagina, va rilevato che solo gli ingenui penserebbero che certe intercettazioni e spiate vengono fuori per caso, anziché essere frutto di ricatti organizzati per controllare o punire a seconda delle situazioni e dei “tradimenti”. Comunque, a partire dalla premiata ditta Umberto & Renzo Bossi, passando per la vicepresidente del Senato, Rosy Mauro, la figura barbina nei confronti di sostenitori e militanti leghisti, giunta proprio nel momento in cui c’è da stingere la cinghia fra imposte, tasse e nuove gabelle, è di quelle che lasciano un segno indelebile: pare di assistere alla riedizione “padana” della storiella in cui il bue dice cornuto all’asino. Non mancano nemmeno i precedenti poco edificanti, come l’aumento dal 2010 degli stipendi della giunta provinciale per circa 43.000 euro annui e i 9.240 spesi per un lampadario alla Provincia di Venezia da Francesca Zaccariotto, l’istituzione della Provincia di Monza costata all’erario quasi 50 milioni di euro, gli 80 milioni spesi da Luca Zaia per la ristrutturazione della nuova sede della Provincia di Treviso, fra cui spiccano 13 mila euro per un tavolo della sala riunioni, mezzo milione per gli arredi e circa 100.000 euro per la sola inaugurazione, oltre ai vari milioni di euro andati in fumo per sagre, feste “padane”, pubblicazioni e sponsorizzazioni, come nel caso del film su Federico Barbarossa del 2009 diretto da Martinelli. Va osservato che i tanti ex-missini e limitrofi nordisti osannanti alla Lega come salvatrice della Patria sono serviti, come in troppi nella cosiddetta “Area” pensano di essere così furbi da entrare in “casa” dei pescecani e prendere indisturbati ciò che vogliono senza pagare dazio. La "Casa" dell'“Area”, autenticamente “Nazional-Popolare”, va invece progettata, modellata, costruita, edificata in autonomia e senza condizionamenti, partendo da quelle fondamenta ideali di Corporativismo e Socializzazione che tutt’altro sono fuorché superate. Facendo altrimenti ci si sentirà fuori posto, a meno di dover ingoiare bocconi amarissimi: chi è debole di stomaco e in buon fede non ci riuscirebbe, altri si accomodino pure… Persone con il sale in testa e che perseguono la visione di un’Italia più pulita ci sono ancora: ma sono poi così poche?    Articolo di Adriano Rebecchi
12 aprile 2012 (Roberto Bevilacqua - “Alternativa Tricolore” componente interna al MSFT)

ROMA - Mercato del lavoro: fuori strada le proposte in campo
La ventilata riforma del mercato del lavoro, tramite il confronto tra governo e parti sociali, verte principalmente sulla modifica dell'articolo 18 della legge n. 300/70, il riassetto dei contratti e la rivisitazione degli ammortizzatori sociali. In merito all'articolo 18, la proposta del Ministro Fornero prevede il diritto al reintegro nel posto di lavoro, previsto dal medesimo articolo dello Statuto dei lavoratori, solo nel caso dei licenziamenti "discriminatori" (con quale criterio verranno ritenuti tali?), mentre in caso di motivi economici ci sarebbe solo un indennizzo e per quelli disciplinari l'opzione tra reintegro (ma con un tetto massimo di 24 mesi di stipendio arretrato) o indennizzo verrebbe decisa dal Tribunale del lavoro (con le sue note pluriennali lungaggini). La proposta del governo sul riassetto dei contratti prevede, invece, accanto al contratto a tempo indeterminato, il contratto di apprendistato (con agevolazioni dei contributi) e ben 7 tipi di contratto a termine. Il contentino per i sindacati circa l’utilizzo del contratto di apprendistato, che diventerebbe il canale principale di ingresso nel mondo del lavoro, sarebbe rappresentato da un limite condizionato da una percentuale minima di assunzioni a tempo indeterminato di precedenti apprendisti. A parte le diverse posizioni di Confindustria e parti sociali su tali proposte, l'impressione è che il tipo di approccio alla riforma sia completamente fuori strada rispetto a quella che, tramite la Socializzazione delle imprese, potrebbe portare a una ripresa della competitività del sistema Italia, quindi dei livelli occupazionali, senza passare per la precarizzazione del lavoro che vuole dire precarizzare l'esistenza a tutti i livelli dei prestatori d'opera. E' ovvio come l'abolizione del concetto di "lotta di classe" non piaccia ai sindacati e, per altri aspetti, anche agli industriali (e soprattutto ai loro finanziatori...) che non vedrebbero di buon occhio sedere i loro dipendenti a livello decisionale paritario sullo stesso tavolo. Eppure dove la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle grandi aziende esiste per legge (in Germania, ad esempio, un terzo del pacchetto azionario è riservato ai dipendenti) il sistema e l'economia funzionano.
18 marzo 2012 (Roberto Bevilacqua)

BOLOGNA - L'ultimo saluto a Lucio Dalla
Un grande artista della musica, a prescindere da ogni steccato e pregiudizio ideologico, se ne è andato lasciando un segno indelebile come un altro Lucio, 14 anni fa, Battisti appunto: due generi musicali diversi ma con la comune innovazione che solo i geni creativi riescono ad avere quale prerogativa.
4 marzo 2012 (Roberto Bevilacqua)

ARMIR - Nuovo libro di O. Ferrara  "Fronte dell’Est / Gli italiani in Russia" - La verità storica su di una terribile campagna di guerra

INDIA - Emblematico caso della petroliera Enrica Lexie: piena solidarietà ai marò
Sono ancora in stato di fermo i due fucilieri del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che le autorità indiane ritengono coinvolti nella morte di due pescatori locali il 15 febbraio scorso al largo della costa di Kerala. Le rilevazioni satellitari confermano come la petroliera Enrica Lexie si trovasse in acque internazionali ma, attratta con inganno la nave italiana nel porto di Kochi, i due militari sono stati prelevati dalla medesima e arrestati in base all'articolo 302 del codice penale indiano che regola i casi di omicidio: in caso di condanna rischiano la pena di morte o l’ergastolo. Sembra che i due marò non abbiano sparato contro nessuna imbarcazione, ma solo in aria o in acqua, e addirittura che il peschereccio su cui sono avvenuti i decessi sia diverso dall'unità con uomini armati che ha tentato l'abbordaggio alla petroliera italiana. Nonostante il sacrosanto diritto di difendere le proprie territorialità e proprietà, nonché incolumità dell'equipaggio, da assalti che quotidianamente vengono tentati nell'Oceano Indiano (altre unità cargo sono tuttora sotto sequestro di pirati), si è infatti instaurato in India un ingiustificato clima di caccia alle streghe nei confronti degli italiani causato, sembra, dalle prossime elezioni in India e dalle origini italiane della candidata Sonia Gandi, che non favorisce certamente le azioni della diplomazia del Bel Paese per una ragionevole soluzione della vicenda. Piena e incondizionata solidarietà va pertanto espressa ai due marò, rei solo di aver compiuto il proprio dovere e ora vittime di tale clima rovente. Ma se fosse successo a un bastimento inglese o americano, come si sarebbero comportate le autorità indiane? Che succederebbe se qualcuno scendesse in piazza a manifestare contro le comunità indiane in Italia?
21 febbraio 2012 (Roberto Bevilacqua)